domenica 14 aprile 2013

UNA RECENSIONE DI DANTE MAFFIA



GIOVANNI PISTOIA, La parola e il tempo – pagine sparse, Pozzuoli (Napoli), Photocity, 2013

Ricordo, in maniera approssimativa, una raccomandazione di Luigi Einaudi, stare attenti anche a un appunto preso per fare la spesa, potrebbe servire per ricostruire momenti importanti dell’economia, per illuminare percorsi che altrimenti prenderebbero una piega imprecisa. Questo suggerimento mi ha fatto sempre tenere in gran conto gli appunti degli scrittori, i loro taccuini, le lettere, tutto ciò che sembra essere casuale e che poi si rivela necessario per molteplici aspetti. E in gran conto ho tenuto sempre anche le “pagine sparse”, quelle che uno scrittore realizza fuori dai progetti. Spesso si sono rivelate fonti inesauribili per comprendere meglio le opere maggiori, i testi strutturati e organizzati. Ecco perché, quando ho avuto tra le mani La parola e il tempo di Giovanni Pistoia ho subito pensato che attraverso questi scritti potevo ripercorrere la sua vita e dare maggiore senso a tutta la sua produzione.

Nella Nota introduttiva Pistoia specifica il senso e la portata della sua operazione dicendo che si tratta di “Scritti che si vogliono offrire, come semplice riflessione, non a pochi, ma a tanti, senza alcuna pretesa, né nozionistica né dispensatrice di facili soluzioni…”. In realtà egli è consapevole della preziosità di questi scritti e ne conosce la valenza sociale e politica e sa quindi che sortiranno un effetto che solleverà una serie di meditazioni.

Trenta anni di vicende offerte con il piglio del narratore, imperniate per lo più sulle questioni che riguardano Corigliano Calabro non passano inosservate e certamente faranno riflettere sia gli amici e sia i nemici dell’autore, perché molti si sentiranno scoperti nella loro incapacità a comprendere questioni che si sarebbero potuto risolvere agevolmente e che invece sono state lasciate a marcire nell’attesa più stupida e vuota che si possa immaginare.

Al fondo dell’insieme degli scritti c’è il rammarico che il suo paese abbia perduto delle occasioni che ormai hanno creato, tra l’altro, alcuni dissesti e hanno sospinto verso uno stato d’animo di popolazioni perdenti che perdura nell’immaginario. Ma fare agli inetti, sembra voler dire Giovanni Pistoia, il ripasso dei loro errori, della loro mancata adesione al bene comune non fa male e mette scomodi, perché Giovanni non ha tagliato, menomato o ripulito della passione del momento le sue pagine e perciò se ne avverte ancora l’indignazione, la calda partecipazione che mirava alle soluzioni di tanti progetti.

Isnardi era solito ripetere che tante briciole fanno un pane e dunque questo pane Giovanni Pistoia ce lo offre, convinto che possa giovare a rivisitare irrisolti problemi d’ogni genere. Del resto ormai la microstoria ha trovato finalmente la sua degna collocazione all’interno di quella che viene chiamata semplicemente la Storia con la maiuscola. La microstoria offerta da questo libro è documento prezioso che andrà a fiorire chissà dove e basta questa speranza per “giustificare” una fatica del genere, per capire che Giovanni Pistoia rende un servizio importante alla sua comunità facendolo senza toni alti, senza rimproveri, ma non modificando comunque nulla, come dichiara, da come gli scritti furono in origine concepiti e pubblicati.

Roma, aprile 2013
Dante Maffia

Giovanni Pistoia
LA PAROLA E IL TEMPO
pagine sparse
photocity Edizioni Open, gennaio 2013








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