domenica 21 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Il diritto alla pietà

Il diritto alla pietà
di Giovanni Pistoia

Quando entra nel cinema teatro “Metropol” di Corigliano, invitata dai docenti e studenti dell’ITC, zoppica vistosamente. Si appoggia ad un bastone. Sale, a fatica, gli scalini e guadagna il tavolo della presidenza. È accolta da un mazzo di fiori e da tanti, tanti applausi. È sorridente e dolce e determinata, proprio come la foto che appare sull’aletta del libro che è venuta presentare, “Colomba”, edito da Rizzoli nel 2004 (
www.rizzoli.rcslibri.it). Parla del suo romanzo e dei suoi personaggi femminili: Colomba, innanzitutto, la ragazza scomparsa misteriosamente tra i boschi e che solo un’altra donna, la nonna Zaira, continua a cercare disperatamente, convinta che quella nipote non può essere sparita nel nulla e che, forse, ha bisogno del suo aiuto. È l’occasione perché la scrittrice manifesti, ancora una volta, la sua attenzione al mondo femminile.

Invita, con forza, i giovani presenti a liberare la Calabria dalla mafia: da appena un mese, il 16 ottobre del 2005, a Locri, è stato ucciso Francesco Fortugno, vicepresidente della Regione Calabria. Dacia Maraini esalta il coraggio e la reazione dei “ragazzi di Locri”, teme, però, che la ‘ndrangheta, trascorsi i primi giorni, possa riprendere i suoi traffici, così come è successo a Palermo, dopo i delitti di Falcone e Borsellino. In quel cinema gremito, la scrittrice risponde alle domande degli studenti ed esprime con emozioni, rabbia, determinazione la sua visione del mondo, le sue angosce, le tante speranze. Vede nel cinismo, nell’indifferenza e nel disimpegno i maggiori pericoli per la società. Usa la parola per denunciare abusi e violenze. Lo fa con serenità, con chiarezza e con grinta quando i temi che tratta sono dolorosi.

“Io conosco solo le parole per dissentire e affermare ciò che mi ferisce e mi angustia nella vita del nostro Paese. Certo posso sbagliarmi, ma ciò che dico è sincero e affonda le radici in una antica pratica dell’osservazione e della riflessione critica che mi appartiene per via famigliare. Con le parole tento di ragionare e di convincere chi legge, per condividere con lui/lei la scoperta continua di una tensione etica che sta dentro le cose, dentro i rapporti, dentro la storia che stiamo attraversando”: così si presenta, ora, Dacia Maraini nel suo ultimo libro “I giorni di Antigone”, edito da Rizzoli nel maggio del 2006. È una raccolta di alcuni suoi articoli apparsi sulla stampa negli ultimi cinque anni; scritti che affrontano temi diversi e, in particolare, alcune problematiche a lei molto care. Tanti i motivi della raccolta, due in particolare: non si perda la memoria su tante vicende che hanno interessato la cronaca in questi anni, dallo sfruttamento dei bambini nell’inferno di Manila alle bimbe violate e vendute e al conseguente scandalo delle leggi non applicate e, soprattutto, per dare voci a tante donne costrette a tacere. Da Silvia Baraldini a Ola, vittima del crimine internazionale; da Safiya, che rischiava di essere uccisa perché stuprata ad Amina che, invece, non riesce a sfuggire alla morte per lapidazione. Un “quaderno” di denunce e di speranze, di proposte e di impegni. Perché il silenzio non vinca sugli orrori. Perché la pietà, impersonata dall’eroina greca Antigone, non venga seppellita dalla barbarie.
(21 ottobre 2007)

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