lunedì 22 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Ho visto un Re

Ho visto un Re
di Giovanni Pistoia

I poveri diavoli, qualunque cosa loro accada, non devono affliggersi mai. Non devono piangere, non devono manifestare malessere o sconforto. Figuriamoci, poi, pensare, solo pensare, di protestare. Se i poveri diavoli, che stanno sulla terra, subiscono qualche torto non devono versare lacrime. Perché? Perché il loro triste umore avvilirebbe, rattristerebbe il ricco o, comunque, chi detiene il potere. E il povero diavolo non può fare una cosa del genere al potente di turno. Non può, per colpa sua, recare un qualche sia pur piccolo dispiacere a chi sta sopra di lui.

Il povero diavolo deve stare sempre allegro, anche quando il suo cuore piange. Lo deve fare per il Re, per chi, insomma, sta in alto, molto in alto.

Sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re.
Fa male al ricco e al cardinale,
diventan tristi se noi piangiam!

Il vescovo, il re, il ricco, l’imperatore e persino il cardinale hanno rovinato il povero contadino. Gli hanno portato via tutto: la casa, la mucca, il violino, persino una scatola di cachi e, per finire, anche una radiolina innocente e, guarda un po’, anche i dischi (ohibò!) di Little Tony. Ma non è tutto: gli hanno portato via un figlio, partito per fare il soldato, e, povero diavolo di un contadino, perfino la moglie. Già, dimenticavo, aveva il buon villan, anche un maiale. Lo avranno certamente lasciato. Macchè! Gli hanno portato via anche quello. Chi sa quanti pianti avrà fatto il contadino! Proprio per niente. Rideva. Rideva. Rideva: era diventato pazzo? Ma no, ride perché sempre allegri bisogna stare, perché il pianto non deve disturbare il re, il ricco, l’imperatore.

E se un danno lo subisce un ricco, se tra di loro succede qualcosa? In quel caso il povero diavolo può almeno ridere? Ma no, non può. Perché se un potente subisce una magagna, che dico, un torto, da parte di un altro ancora più importante, la tristezza di quel potente finisce per ricadere sul povero diavolo. E, poi, non è giusto che un povero diavolo lasci solo e triste un ricco divenuto un po’ meno ricco per colpa di un ricco ancora più ricco di lui.

Pensate un po’: un re piangeva (poveretto!) perché l’imperatore gli aveva portato via un bel castello. Eppure quel re possedeva appena trentadue castelli. Giustamente il re piangeva, e piangeva anche il suo cavallo. Volete che il povero diavolo e persino il cavallo del re non sentissero sulla propria pelle il penoso danno subito da quel re per l’atto dell’imperatore?

Questo graffiante, amaro e divertente raccontino è di Dario Fo e si può leggere nel libro “Ho visto un Re”, pubblicato da Gallucci nel 2006 (
www.galluccieditore.com). Si tratta di un albo riccamente illustrato da straordinari disegni di Emanale Luzzati, che dà alla buffa favoletta un tocco di magia. Nel CD allegato è riportata la canzone originale “Ho visto un re” cantata da Enzo Jannacci. Il testo, dal linguaggio semplice e burlone, può contribuire a spiegare ai bambini, con l’aiuto dell’educatore, i guasti dei privilegi e gli abusi del potere.

(22 ottobre 2007)


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