lunedì 22 ottobre 2007

passeggiando tra i libri/Le mie storie più care

Le mie storie più care
di Giovanni Pistoia

“Voi siete gli unici a saper ascoltare e ad avere gli occhi limpidi. Voi siete gli occhi e le orecchie della tribù”. Quella sera fecero una grande festa per i bambini: erano riusciti a salvare il villaggio.

C’era una volta un brutto e strano uccello. Un giorno piombò sul pacifico villaggio, dove tutti gli abitanti erano gran lavoratori. L’uccellaccio vi fece il nido e cominciò a devastare il raccolto dei campi. Spariva di tutto, perfino le pecore e le capre. Gli abitanti si strappavano i capelli per la disperazione. Il villaggio si immiseriva sempre più.

Il capo chiamò gli anziani perchè abbattessero l’albero sul quale il bizzarro uccello si nascondeva. E mentre cercavano di portare a termine il lavoro, dalla gola dell’uccello uscì un canto dolcissimo come il miele. Quel canto magico fiaccò le forze degli anziani, che fallirono nell’impresa. L’uccello era salvo, ma il villaggio soffriva. Allora il capo chiamò i vigorosi giovani della tribù e affidò loro il compito di tagliare l’albero per allontanare il predatore. Ma anche i giovani non riuscirono a scalfire il potere dell’uccello. Ancora una volta il gorgheggio fatato ebbe il sopravvento e i robusti ragazzi rientrarono, sconfitti, nelle loro capanne. Il saggio capo si rivolse, quindi, ai bambini e sperò nel loro aiuto. E loro non si lasciarono conquistare dal canto mistificatore dell’uccello e liberarono il villaggio dalla sua malefica presenza.

È una fiaba sulla forza dei bambini, sulla loro capacità di ascoltare e di osservare. Da quel giorno lontano tutti capiscono che i bambini sono gli occhi e le orecchie di una comunità. Chi non sa ascoltarli e non sa vedere con i loro occhi è destinato a impoverirsi.

Tante di queste fiabe possono essere lette, da bambini e da adulti, da soli o insieme, nella bella raccolta di Nelson Mandela “Le mie fiabe africane”, editore Donzelli, 2004, (www.donzelli.it). Un’antologia, arricchita di coloratissime illustrazioni di artisti africani, che raccoglie numerose storie rappresentative dell’immaginario collettivo fiabesco di quelle popolazioni. Un popolo, quello africano, sempre più presente nelle nostre realtà.

Vi è in queste fiabe un universo eterogeneo, dove donne, uomini, bambini, tanti animali, colori e paesaggi partecipano, insieme, in una ragnatela di ruoli per tessere le maglie complesse e misteriose dell’esistenza. Queste antiche storie, raccolte e raccontate, appartengono a tutti: “Se alla nostra storia succede di mettere le ali e di diventare proprietà di altri, noi non possiamo trattenerla. Un giorno tornerà da noi, arricchita di nuovi dettagli e con una voce nuova”, dice il prestigioso Premio Nobel per la Pace, voce molto rappresentativa del suo popolo. Queste fiabe sono “le mie storie più care”, scrive Mandela, aggiungendo: “Il mio più profondo desiderio è che in Africa la voce del cantastorie possa non morire mai, e che tutti i bambini africani abbiano la possibilità di sperimentare la magia dei libri senza smarrire mai la capacità di arricchire la loro dimora terrena con la magia delle storie”.

(22 ottobre 2007)


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