domenica 17 febbraio 2008

passeggiando tra i libri/Come le mosche d'autunno

Come le mosche d’autunno
Giovanni Pistoia

Stefano Benni scrive che la tartaruga rilegge tre volte (si dia uno sguardo al sottotitolo di questo blog). La prima volta per sé, la seconda per capire di che si tratta, la terza per raccontare agli altri quello che si è capito. Ho letto e riletto “Come le mosche d’autunno” di Irène Némirovsky. Un libro piccolo, un tascabile, appena 99 pagine. Un testo pubblicato per la prima volta in Francia nel 1931 con il titolo “Les mouches d’automne”. In Italia è arrivato –come spesso accade per la bella letteratura- con grande ritardo: ora si conosce in italiano grazie alla traduzione di Graziella Cillario per le edizioni Adelphi.

L’ho letto più volte non perché la scrittura sia complicata, cerebrale. Assolutamente no. È scritto in maniera semplice, affascinante. Le pagine sgusciano dalle mani velocemente, perché si fanno leggere d’incanto. La storia è confusa, i personaggi sono tanti che si confondono? Assolutamente no. La storia è lineare, chiara.

Una nutrice, ora avanti negli anni, è il personaggio principale del racconto di Irène: lei ha seguito i suoi padroni per due generazioni, li ha amati e assistiti nei momenti alti della loro nobiltà e in quelli della fuga e della miseria. Ha benedetto i giovani rampolli di quella famiglia decaduta quando sono partiti per la guerra, ha assistito all’uccisione davanti ai suoi occhi di uno di loro. Corre, ora, in aiuto dei suoi vecchi nobili, costretti a stare lontano dalla Russia, dove imperversa la rivoluzione.

Si deve dedurre che questo impegno nella lettura è dovuto, dunque, al fatto che si vuole raccontare nel migliore dei modi le vicende trattate nel volume? Ancora no: non è un libro che può essere raccontato. Non va raccontato, sintetizzato, commentato… è difficile farlo e, forse, è anche ingiusto semplicemente tentarlo. Si può solo invitare il lettore a prendere nelle mani questo piccolo capolavoro dalla copertina rossa, assaporarne il linguaggio potente, lo stile accurato. E arrivati all’ultima pagina, un finale stupendo, si resta a pensare. Poi si ricomincia a leggere.
Solo così è possibile scoprire e riflettere sui protagonisti veri del romanzo. Essi sono: la grande casa e l’immenso giardino, ieri splendidi, ora abbandonati; i lunghi silenzi; le memorie; i ricordi; le nostalgie; i desideri; il freddo; il gelo; gli abeti carichi di neve; il vento della notte; la tristezza; gli umori; il fatalismo (“Tutto è nelle mani di Dio”). I paesaggi francesi che fanno da contrasto alla forza degli inverni russi. La Senna, dalle acque fredde, che, però, non ghiaccia come i fiumi amati dall’affettuosa nutrice.

Il fascino del libro di Irène Némirovsky sta nelle descrizioni dei luoghi, nello scavo dei sentimenti, nelle atmosfere che il lettore immagina seguendo passo passo l’evolversi degli eventi e, soprattutto, ascoltando i silenzi, le pause. Oppure il ronzio di quelle mosche d’autunno “allorché, passati il caldo e la luce dell’estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e trascinando le ali senza vita”. Come i vecchi nobili padroni della nutrice Tat’jana Ivanova.

Irène Némirovsky
Come le mosche d’autunno
Adelphi, prima edizione ottobre 2007
Terza edizione dicembre 2007

Titolo originale
Les mouches d’automne
Francia 1931

Di Irène Némirovsky Adelphi ha pubblicato Il ballo (2005), Suite francese (2005), David Golder (2006), La moglie di Don Giovanni (2006), Jezabel (2007)

Consultare il sito: http://www.adelphi.it/

Nella foto la copertina del libro
giovannipistoia@libero.it

(17 febbraio 2008)

Nessun commento: