lunedì 22 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Le bambine di Bianca

Le bambine di Bianca
di Giovanni Pistoia

Nell’Australia occidentale, negli anni Trenta, tre ragazzine, Molly, Gracie e Daisy, fuggono dall’istituto dove sono recluse. Intendono ritornare al loro villaggio, riprendersi la vita. Le ragazze sono figlie di padre bianco e madre aborigena. Come avviene per molti meticci, vengono sottratte alle proprie famiglie e rinchiuse in una struttura educativa, perché cancellino ogni germe della loro cultura d’origine e imparino a essere delle australiane “civili”. La fuga delle ragazzine è avventurosa. Per non perdersi costeggiano la “barriera per conigli”, un lungo reticolato, che attraversa per intero l’isola, al fine di tenere lontani i conigli, alquanto prolifici. Molly e le altre compagne d’avventura scappano da un luogo, che vuole annullare la loro storia. Molly è orgogliosa delle origini, sogna il suo villaggio, cerca la sua identità. Molly insegue la libertà, l’emancipazione. Vuole scrivere la sua storia con le proprie mani, dare voce a se stessa e a quanti come lei faticano a parlare. Vuole aprire il proprio cuore alla speranza, guardare fiduciosa al futuro. Molly sostiene le amiche, con intelligenza e determinazione, riconoscendo le barriere che sapranno guidarla per arrivare, sane e salve, alla meta.

Doris Pilkington, figlia di Molly, un giorno, decide di ricostruire la storia della madre e delle amiche in un romanzo dal titolo “Barriera per conigli” (Giano editore, 2004). Da questa storia il regista australiano Philip Noyce ne trae un film “La generazione rubata”.

Mirca Casella ricorre alla figura di Molly per introdurre il brillante saggio su Bianca Pitzorno, la più grande scrittrice italiana contemporanea per l’infanzia. (“Le voci segrete. Itinerari di iniziazione al femminile nell’opera di Bianca Pitzorno”, Mondadori, 2006).

Molly non solo ben rappresenta una delle tante eroine pitizorniane, bambine determinate, autonome, creative, coraggiose, ma è Bianca stessa. Molly cammina cammina verso la libertà, Bianca scrive scrive, e nella scrittura cerca la sua personale libertà e quella delle sue lettrici, impegnandosi a dare loro gli strumenti per salvarsi dall’ignoranza, dal pressappochismo, dalla “smemoratezza storica colpevole e codarda.”

“Le cose di ogni giorno raccontano segreti a chi le sa guardare e raccontare” scriveva Rodari, e Bianca Pitzorno costruisce i suoi romanzi, annoda le tessere delle sue avventure, osservando quello che avviene per le strade, nelle sale d’attese, sui tram. Mette insieme tante storie e, grazie alla scrittura ironica, incisiva, immediata, ne trae “la storia”. Bambine e ragazze lettrici diventano, quindi, anche protagoniste degli innumerevoli scritti dell’autrice. Bianca Pitzorno tenta di osservare il mondo attraverso lo sguardo del bambino o, meglio, della bambina, che guarda gli adulti. Adulti che, spesso, non riescono ad ascoltare i messaggi dell’infanzia. E Bianca dà voce a quelle voci segrete. Con Bianca, la letteratura per l’infanzia diventa risarcimento per i silenzi di tante bambine, che si impadroniscono della parola nei suoi complessi romanzi.
(22 ottobre 2007)

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