lunedì 28 settembre 2009

Monza: Il Forum dell'Unesco sull'industria culturale




Monza: Il Forum dell’Unesco sull’industria culturale

Monza capitale mondiale della cultura. Non è campanilismo brianzolo, ma un dato di fatto: da oggi e fino a sabato, la Villa Reale ospiterà la prima edizione del Forum mondiale dell'Unesco sulla cultura e sulle industrie culturali. Tema impegnativo («Creatività, innovazione ed eccellenza: dall'artigianato, alle industrie del design e della moda»), parterre delle grandi occasioni (il ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi, il ministro degli Esteri Franco Frattini, il presidente della Regione Roberto Formigoni che, con Massimo Zanello, assessore regionale alla Cultura, ha fortemente voluto il convegno) e 170 delegati da tutto il mondo, tra cui Koïchiro Matsuura, direttore generale dell'Unesco.

Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci e professori come Severino Salvemini sono alcuni degli ospiti del summit. «Come a Davos i maggiori economisti dibattono sullo sviluppo economico, così a Monza ci si confronterà sul valore della cultura per il progresso sociale, economico e intellettuale mondiale. La cultura sostenga l'impresa e l'impresa aiuti la cultura. Il forum vuole cercare questa linfa vitale, partendo da un territorio culturale e produttivo che ha radici antiche», commenta Zanello.

Viene allora da chiedersi se la Brianza - in un Paese come il nostro che ancora non ha fatto della cultura il volano per lo sviluppo: i dati sulla flessione del turismo culturale sono desolanti - non costituisca una felice eccezione. «Qualcosa si sta muovendo», ci conferma Pier Luigi Sacco, docente di Economia della Cultura alla Iuav di Venezia e autore per la casa editrice Johan&Levi di saggi sull'argomento. Chiamato dal presidente della provincia di Monza Dario Allevi, sta studiando come realizzare sul territorio «distretti culturali evoluti», ossia «spazi aperti alla cittadinanza dove offrire attività culturali e di formazione». Il tutto, in collaborazione con le aziende della zona, le prime a capire che il rapporto tra industria e cultura non può passare solo attraverso un «piatto» mecenatismo. Un recente convegno all'Arengario ha dimostrato infatti che in Brianza cultura e impresa sanno intendersi a dovere, come dimostrano gli illustri esempi del colosso farmaceutico monzese Rottapharm/Madaus che da anni investe su innovativi percorsi didattici per famiglie nei musei (come al Poldi Pezzoli di Milano) e della Gaiani Impresa Costruzioni, che si è adoperata per il restauro del Duomo di Monza.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=385554

Il contributo del manuale di Boero e De Luca alla letteratura per l'infanzia




Il contributo del manuale di Boero e De Luca
alla letteratura per l’infanzia
Giovanni Pistoia

“L’ostilità verso i dialetti raggiunge le punte più alte e sprezzanti nei primi anni del nuovo secolo, in coincidenza con l’emanazione, nel 1905, dei programmi per la scuola primaria, nuovi rispetto agli ormai obsoleti programmi del positivismo. Nel 1903 Pietro Mastri, manzoniano acceso, in suo libretto di note sulla letteratura contemporanea parla di “malerba dialettale” che infesta le contrade d’Italia e che bisogna estirpare ad ogni costo. Nel 1909 Ernesto Monaci, in una lettera a Pasquale Villari, denuncia una situazione diffusa nelle scuole di ogni regione e legittimata dai programmi scolastici del 1905: “Fatte poche eccezioni, il maestro elementare, per insegnare italiano, prima sbandisce dalla scuola il dialetto, cercando di sradicare dalla mente dell’alunno ogni ricordo del parlare materno, talora mettendo perfino in derisione quel linguaggio che è naturale in ognuno sin dalle fasce; poi si mette a fabbricare sul vuoto”.
Ma già nel 1905, come abbiamo visto, la pratica didattica di azzeramento della lingua nativa e di artificiosa imposizione della lingua nazionale aveva ricevuto sanzione autorevole da Edmondo De Amicis con la pubblicazione dell’Idioma gentile, in cui innumerevoli sono le pagine contro i dialetti e un intero capitolo dal severo titolo A ciascuno il suo è impegnato a stigmatizzare l’uso di “dialettismi e idiotismi” di ogni regione, di Milano, Venezia, Bologna, Genova, Roma, Napoli, Abruzzo e Calabria, Sicilia, Sardegna. Appunto, a ciascuno il suo.”

Il brano riportato è tratto dal volume “La letteratura per l’infanzia” di Pino Boero e Carmine De Luca. È quasi scontato il pensiero al dibattito (si fa per dire!) avvenuto, in particolare, durante l’estate, dibattito che, da parte di uomini e soggetti politici, mira a riportare, con forza di legge, il dialetto nelle scuole. Nei primi anni del Novecento la guerra contro i dialetti è avvenuta soprattutto nelle scuole per imporre l’italiano sulle macerie dei vari idiomi; oggi si propone un viaggio inverso, abbattere l’italiano per imporre il dialetto. Ieri bisognava costruire l’Italia e gli Italiani, oggi, si vuole ridare a ciascuno il proprio dialetto, perché, evidentemente, all’Italia e agli Italiani è meglio rinunciarci.

Ma non è di questo che si vuole parlare. Qui si vuole solo sottolineare il successo di un manuale di Letteratura per l’infanzia, quello, appunto, che porta la firma del ligure Pino Boero e del calabrese Carmine De Luca. Il libro fu pubblicato, per la prima volta, nel 1995, dall’editore Laterza, e da quella data è diventato un manuale adottato in varie università italiane (e non solo); è strumento essenziale per chi intende, per professione o per diletto, occuparsi di letteratura per l’infanzia, di educazione alla lettura, di cultura in genere. Nel 2008, sempre dalla Laterza, è uscita la quattordicesima edizione: un traguardo di tutto rispetto.

Carmine De Luca, uno dei due autori, nato a Corigliano Calabro il 1943, è morto nel 1997. Non ebbe, quindi, la fortuna di poter godere dei frutti del suo immane lavoro, anni di studi e di nottate. Lavoro e studi portati avanti con Pino Boero, amico e studioso tra i più prestigiosi nel settore.

Sin dalla prima edizione il volume fu accolto con vivo interesse dalla critica; il lavoro, in fondo, era “una prima organica sistemazione di una materia sinora in bilico tra pedagogia e storia linguistico-letteraria” (Donatella Trotta). Luciano Genta rileva il fatto che Boero e De Luca hanno voluto raccontare una storia d’Italia, da Collodi alla Tamaro, “che ha per baricentro il bambino e la sua formazione alla letteratura…”

Il volume fu presentato, come spesso accade, in varie parti d’Italia e Istituti culturali. Nella sede della Fondazione Carmine De Luca, a Corigliano Calabro, si conserva l’invito di una di queste presentazioni. È quella svoltasi a Roma il 15 novembre del 1998, all’Istituto Europeo di Design, con la partecipazione, oltre che degli autori, anche di Francesco Moschini, direttore scientifico e culturale dell’Istituto, Marcello Argilli, saggista e scrittore per ragazzi (Argilli venne a Corigliano qualche anno dopo per ricordare l’amico Carmine), Tullio De Mauro, professore di filosofia del linguaggio presso l’Università La Sapienza (Carmine De Luca fu collaboratore di De Mauro per molti anni. Fu lo stesso De Mauro, qualche anno dopo, a Corigliano, a testimoniare questo rapporto di lavoro e d’amicizia), Chiara Rapaccini, illustratrice e scrittrice, Teresa Buongiorno, saggista e scrittrice per l’infanzia.

Tuffarsi nelle pagine del manuale è un affascinante viaggio nella storia dei libri e dei periodici destinati agli adolescenti, un modo suggestivo per incontrare personaggi e fatti che hanno segnato l’infanzia di moltissime generazioni. Una lettura della storia del Paese vista attraverso le parole e le immagini della letteratura per i più piccoli, dagli albori dell’Unità d’Italia fino a “Cuore di ciccia” di Susanna Tamaro e ai successi, anche in Italia, di due autori stranieri, Tolkien e Ian McEwan.

Gli ultimissimi anni (dal 1995 ai nostri giorni) sono anni assai significativi per l’editoria dei ragazzi; è cresciuto notevolmente l’interesse del mondo della cultura in genere (anche se mai abbastanza) verso la letteratura per l’infanzia; si sono affacciati all’attenzione della critica e dei giovani lettori nuovi autori; si sono sviluppati momenti di aggregazione e di occasione per stimolare sempre più il piacere della lettera: un contributo per questi succes
si è stato dato, con molta probabilità, anche da questo manuale, semplice, puntuale, rigoroso, avvincente.

Nelle immagini l’invito alla presentazione della prima edizione del volume (1995) e la copertina della quattordicesima edizione (2008) con l’illustrazione di Filiberto Scarpelli per la copertina dell’“Avanti della Domenica”, anno IV, n. 43.

P. Boero – C. De Luca
La letteratura per l’infanzia
Editori Laterza
Prima edizione 1995;
Quattordicesima edizione 2008

giovannipistoia@libero.it

mercoledì 23 settembre 2009

Ottobre piovono libri

Ottobre piovono libri

In occasione della manifestazione nazionale “Ottobre piovono libri”, si terrà a Fabriano (AN) il festival del libro multiculturale per ragazzi “Tutti i colori del mondo”, dall’8 all’11 ottobre 2009, presso la biblioteca civica “Bruno Molajoli”.

Il fitto calendario di incontri creerà opportunità di dialogo e confronto sia per gli adulti sia per i bambini.

Infatti dall’esperienza di progetti di cooperazione internazionale, agli incontri con gli autori, dalle narrazioni a voce alta ai laboratori di pittura e collage, il costante fil rouge della multiculturalità sarà presente e coinvolgente.

In questa prospettiva si inserisce la presentazione del numero zero della rivista per bambini “5XK” ideata dal GSLG con la collaborazione della scuola di illustratori di Sarmede. Claudia Camicia e Renato Ciavola illustreranno il progetto che nasce da una attenta analisi sociale e dall’attuale demografia scolastica. La rivista potrà diventare un ottimo strumento interdisciplinare, didattico e ludico per le classi 3-5 elementare.

Per informazioni:
Biblioteca comunale di Fabriano: 0732-709203
Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile: 06-536067
http://www.gruppoletteraturagiovanile.it/
Consultare anche:

Quando muore un bambino

Quando muore un bambino
Giovanni Pistoia

Uomini, non alieni venuti da altri mondi; uomini, non bestie feroci a quattro zampe. Uomini. Uomini che furono bambini. Non so se tanto tempo fa, o appena da qualche anno. Certamente, un giorno, furono bambini. È probabile che anche loro, durante la loro tenera età, avranno giocato al pallone in un campetto di periferia. Avranno corso, fatto a gara con l’avversario in un campo, avranno gridato: “gool”. Si saranno abbracciati dalla gioia. Avranno sudato. E, poi, forse, saranno andati nelle proprie case, dai propri genitori. Chissà!

Bambini di ieri, divenuti, con il tempo, criminali. Uomini cresciuti chi sa dove, educati chi sa come, decisi, chi sa per quali motivi, a uccidere. E per uccidere il loro nemico (nemico chi sa di che cosa e per che cosa) hanno sparato nel mucchio. Quel mucchio erano bambini, bambini che giocavano a calcetto.

Quei bambini di ieri, divenuti assassini col tempo, hanno ferito tanti bambini di oggi. Ne hanno ferito gravemente uno, 11 anni, colpito con cinque, cinque colpi di pistola alla testa. Si chiamava Domenico, poteva chiamarsi Francesco, Saverio, Nicola… Un bambino è sempre un bambino, qualunque sia il suo nome, la nazionalità, il colore della pelle.

Quei bambini di ieri, divenuti criminali oggi, hanno sparato, in fondo, su loro stessi, sulla loro infanzia. Hanno ucciso se stessi. Certo, sono ancora vivi, possono ancora fare del male ad altri. Ma intanto sono dei morti dentro. Ma la società, lo Stato non possono né devono avere pietà. Gli assassini vanno consegnati alla giustizia. E chi è responsabile, deve avere il tempo di meditare per tutta la vita, per tutta la vita, del grave atto commesso. Deve essere messo in condizione di non nuocere più, perché nessuno ha il diritto di impedire a un bambino di crescere e di vivere. Nessuno.

Lo Stato! Questo nostro Stato! Questo nostro Stato che, giustamente, non prevede la pena di morte, non può permettere, però, che altri organismi, associazioni, bande, uomini, o altro, possano prevederla nei loro codici ed eseguirla con grande facilità.
Su ampi pezzi di questo territorio italiano, in particolare, nel nostro Mezzogiorno e, quindi, anche in questa regione, la Calabria, vere e proprie associazioni, chiamatele come volete, eseguono, quasi indisturbati, le loro sentenze qualunque esse siano sotto l’occhio disattento dello Stato. Certo, molte battaglie vengono vinte, tante brillanti operazioni vengono portate a buon fine ma, stranamente, queste associazioni sono sempre più numerose, più forti, più devastanti. Sono loro i veri padroni della Calabria. Lo Stato appare lontano, perché lo Stato è lontano.

I nostri mari sono una pattumiera di veleni, e sembra la cosa più normale di questo mondo. L’economia sana va sempre più a fondo, e sembra la cosa più normale di questo mondo. Settori importanti dell’economia, dei servizi sono nelle mani di associazioni che operano fuori da ogni legge, e sembra la cosa più normale di questo mondo.

Uccidono un bambino di undici anni, mentre gioca a calcetto, ed è la cosa più normale di questo mondo.

Quando muore un bambino non è mai festa in cielo. Quando muore ucciso un bambino, come è avvenuto in terra di Calabria, è l’infanzia tutta che viene colpita. È l’aurora di una regione che subisce una ferita che non guarisce. È il futuro che viene fermato. È il sole che viene ostacolato nel suo dispiegarsi verso un nuovo giorno.

Ognuno è chiamato a fare la sua parte. La famiglia, la scuola, lo Stato. Forse, in una situazione diversa quei bambini di ieri, criminali oggi, forse, potevano divenire uomini civili, brave persone, genitori affettuosi. Così non è stato. Ma lo Stato, lo Stato, oggi, oggi e non domani, deve dimostrare a tutti noi che esiste, che c’è, che sta dalla parte delle brave persone, che non ha niente a che fare con la criminalità ma che vuole davvero combatterla. E se davvero vuole combatterla questa criminalità, o comunque la vogliate chiamare, se davvero vuole stare da parte del bambino ucciso, allora dichiari guerra. Perché la guerra si fa almeno in due. E qui ci sono eserciti che fanno quello che vogliono, decisi, armati, e dall’altra parte c’è uno Stato quantomeno evanescente. Una guerra come questa non può essere affidata all’eroico comportamento di questo o quel carabiniere, di questo o quel magistrato. È lo Stato nel suo insieme che deve combatterla, se davvero vuole combatterla.

Lo Stato italiano è in Afghanistan per contribuire a portare in quella regione lontana pace e giustizia e libertà, ebbene in questa parte d’Italia si sappia che non ci sarà mai pace, mai giustizia e mai libertà fino a quando questa guerra non sarà davvero combattuta e vinta.

domenica 20 settembre 2009

La bambina e la rivoluzione

La bambina e la rivoluzione
Giovanni Pistoia

“Nel cortile di casa, il compagno Li e le guardie rosse stavano attaccando manifesti e slogan sui tronchi degli alberi e sulle facciate dei tre palazzi. L’aria era impregnata dall’odore dell’inchiostro fresco. Vidi un cartellone bianco con sopra il nome di papà scritto in inchiostro nero. Sopra il suo nome c’era una grande “X” rosso sangue.
“Perché fanno questo, papà?” mormorai. Mi strinse la mano ancora più forte e accelerò il passo senza rispondere. Una volta in casa, andò al caminetto, accese il fuoco e ci buttò dentro libri e lettere. Brandelli di carta bruciata svolazzavano nel focolare come nere farfalle spaventate. Ci buttò dentro anche la sua cravatta rossa e il libro d’inglese che avevamo fatto insieme. Il fuoco divorò lentamente la foto della ragazzina: prima il suo vestito, poi il gelato e infine il volto e i capelli, cercai di ricacciare indietro le lacrime, mentre sentivo che i miei giorni felici stavano andando in cenere insieme a quella ragazzina.”

La violenza e la bambina. Mi pare che si può rappresentare così il filo conduttore che unisce tutte le pagine del volume La Rivoluzione non è un pranzo di gala. (Ying Chang Compestine, La Rivoluzione non è un pranzo di gala, Giunti Junior, maggio 2009; Traduzione di Duccio Viani; Illustrazione di copertina: Paolo D’Altan; Progetto grafico: Lorenzo Pacini;
http://www.giunti.it/). Un libro per adolescenti, che incanta anche gli adulti.

Il racconto è in gran parte autobiografico. Molti fatti e personaggi, lo dice l’autrice, sono ispirati a luoghi reali, gli eventi sono realmente accaduti. Il contesto storico è la Cina degli anni Settanta, la rivoluzione maoista è personificata dalle Guardie Rosse, i protagonisti della cosiddetta Rivoluzione culturale. Attraverso questo fenomeno di vaste proporzioni, non ancora ben studiato dalla storia, Mao, il Grande Timoniere della Cina, intende distruggere tutta la cultura della Cina pre-rivoluzionaria e con essa tutti gli avversari interni e quanti dissentano dalle sue idee.
Nel nome dell’ideologia si va alla caccia di presunti nemici del popolo, si cercano e si arrestano i cosiddetti contro-rivoluzionari, si sospetta di tutto e di tutti. Anche i villaggi si spaccano, le famiglie si dividono, i figli denunciano i genitori. “La Rivoluzione – scrive Mao – non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità, delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra”.

Ling, bambina di dieci anni, scopre sulla propria pelle questa tragica verità. Ling, che non vede l’ora di entrare nei Giovani Pionieri e indossare il fazzolettone rosso, è vittima dei giovanissimi figli dei dirigenti della Rivoluzione. La sua famiglia si sfascia, perché accusata di avere simpatie borghesi. E così il papà medico chirurgo è costretto a lasciare la sala operatoria per andare a pulire i bagni dell’ospedale prima per poi essere arrestato (salvo essere prelevato per operare e curare i dirigenti rivoluzionari). Anche la mamma, medico, subisce continue umiliazioni.

Ling vuole solo crescere, insieme al suo paese, che ama; vivere in libertà, vestire abiti con grandi fiori e portare capelli lunghi. Ma la violenza è più grande di lei, e lei con la violenza deve misurarsi.

Il libro è scritto con delicatezza, è ricco di particolari della tradizione e cultura orientale. Ma quei giorni di dolore non sono sullo sfondo, accompagnano il lettore fino all’ultima pagina, che si chiude con la morte di Mao e con la Rivoluzione culturale che finisce per inghiottire i suoi massimi ispiratori e protagonisti, a cominciare dalla moglie dello stesso Mao.

Nell’immagine la copertina del libro.

sabato 12 settembre 2009

Biblioteca dei bambini e ragazzi a Corigliano Calabro


FONDAZIONE CARMINE DE LUCA – ONLUS
BIBLIOTECA DEI BAMBINI E RAGAZZI
Palazzo Zagara- Corigliano Calabro Scalo

Autunno: cadono le foglie.
Noi raccogliamo e consegniamo libri.
Per leggere. E continuare a volare.

ORARI:

Lunedì
dalle ore 9.00 alle 11.30
Mercoledì
dalle ore 17.00 alle ore 19.00
Giovedì
dalle ore 16.00 alle 20.00


PRESTITO LIBRI

LETTURE IN BIBLIOTECA

RESTITUZIONI LIBRI

INCONTRO TRA I COLLABORATORI E GLI AMICI DELLA BIBLIOTECA


http://fondazionedelucabiblioteca.blogspot.com

giovannipistoia@libero.it
360.52.52.25

sabato 5 settembre 2009

I Longobardi in Italia: Storia Arte Cultura


I Longobardi in Italia: Storia Arte Cultura
Giovanni Pistoia

Dal 12 al 16 ottobre 2009, presso il Centro di Studi micaelici e garganici di Monte Sant’Angelo, si terrà l’interessante Corso sul tema: I Longobardi In Italia – Storia –Arte – Cultura. Il Corso è organizzato dal Dipartimento di Studi classici e cristiani dell’Università degli Studi di Bari in collaborazione con l’Università degli Studi di Foggia, il Comune di Monte Sant’Angelo, la Basilica di San Michele Arcangelo. Tra gli Organizzatori quest’anno appare l’Associazione “Marilena Amerise” (MAR), l’organismo culturale dedicato alla studiosa coriglianese prematuramente scomparsa il 27 febbraio.

Il Corso si propone, come affermano gli organizzatori, di ricostruire la storia dei Longobardi in Italia tra VI e VIII secolo, ripercorrendo le tappe del loro stanziamento da Cividale del Friuli alle estreme regioni meridionali.

I vari aspetti della storia sociale, delle vicende politico-istituzionali, della religione, del diritto e della produzione materiale (dall’archeologia all’epigrafia, dall’iconografia alla numismatica, etc.), che hanno visto come protagonisti i Longobardi, saranno materia di studio e di approfondimento tra gli studiosi del settore. Infatti, il Corso, che ha come Direttore il Prof. Giorgio Otranto dell’Università di Bari, è tenuto da insigni studiosi provenienti da varie parti d’Italia:
Azzara, Bertelli, Campione, Carletti, Coscarella, Galdi, Luiselli, Lusuardi Siena, Peduto, Polara, Roma, Rotili, Ruotolo, Sergi, Simonetti, oltre lo stesso Otranto.

Il Centro di Studi micaelici e garganici di Monte Sant’Angelo, per facilitare la partecipazione di giovani studiosi interessati a seguire il Corso, mette a disposizione quindici borse di studio, di cui cinque per studiosi stranieri.

Quanti sono interessati possono rivolgersi alla Segreteria del Dipartimento di Studi classici e cristiani dell’Università degli Studi di Bari (e-mail:
amministrazione@dscc.uniba.it).

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