tag:blogger.com,1999:blog-13084187739105171442024-03-15T00:36:20.769-07:00Giovanni PistoiaUno spazio non definibile: qui la “voce” cede il posto alla scrittura. A volte la parola “parlata” annulla il pensiero. La parola scritta fissa un attimo, un sentimento, una riflessione, cattura il tempo.giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.comBlogger1188125tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-59642001198946524452024-03-15T00:35:00.000-07:002024-03-15T00:35:48.732-07:00MONICA LANZILLOTTA, Cesare Pavese – Una vita tra Dioniso e Edipo, Roma, Carocci Editore 2022, pp. 302 [Letto da Dante MAFFIA]<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjte3bZrpi0xXc8DxHL2ei0uLzCv-hWuJcKKAiXKNPQ6IShjC6OEDyHo-JFQWDAENoBCfQXL3wcSM_kJYBGTNhTEbT5A1rh9FGzj5Fh6O94mfXdfBDjWCr4S89oH_ZXlNhu5YFkF_hRj64jz2XFX-WMHvBXwIogMfweGesqfIGCm2Ai1JpEsyS-p9E8HiwC/s535/lanzillotta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="535" data-original-width="364" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjte3bZrpi0xXc8DxHL2ei0uLzCv-hWuJcKKAiXKNPQ6IShjC6OEDyHo-JFQWDAENoBCfQXL3wcSM_kJYBGTNhTEbT5A1rh9FGzj5Fh6O94mfXdfBDjWCr4S89oH_ZXlNhu5YFkF_hRj64jz2XFX-WMHvBXwIogMfweGesqfIGCm2Ai1JpEsyS-p9E8HiwC/s320/lanzillotta.jpg" width="218" /></a></div><br /><p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Finora Cesare Pavese, tranne
poche eccezioni, è stato letto e interpretato soprattutto per ciò che ha
prodotto sugli altri, per gli effetti che le sue opere hanno avuto,
indubbiamente di grande rilievo, nei giovani che lo hanno seguito. Monica
Lanzillotta, Docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli
Studi della Calabria, affronta l’opera di Pavese nella sua estensione e nella
sua profondità partendo da Dioniso, “che rappresenta l’infanzia, epoca che
contiene i contrari, e Edipo, che rappresenta l’adultità, fase della vita in
cui il destino è tracciato”. Così ci avvisa il risvolto di copertina del testo
e le affermazioni non sono smentite dalla cura certosina con la quale i
capitoli sono scanditi.</span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Pur essendo un saggio condotto e
sviluppato con impegno scientifico si legge agevolmente e così si viene a
confermare il magistero di uno scrittore capace di assorbire i nuovi fermenti
in atto, perfino quelli lontani che arrivavano dagli Stati Uniti, e se ne comprende la portata letteraria, umana e
perfino politica, nel senso aristotelico della parola, forse perché Pavese
“rispetto agli scrittori suoi contemporanei, sfugge a ogni collocazione nel
territorio strettamente letterario del primo Novecento”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Questo dato, subito evidenziato
da Monica Lanzillotta, ci mette sulla strada giusta per poter entrare
liberamente nell’arsenale ricchissimo dello scrittore che aveva assorbito
esperienze d’ogni tipo, perché onnivoro e convinto che senza i fremiti e l’impatto
con la realtà del quotidiano non trovano spazio neppure non dico le utopie ma
neppure i progetti ideali per il riassesto di una realtà che in Italia fu
tragica all’epoca in cui egli visse.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">La Lanzillotta ha la pazienza di
saper entrare anche negli angoli più nascosti della vita e delle opere di
Pavese ed è per questo che finalmente abbiamo un ritratto a tutto tondo del
personaggio, ma soprattutto abbiamo un giudizio adeguato delle opere.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Non viene trascurato niente e non
vi sono giudizi generici magari mutuati da un entusiasmo preso in prestito
dalle vicende politiche e da altri elementi riguardanti la persona. La
Lanzillotta esamina le opere considerandole in tutti i loro aspetti in modo da
far comprendere che siamo al cospetto di un gigante e infatti, nonostante che
Pavese abbia scritto pagine impegnate (La letteratura dell’engagement, pag.
131), non cade mai nel “vizio” comiziale, ma crea, da grande scrittore,
personaggi ed eventi che siano portatori di valori e di impegno, ma restando
sempre nella narratività più fluida e ben congegnata che non sciupa il dettato.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Il suo magistero consiste
soprattutto nell’aver saputo realizzare protagonisti che hanno interpretato i valori ideali della
politica senza diventare veicoli avulsi dalla quotidianità, restando sempre
integralmente uomini.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Almeno un passo di questa
importante opera che ha saputo sintetizzare il mare immenso pavesiano e farcelo
comprendere nella sua intensità e nella sua dimensione planetaria:<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"> “Le opere di Pavese sono incentrate sul
riemergere delle origini (“la prima volta”) superate e rimosse, che permettono
di comprendere chi si é: le trame ruotano intorno all’indagine conoscitiva che
porta progressivamente il personaggio a riconoscere il destino, la forza
inconscia che lo risospinge in una sola direzione, verso le origini, per cui i
miti sottostanti alle storie raccontate da Pavese sono quella di Dioniso, che
rappresenta lo stato costitutivo dell’infanzia, il caos indifferenziato, il
mostruoso perché nel dio convivono i contrari e i generi (è al tempo stesso
dio, uomo, donna, animale, pianta,
ecc.), e quello di Edipo celebrato da
Sofocle, che scopre di essere diventato parricida e di avere sposato la madre
Giocasta, come destino”.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Mi pare evidente che Monica
Lanzillotta sia potuta arrivare a questa profondità di analisi avendo, come dire?
vissuto le istanze e i sentimenti di molti dei protagonisti dei libri di Pavese
in modo da poter cogliere, dall’interno, i fermenti e le accensioni ideali con
convinzione e in armonia col proprio universo.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Pavese ha sempre avuto qualcosa
di appiccicaticcio, ha sempre “preteso” che il suo lettore diventasse complice
in tutte le sue azioni. Ne è prova lampante l’appendice curata da Flavio
Poltronieri e Manlio Todeschini intitolata “Opere musicali ispirate a Cesare
Pavese”. Ben quindici pagine tra riferimenti alla musica leggera e a quella classica.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Nessuno scrittore, mai, ha avuto
tante adesioni.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Ma non si trascurino le pagine
dedicate a “<i>La nuova edizione di Lavorare stanca</i>”, perché la poesia di
Pavese è un capitolo ancora aperto sia per la sostanza poetica dell’opera e
sia, forse soprattutto, per la svolta impressa a tutta la poesia, non solo
italiana, che cincischiava su formule e formulette d’accatto.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Insomma, questo testo di Monica
Lanzillotta è davvero importante, dire essenziale, per entrare nel mondo di uno
dei maggiori narratori del Novecento e direi di uno dei maggiori poeti del
Novecento.<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">“La volontà testamentaria di
Pavese non viene però rispettata e la sua figura viene ‘smembrata’…tra
pettegolezzi, curiosità morbose, mitizzazioni, stroncature. Uno<i> sparagmòs</i>,
peraltro, che si addice ai grandi, e non certo ai mediocri, che si pratica su
figure eretiche e martiriali, se non su divinità o semi-divinità’ (Gigliucci,
2001, p. 92).<o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Il viaggio nella vita e nelle
opere di Pavese si chiude su questo passo, che restituisce lo scrittore al rito
di rinascita di Dioniso, il dio a cui somiglia”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><o:p><span style="font-size: medium;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Finora Cesare Pavese, tranne
poche eccezioni, è stato letto e interpretato soprattutto per ciò che ha
prodotto sugli altri, per gli effetti che le sue opere hanno avuto,
indubbiamente di grande rilievo, nei giovani che lo hanno seguito. Monica
Lanzillotta, Docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università degli
Studi della Calabria, affronta l’opera di Pavese nella sua estensione e nella
sua profondità partendo da Dioniso, “che rappresenta l’infanzia, epoca che
contiene i contrari, e Edipo, che rappresenta l’adultità, fase della vita in
cui il destino è tracciato”. Così ci avvisa il risvolto di copertina del testo
e le affermazioni non sono smentite dalla cura certosina con la quale i
capitoli sono scanditi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Pur essendo un saggio condotto e
sviluppato con impegno scientifico si legge agevolmente e così si viene a
confermare il magistero di uno scrittore capace di assorbire i nuovi fermenti
in atto, perfino quelli lontani che arrivavano dagli Stati Uniti, e se<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ne comprende la portata letteraria, umana e
perfino politica, nel senso aristotelico della parola, forse perché Pavese
“rispetto agli scrittori suoi contemporanei, sfugge a ogni collocazione nel
territorio strettamente letterario del primo Novecento”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Questo dato, subito evidenziato
da Monica Lanzillotta, ci mette sulla strada giusta per poter entrare
liberamente nell’arsenale ricchissimo dello scrittore che aveva assorbito
esperienze d’ogni tipo, perché onnivoro e convinto che senza i fremiti e l’impatto
con la realtà del quotidiano non trovano spazio neppure non dico le utopie ma
neppure i progetti ideali per il riassesto di una realtà che in Italia fu
tragica all’epoca in cui egli visse.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">La Lanzillotta ha la pazienza di
saper entrare anche negli angoli più nascosti della vita e delle opere di
Pavese ed è per questo che finalmente abbiamo un ritratto a tutto tondo del
personaggio, ma soprattutto abbiamo un giudizio adeguato delle opere.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Non viene trascurato niente e non
vi sono giudizi generici magari mutuati da un entusiasmo preso in prestito
dalle vicende politiche e da altri elementi riguardanti la persona. La
Lanzillotta esamina le opere considerandole in tutti i loro aspetti in modo da
far comprendere che siamo al cospetto di un gigante e infatti, nonostante che
Pavese abbia scritto pagine impegnate (La letteratura dell’engagement, pag.
131), non cade mai nel “vizio” comiziale, ma crea, da grande scrittore,
personaggi ed eventi che siano portatori di valori e di impegno, ma restando
sempre nella narratività più fluida e ben congegnata che non sciupa il dettato.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Il suo magistero consiste
soprattutto nell’aver saputo realizzare protagonisti<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che hanno interpretato i valori ideali della
politica senza diventare veicoli avulsi dalla quotidianità, restando sempre
integralmente uomini.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Almeno un passo di questa
importante opera che ha saputo sintetizzare il mare immenso pavesiano e farcelo
comprendere nella sua intensità e nella sua dimensione planetaria:<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Le opere di Pavese sono incentrate sul
riemergere delle origini (“la prima volta”) superate e rimosse, che permettono
di comprendere chi si é: le trame ruotano intorno all’indagine conoscitiva che
porta progressivamente il personaggio a riconoscere il destino, la forza
inconscia che lo risospinge in una sola direzione, verso le origini, per cui i
miti sottostanti alle storie raccontate da Pavese sono quella di Dioniso, che
rappresenta lo stato costitutivo dell’infanzia, il caos indifferenziato, il
mostruoso perché nel dio convivono i contrari e i generi (è al tempo stesso
dio,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>uomo, donna, animale, pianta,
ecc.),<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e quello di Edipo celebrato da
Sofocle, che scopre di essere diventato parricida e di avere sposato la madre
Giocasta, come destino”.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Mi pare evidente che Monica
Lanzillotta sia potuta arrivare a questa profondità di analisi avendo, come dire?
vissuto le istanze e i sentimenti di molti dei protagonisti dei libri di Pavese
in modo da poter cogliere, dall’interno, i fermenti e le accensioni ideali con
convinzione e in armonia col proprio universo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Pavese ha sempre avuto qualcosa
di appiccicaticcio, ha sempre “preteso” che il suo lettore diventasse complice
in tutte le sue azioni. Ne è prova lampante l’appendice curata da Flavio
Poltronieri e Manlio Todeschini intitolata “Opere musicali ispirate a Cesare
Pavese”. Ben quindici pagine tra riferimenti alla musica leggera e a quella classica.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Nessuno scrittore, mai, ha avuto
tante adesioni.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Ma non si trascurino le pagine
dedicate a “<i>La nuova edizione di Lavorare stanca</i>”, perché la poesia di
Pavese è un capitolo ancora aperto sia per la sostanza poetica dell’opera e
sia, forse soprattutto, per la svolta impressa a tutta la poesia, non solo
italiana, che cincischiava su formule e formulette d’accatto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Insomma, questo testo di Monica
Lanzillotta è davvero importante, dire essenziale, per entrare nel mondo di uno
dei maggiori narratori del Novecento e direi di uno dei maggiori poeti del
Novecento.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">“La volontà testamentaria di
Pavese non viene però rispettata e la sua figura viene ‘smembrata’…tra
pettegolezzi, curiosità morbose, mitizzazioni, stroncature. Uno<i> sparagmòs</i>,
peraltro, che si addice ai grandi, e non certo ai mediocri, che si pratica su
figure eretiche e martiriali, se non su divinità o semi-divinità’ (Gigliucci,
2001, p. 92).<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Il viaggio nella vita e nelle
opere di Pavese si chiude su questo passo, che restituisce lo scrittore al rito
di rinascita di Dioniso, il dio a cui somiglia”.<o:p></o:p></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><br />giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-41046017034760025592024-02-23T07:49:00.000-08:002024-02-23T07:49:43.382-08:00Giovanni Pistoia - Testi che appaiono su ACADEMIA.EDU<p> </p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Testi che
appaiono su academia.edu<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia">https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia</a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;">Grazie per
l’eventuale visita<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="mailto:giovannipistoia@libero.it">giovannipistoia@libero.it</a><o:p></o:p></span></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-73748805930365779032024-02-23T07:29:00.000-08:002024-02-23T07:34:08.327-08:00Luigi De Luca, CALABRIA. Breve storia della contea di Corigliano (a cura di Giovanni Pistoia)<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5BUm0F-_kCeMhvwcmB12QkAzcD6mRReyMiIY9es5W0lS2EQaB9EH6qOHHwMv5ghgsrJk7CwQdaUUbURcu4RuH7ggd522SsBYsi-UR1gBlY8pfRo_5aSVvmsPkknGB1ZfJlZjP0Rp0RHGKMwxicEgZ1VEDhhS6-Gfp_q0uG1gn-ZCChuq1pIU3ViUAUn8m/s1654/copertina-Breve-storia-della-contea-di-Corigliano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1654" data-original-width="1165" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5BUm0F-_kCeMhvwcmB12QkAzcD6mRReyMiIY9es5W0lS2EQaB9EH6qOHHwMv5ghgsrJk7CwQdaUUbURcu4RuH7ggd522SsBYsi-UR1gBlY8pfRo_5aSVvmsPkknGB1ZfJlZjP0Rp0RHGKMwxicEgZ1VEDhhS6-Gfp_q0uG1gn-ZCChuq1pIU3ViUAUn8m/s320/copertina-Breve-storia-della-contea-di-Corigliano.jpg" width="225" /></a></div><p class="MsoNormal"><a href="https://www.academia.edu/115272966/CALABRIA_Breve_storia_della_contea_di_Corigliano_di_Luigi_De_Luca_a_cura_di_Giovanni_Pistoia_"><span style="font-size: medium;">https://www.academia.edu/115272966/CALABRIA_Breve_storia_della_contea_di_Corigliano_di_Luigi_De_Luca_a_cura_di_Giovanni_Pistoia_</span></a><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p><p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-22913398014915108952024-02-05T04:26:00.000-08:002024-02-05T04:26:41.786-08:00 LUIGI TROCCOLI, Lettere dalla montagna in fiore, Castrovillari, Edizioni Prometeo, 2023 [LETTO DA DANTE MAFFIA]<p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">LUIGI TROCCOLI, Lettere dalla montagna in fiore, Castrovillari, Edizioni Prometeo, 2023, pag. 184, euro 10.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Di Dante MAFFIA</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Due annotazioni immediate.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">La prima: questo è un libro che tradotto in giapponese diventerebbe un best seller in poche settimane.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">La seconda: Jorge Luis Borges ha sempre sostenuto che è molto più difficile scrivere un racconto anziché un romanzo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">A leggere questi racconti, ognuno dei quali ha un fiato meraviglioso e di rara bellezza, do piena ragione allo scrittore argentino.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Altra annotazione da fare: i racconti hanno una loro fisionomia unica, ben realizzata, eppure, sottilmente, sono anche capitoli di un percorso che Luigi Troccoli ha compiuto con un fiato unico. Raro esempio di una coerenza stilistica e tematica ormai quasi dimenticata dai nuovi narratori che spesso e volentieri mettono a cuocere argomenti che tra di loro non hanno nessuna affinità.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ancora. Si noti la ricchezza e la forbitezza del linguaggio e poi delle citazioni a dimostrazione di un interesse di Troccoli che non è soltanto d’amore per i luoghi, ma anche di cultura che illumina le ragioni del mondo vegetale, della montagna, nella sua estensione e nella sua bellezza.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Da Carlo Darwin a John Ruskin, da Mario Rigoni Stern a Tenore- Petagna – Terrone, da Johan Wolfgang Goethe a Marlen Haushofer, da Immanuel Kant a Francesco Petrarca, da Plinio a Ugo Foscolo, da Thomas Mann a Khalil Gibran, da Hermann Hesse a Lord Byron, da Jean Jacques Rousseau a Leonardo da Vinci, a Honoré de Balzac.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Un lungo elenco, lo so, ma necessario per far intendere come lo scrittore ha proceduto per rendere le pagine ricche di fiato naturale e di fiato culturale.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ma andiamo ai racconti. Alla loro sostanza, alla loro bellezza, al loro modo di porsi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ovviamente, perché non risultasse un libro di meditazione alla maniera orientale, lo scrittore ha inserito, durante le passeggiate di Scilla e di Giorgio, degli avvenimenti, il vecchio di Viggianello che cerca la genziana e che chiama Egiziana, la presenza della pittrice (che poi sarà Scilla) che si perde nel bosco e che poi torna magicamente, la storia di Donna Maria, storia che nei libri di Mastriani è frequente ma che Troccoli ha saputo inserire nel contesto sociale con una abilità narrativa che la rende unica, il bacio… che ha il fiato della grande pittura, il pastorello Ianagio, storia di violenza e di tragica risoluzione… e poi la storia del Pino che ha qualcosa di divino e di assoluto, il grido della ferriera, l’abbaglio dell’oro, addirittura il Mare Piccolo che Troccoli risolve con genialità senza argomentare sulla contraddizione se non con una frase, il grido che soltanto Scilla sente, l’albero dell’Amore… quella pagina sublime in cui Giorgio e Scilla dialogano, a pag. 157:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">“Che senti?” gli chiese Scilla, come al solito sempre prima nel tentare di prevenire una durata eccessiva dei silenzi, quasi che temesse l’insorgenza di un abulico, repentino e temuto distacco della sua attenzione verso di lei.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">“E ti senti felice o incompleto?”</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">“Sono felice e incompleto. Felice perché non desidero niente di materiale che già non posseggo e niente di immateriale che vorrei raggiungere; incompleto, perché ti sento troppo distante, nonostante tu sia qui al mio fianco”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">“In questo momento -ella disse- mi sembra che noi e il mondo siamo senza peccati, come se il male non esistesse… Sto vivendo una condizione di purezza: tutto è puro su questo monte, attorno a noi e dentro di noi”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ho detto all’inizio che Troccoli ha percorso i vari racconti con un unico fiato e che addirittura potremmo configurare l’opera con il romanzo di Scilla e di Giorgio che ci mostrano la montagna in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue magie.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ci sono descrizioni superbe, da prosa d’arte, che ci fanno sentire il palpito del paesaggio in tutti i risvolti, nei mutamenti sottili, nella frenesia dei colori e del silenzio, nel respiro divino che si apre e detta luce senza riserva.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Che dire? Il mio entusiasmo fa comprendere subito che si tratta di un vero capolavoro e di una guida sacra per chi volesse visitare il Pollino in tutte le sue diramazioni.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Troccoli non è nuovo a simili sorprese, ma con “Lettere dalla montagna in fiore” ha raggiunto un risultato davvero raro, un esito poetico convincente e così limpido da farmi pensare alla scrittura di Vincenzo Cardarelli.</span></p><div style="text-align: justify;"><br /></div>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-69400105658015266312024-01-10T07:40:00.000-08:002024-01-10T07:40:22.079-08:00<p> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">Testi che appaiono su academia.edu<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><o:p></o:p></p><blockquote><blockquote><span style="font-size: large;"> </span></blockquote></blockquote><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia">https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia</a><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><o:p><span style="font-size: large;"> </span></o:p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">Grazie per l’eventuale visita<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: center;"><a href="mailto:giovannipistoia@libero.it"><span style="font-size: large;">giovannipistoia@libero.it</span></a><o:p></o:p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-16405353486799189922024-01-09T13:49:00.000-08:002024-01-10T07:33:31.325-08:00"Antichità" rinascimentali a Corigliano e altri scritti di Luigi De Luca a cura di Giovanni Pistoia<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPD7rxMah7tUg6sYKmz9DUgSzvAtQxdalAVJiwcVQNU5n-KMoSZa7GAks0_GDmlxIkmwFQ-tDL_kC6DBR5sxoyvL2YjQRJ79u4_MLfrXvDQC4iZVfP115xqUFFuaoRptN8gvFIFXgm0CPmvLez2TZHdl-68z2BJFtcCGL30KdE9hdA0XRHDX8JNXqGsFX6/s1241/Antichit%C3%A0%20copertina_page-0001.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1241" data-original-width="874" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPD7rxMah7tUg6sYKmz9DUgSzvAtQxdalAVJiwcVQNU5n-KMoSZa7GAks0_GDmlxIkmwFQ-tDL_kC6DBR5sxoyvL2YjQRJ79u4_MLfrXvDQC4iZVfP115xqUFFuaoRptN8gvFIFXgm0CPmvLez2TZHdl-68z2BJFtcCGL30KdE9hdA0XRHDX8JNXqGsFX6/w281-h400/Antichit%C3%A0%20copertina_page-0001.jpg" width="281" /></a></div><div><p class="MsoNormal"><a href="https://www.academia.edu/112933101/_Antichit%C3%A0_rinascimentali_a_Corigliano_e_altri_studi_di_Luigi_De_Luca">https://www.academia.edu/112933101/_Antichit%C3%A0_rinascimentali_a_Corigliano_e_altri_studi_di_Luigi_De_Luca</a><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal"><br /></p></div><div>https://www.academia.edu/112933101/_Antichit%C3%A0_rinascimentali_a_Corigliano_e_altri_studi_di_Luigi_De_Luca</div><div><br /></div><div> </div><div><br /></div><div><br /><div><p><br /></p><p><br /></p></div></div>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-72818190297797011452024-01-09T10:29:00.000-08:002024-01-09T13:13:40.814-08:00«Come il fiume fluisce verso il monte»: un libro di poesie di Giovanni Pistoia alla sua terza edizione di Maria Teresa Armentano<p> </p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3rWCbOpnFD7L8l2Y_u1jT_a9AoA0TCGpfqFoIxeYPq8g_xWlcTVF-frhsuD7Jh2NjIFvZKQfqDTmkA-cHaNiIqvWqIupKVNpDEV0psOvC0K-RVJunlfy2uwaHLgefYjqAYpdfcELfBFbQZ4tCR69zovfd2OZfkE9kV_5grdN2UcKqBODdekK_AXCJ2Bk3/s560/Come%20il%20fiume%20fluisce%20verso%20il%20monte.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="560" data-original-width="400" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3rWCbOpnFD7L8l2Y_u1jT_a9AoA0TCGpfqFoIxeYPq8g_xWlcTVF-frhsuD7Jh2NjIFvZKQfqDTmkA-cHaNiIqvWqIupKVNpDEV0psOvC0K-RVJunlfy2uwaHLgefYjqAYpdfcELfBFbQZ4tCR69zovfd2OZfkE9kV_5grdN2UcKqBODdekK_AXCJ2Bk3/w286-h400/Come%20il%20fiume%20fluisce%20verso%20il%20monte.jpg" width="286" /></span></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Si sa i fiumi prevedibilmente fluiscono verso il mare, se invece la corrente scorre al contrario, vuol dire che anche la propria esistenza in quel frangente cambia direzione e aspira non a confondersi nel vasto mare ma ad ancorarsi alle pendici di un monte da scalare per giungere alla vetta. Così nel libro di Giovanni Pistoia si scoprono versi che si nutrono del ricordo di un passato felice e che raccontano di tristezze profonde con una sola certezza che vuol essere anche consolazione: la poesia come sogno mai perduto che consente al poeta di coniugare l’amore con il dolore. In questo testo scorre la vita del poeta, si alternano i ricordi dell’infanzia felice e i silenzi che segnano quei ricordi svaniti nel nulla dell’assenza dei propri cari. Sono presenze i luoghi, i vicoli, i muri, le case diroccate, le immagini improvvise e rubate a una vita trascorsa, viva solo nella memoria <i>Qui tutto è vita</i> anche nella casa abbandonata che sta per essere abbattuta. <i>Nelle crepe delle pareti / erba soffice che sa di velluto / tenera come pianto di bimbo lontano. Ragnatele tessono l’elogio del tempo / e fili di voci distanti scrostano pareti offese / e pendono dal tetto vibrazioni soffuse.</i> (La casa). C’è il silenzio del poeta che sa ascoltare le voci che il tempo non annulla, che ha sguardi per i particolari che solo i suoi occhi sanno vedere e che fissano squarci velati dal tempo offuscato della memoria, spiragli di luce che balzano improvvisi dai gesti, dai profumi, dai colori che travalicano il senso delle cose perdute negli anni. … <i>E c’era il profumo del silenzio / nel piccolo giardino di rose bianche / nei mattini di rugiada cristallina; … Se la memoria sbiadisce, la parola la riporta alla luce ... Ridatemi la parola, quella vera, / quella che quando parla, dice, / e ascolta e il cuor si nutre di senso / ed essenza; …. foglia di primavera al sole dell’aurora</i>. (Le parole che ascolto). Un inno alla parola che sola rievoca il dolore e la gioia, che confonde i ricordi e fa fiorire oggetti, persone, luoghi. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Le immagini rievocate ricordano per certi aspetti i versi dei poeti crepuscolari che scoprivano la meraviglia nelle piccole cose: il fiore del campo, la fragranza del pane appena sfornato, la pignatta che brontolava a fuoco lento. A differenza dei crepuscolari, in Pistoia c’è l’esigenza di guardare dietro le cose, penetrando la profondità perché le apparenze non gli appartengono. Ogni oggetto, ogni luogo, ogni immagine ha il suo segreto e sta al poeta scoprirlo per andare oltre l’orizzonte che tutti vedono, verso quell’invisibile che appartiene solo al cuore di un poeta. E in questo modo che un mondo lontano, forse sparito, riemerge dalla nebbia della memoria e si definisce nei contorni come fosse presente, percepibile e la visione vagheggiata muta assumendo i contorni della quotidianità. Trovarsi in un mondo passato ma viverlo al presente, questo il dono dei versi di Giovanni Pistoia. <i>Un giorno -ne è passato del tempo!- / ti ho donato un fiore / ne hai fatto un giardino. / Da allora mi regali arcobaleni e semi / per nuovi balconi fioriti. Ma un fiore / raccolto è fiore spezzato, lacerante, / il suo è sorriso apparente / e profuma un istante; un fiore reciso / porta con sé la fine e l’incanto</i>. (Un giorno). Le esperienze della sua esistenza diventano anche le nostre, le sue emozioni generano le nostre. Il suo affidarsi alle parole come tramite per creare nuovi palpiti e vibrazioni compie il miracolo: la semplicità dell’esistenza quotidiana si trasforma in altro, i ricordi sono un filo perenne che si dipana lentamente per giungere ai lettori sorpresi per un vissuto che appare vicino e richiama le proprie esistenze. <i>Sulla quiete del placido lago / l’airone solennemente plana, / un rapido becco nell’acqua / e via a riprendere il volo, / scompare tra gli alti canneti. /… Gorgheggia l’usignolo e nulla richiede. / Un gatto vagabondo mi guarda e si siede. / Vivo altrove, dove non so. / Ai confini del cielo, ai confini del mare, / sulle ali dell’airone che torna a volare</i>. (Sul lago di Tarsia). </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Affidarsi alle parole come tramite perché diventino vivi gli elementi della natura che ci circondano come la foglia che si anima danzando in un rito antico cullata dalla malinconia trascinando con sé le memorie di un tempo cancellato; come la neve colore bianco del silenzio, come le stelle cui confidiamo i nostri desideri più segreti, come la farfalla che non si pone domande, come il bosco bruciato che brulicava di pensieri e taciturni lamenti… una natura amata a cui il poeta sente di appartenere e che rappresenta la ricchezza della sua anima. Le ultime poesie del testo sono dedicate alle tragedie del mondo di oggi e di ieri. Dall’indifferenza dei giovani che dimenticano non conoscendo le tragedie della storia, al talento dei giovani ingannati, ai migranti che vagano nel mare, naviganti senza stelle che cercano nuove albe, alla natura violata, agli alberi che la rabbia del vento sferza nei vuoti tronchi nodosi. Su questo mondo di promesse tradite l’eco della poesia che è la voce del dolore. <i>La poesia è la voce del dolore, ne conosce / la grammatica segreta. Nel silenzio infinito / delle valli, tra cielo e mare, risuona l’eco / della sua voce; eco infinito, interminabile, / come il dolore, quello ignoto e ignorato, / quello che si cela tra le piaghe di un sorriso / come una maledizione, una punizione / l’espiazione di una pena. Nel dolore/ resiste quel che resta dell’amore.</i> (L’eco).</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Si chiude così il cerchio iniziato dai luoghi dell’infanzia, dal ricordo dei propri cari, dai lunghi silenzi ripopolati dai fantasmi del passato; il silenzio che morde e fa soffrire, il silenzio che evoca memorie come sorgenti di nuova vita, il silenzio in cui dolore e amore si confondono e aprono altri orizzonti, rinnovate speranze al cuore del poeta.</span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-3185376015437251522023-12-21T23:32:00.000-08:002023-12-21T23:32:53.347-08:00 IL PRESEPIO di Dante Maffia<p><span style="font-size: large; text-align: justify;">Circa settanta anni fa arrivò a casa un pacco, da Napoli, spedito dai Fratelli Nazzari (si può citare, non esiste più) nel quale c’erano piccole statue: il Bambino Gesù, Maria e San Giuseppe. Ho scritto Maria senza accorgermene, così, chiamandola per nome, proprio come mi veniva spontaneo chiamare per nome mia madre.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Poi dal pacco venne fuori un bue, un asinello, alcuni pastorelli, una lavandaia, un fabbro ferraio, un falegname, un contadino, una tessitrice, una fornaia, un sagrestano, un venditore ambulante…</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Il materiale era una creta non pregiata e i colori un po’ approssimativi, eppure quei visi mi vennero incontro subito abbracciandomi, dicendomi carezzevoli parole d’amore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Era il giorno di Santa Lucia. Mio padre allestì il presepe, anzi, come gli piaceva dire, il presepio, in due vecchie bacinelle in cui sparse della carta colorata, del muschio, dei fiocchi di bambagia per fare la neve, dopo essere riuscito a costruire con dei cartoni di una scatola di scarpe la capanna, e poggiò le due bacinelle appaiate sulla sinistra del caminetto dove c’era uno spazio abbastanza comodo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Aiutò mia madre ad avvicinarsi con la sua sedia di paglia dove stava tutto il giorno inchiodata perché paralitica, chiamò i miei fratelli, Luigi e Antonio, e mia sorella Filomena, mi strinse a sé e cominciò ad intonare “Tu scendi dalle stelle”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Giuro che il Bambinello Lo vidi scendere e abbracciare tutta la famiglia, in un lampo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Quella magia si ripeté per alcuni anni, cioè fino a che mio padre, troppo giovane, morì per un infarto.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Il giorno di Santa Lucia io vivo da sempre quella emozione. Una eredità che ha moltiplicato i suoi fremiti e i suoi messaggi, anche se vedo che il mondo continua le guerre, fa violenze, non riesce a saldare la pace necessaria per evitare sangue e dolore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Mi domando: “Non ho ottemperato a qualcosa di necessario ed è per questo che in Ucraina, in Persia e altrove il fratello uccide suo fratello. Se è colpa mia sono pronto al sacrificio, perché capite quanto è bello e dolce poter essere stretti ai propri cari e cantare “Tu scendi dalle stelle”. Se c’è bisogno d’un sacrificio io sono pronto.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ce l’ho ancora quelle rudimentali statuine, mi raccontano tante storie e quella del Bambino che nasce e rinasce è sempre più ricca e affascinante. Perché? E me lo chiedete? Ma vi rendete conto che sono oltre duemila anni che Gesù rinasce? Spiate attentamente nel vostro cuore, anche voi, uomini incalliti e donne straziate, attentamente! E lo vedrete che sorride e che vi prometterà tanta serenità. Ma è importante cercarlo, volerlo, desiderarlo. Lui deve sentire che lo desiderate, che vi manca, che avete le mani e il cuore pronti e perciò necessita.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Cantate e voce piena “Tu scendi dalle stelle”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Io, purtroppo, non so più cantare.</span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-8284359498959247732023-11-20T10:59:00.000-08:002023-11-20T10:59:58.131-08:00<p><span style="font-size: medium;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpn-nXQL_zj064kbafzOz_UpvHKJq56GwzeatQS6L74NsApnLt-44yh4bN-Z_AeqLBE_IYw8uYEdh7dIhadaKC5PstqI9FDKp4NHSBYKEDUoh29ueYY3IT4CwA0S1odoUS1BobT28xNvd4VdbCdQFlrjEkSq0XjwcJFqZrFgyv_2_n904mF1lAzWoNL-SY/s560/Come%20il%20fiume%20fluisce%20verso%20il%20monte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="560" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpn-nXQL_zj064kbafzOz_UpvHKJq56GwzeatQS6L74NsApnLt-44yh4bN-Z_AeqLBE_IYw8uYEdh7dIhadaKC5PstqI9FDKp4NHSBYKEDUoh29ueYY3IT4CwA0S1odoUS1BobT28xNvd4VdbCdQFlrjEkSq0XjwcJFqZrFgyv_2_n904mF1lAzWoNL-SY/s320/Come%20il%20fiume%20fluisce%20verso%20il%20monte.jpg" width="229" /></a></span></div><span style="font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Giovanni Pistoia</span></p><p><span style="font-size: medium;">Come il fiume fluisce verso il monte</span></p><p><span style="font-size: medium;">versi di terra e vento</span></p><p><span style="font-size: medium;">terza edizione, novembre 2023</span></p><p><span style="font-size: large;">In copertina: opera di Rocco Regina</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.ibs.it/come-fiume-fluisce-verso-monte-libro-giovanni-pistoia/e/9791222705910</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.libreriarizzoli.it/Come-fiume-fluisce-verso-Giovanni-Pistoia/eai979122270591/</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.youcanprint.it/come-il-fiume-fluisce-verso-il-monte-versi-di-terra-e-vento/b/824b5c4d-3ac3-5273-8ace-a57a2f185552</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.mondadoristore.it/Come-fiume-fluisce-verso-Giovanni-Pistoia/eai979122270591/</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.lafeltrinelli.it/libri/autori/giovanni-pistoia</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.libreriauniversitaria.it/libri-autore_pistoia+giovanni-giovanni_pistoia.htm</span></p><p><span style="font-size: medium;">https://play.google.com/store/info/name/Giovanni_Pistoia?id=113qfmyyy</span></p><p><span style="font-size: large;">https://www.hoepli.it/autore/giovanni_pistoia.html?autore=%5b%5bgiovanni+pistoia%5d%5d&</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">«La natura e i ricordi d’infanzia sono due temi che volentieri si intrecciano, poiché la natura è molto spesso il luogo dell’infanzia. La raccolta celebra entrambi questi temi (ma non solo) esplorando la bellezza di tempi e di spazi lontani, eppur vicini. La prima sensazione che si prova leggendo il testo è quella di entrare in un luogo abbandonato, dove l’autore, ritornato bambino, cerca sé stesso. Nessuna nostalgia, ma profondità di pensieri e riflessioni. Eppure, in tutta questa dovizia di particolari che riportano al passato, non c’è nessuna traccia fortemente realistica: tutto è ripescato come da un sogno, che però ha contorni nitidi e ha voce ferma e perentoria. In questa sorta di “ricostruzione” di una certa epoca, non c’è nulla di stantio o di crepuscolare, c’è semmai la necessità di riappropriarsi di ciò che s’è perduto in modo da poter servire a chiarimenti, a confronti, insomma alla crescita. Ma la raccolta è qualcosa di più: un racconto di sospiri, un concentrato di destini dove tutto risuona con un timbro e uno stile non più riproducibile per la densità e pienezza.»</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-20147716485016213582023-11-11T10:54:00.004-08:002023-11-11T10:54:32.744-08:00MICHELA QUAGLIARIELLO, E se il biscotto avesse ragione?, Barcellona Pozzo di Gotto, pp. 232, Edizioni Smasher, 2023 letto da Dante Maffia<p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Mi hanno sempre attratto i titoli dei libri quando sfrontatamente dichiarano una punta di surrealtà, quando vanno alla ricerca di umanizzare le situazioni attraverso immagini che sembrano assurde ma che fotografano, quasi sempre, i risvolti della realtà nel farsi e disfarsi delle vicende.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Non è casuale, quindi, che mi abbia immediatamente attratto “E se il biscotto avesse ragione?”, di Michela Quagliariello, della quale però non ho trovato nessuna notizia biobibliografica né a fine volume né sul risvolto, al punto che ho sospettato che si tratti di uno pseudonimo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Il libro è affascinante, un romanzo vero scritto con una lingua perfettamente adeguata alla sostanza del racconto, che prende le mosse dall’oroscopo cinese, tanto è vero che i quattordici capitoli s’intitolano “Topo”, “Bue”, “Tigre”, “Coniglio”, eccetera.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Non è una semplice trovata, ma gabbia necessaria che racchiude la narrazione in una concatenazione di eventi registrati con perfetta armonia e illuminati sempre da una vigile attenzione alla parola mai fuori luogo, scelta con estrema cura.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Le storie sono parecchie, ma il filo conduttore è quello che accompagna la vita di Violetta, i suoi incontri, i suoi amori, le sue accensioni, le sue delusioni. Il tutto descritto col garbo di chi sta registrando gli eventi evitando di renderli mera notizia. enunciato, ma vita che palpita e fa sentire il suo fermento, le sue passioni, le sue cadute.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Molto ben riuscite anche le storie nella storia di Violetta, come quella dello sposalizio del padre, o del viaggio in aereo, e sempre ben orchestrata la simmetria delle azioni che sembrano germinare con naturalezza dalle occasioni della vita. Come pure ben calibrate le scene d’amore che restano sempre in un alone di poesia emanante un vero profumo di vita.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Le sperimentazioni degli ultimi decenni hanno mortificato spesso la narrazione portandola ad esiti spesso confusi o privi di una reale necessità espressiva, di una esigenza narrativa che attinge al pozzo ricco e sempre vivo dei sentimenti. Qui invece, non solo per dare ragione al biscotto, ma perché la Quagliariello mostra di credere alla forza delle emozioni ed è capace di raccontare senza enfasi, senza retorica, senza carichi estranei ai fatti, assistiamo a scene di vita in cammino, mai legate a stereotipi. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">La Quagliariello sa entrare nella sostanza piena delle azioni e descrivere con eleganza e con precisione le scaturigini dei desideri, perfino degli atti sessuali, saputi resi con vibrata accensione di vera poesia.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Insomma, questo “E se il biscotto avesse ragione?” è un libro da segnalare con piena convinzione ai lettori, che non rimarranno delusi perché non si tratta di pagine convenzionali e scaturite dalla muffa dei libri, ma di pagine palpitanti e ricche di quegli umori che aprono e fanno conoscere le segrete vie del mistero dell’amore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Potremmo estrapolare alcuni episodi per dare degli esempi di come la narratrice ha saputo restare partecipe senza strafare ogni volta che Viola è stata coinvolta, ma non renderemmo un buon servizio al libro che invece si impone per la sua struttura ben organizzata, per la sua essenzialità e per la sua eleganza nel parlare della profondità dei sentimenti.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ecco la ragione per cui il ritratto di Viola appare in tutta la sua umanità, in tutta la sua veridicità affascinante.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Da non sottovalutare la maniera sincronica e riuscita al massimo della trovata dell’oroscopo. L’autrice, in questa maniera, è come se avesse fatto scaturire con naturalezza tutto ciò che accade nelle pagine.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Non è una cosa da sottovalutare. Scrivere senza i pesi del sapere che s’insinua e spesso rovina la fluidità del dettato è un’alchimia rara e non sempre facile da adottare. Un esempio a cui mi ha fatto pensare Michela Quagliariello è la scrittrice francese Francoise Sagan.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Michela Quagliariello quindi ci riesce ed è per questo che tutti i protagonisti che si muovono nel romanzo mostrano una vita vera, non sono privi di emozioni, anzi sono sempre momenti del cammino umano che sa dare retta al cuore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Un romanzo, quindi, da segnalare al pubblico con sincera convinzione, un libro che lascerà una traccia e un lievito fertile in chi saprà stare accanto a Mingmei, a Viola, a Roberto, a Maurizio, a Federico, a Daniele, ai bambini, e ai tanti altri che popolano questo affresco palpitante e suggestivo.</span></p><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: right;"><span style="font-size: medium;">Dante Maffia</span></p></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-19424723045814033092023-11-06T08:49:00.004-08:002023-11-06T08:49:55.406-08:00https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia<p> </p><p class="MsoNormal"><a href="https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia"><span style="font-size: large;">https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia</span></a><o:p></o:p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-35732152526281076392023-11-06T03:49:00.004-08:002023-11-06T11:02:14.694-08:00Giovanni Pistoia, Come il fiume fluisce verso il mare, terza edizione, 2023<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPXA0YX3FE7e9pNG8bXIZq_xe3WcSyjD6tAQ40Jfmk2inp00LE3nkwBqGszqmkLPDE8973voLRhgKqebqCufASwJp-mvQO2CCmsTEgBfQO8K5-7MmA8yEXKeEe3PeojSwgqPmmtF4-kDj762tY3HUCTdRBveqHJ0FUDchgL7pVJL-htJv48HqPr-idIAge/s2496/copertina-Come-il-fiume-terza-edizione-2023.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1732" data-original-width="2496" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPXA0YX3FE7e9pNG8bXIZq_xe3WcSyjD6tAQ40Jfmk2inp00LE3nkwBqGszqmkLPDE8973voLRhgKqebqCufASwJp-mvQO2CCmsTEgBfQO8K5-7MmA8yEXKeEe3PeojSwgqPmmtF4-kDj762tY3HUCTdRBveqHJ0FUDchgL7pVJL-htJv48HqPr-idIAge/s320/copertina-Come-il-fiume-terza-edizione-2023.jpg" width="320" /></a></div><br /><span style="font-size: medium;"><br /></span><p></p><p><span style="font-size: large;">Giovanni Pistoia</span></p><p><span style="font-size: large;">Come il fiume fluisce verso il mare</span></p><p><span style="font-size: large;">terza edizione, 2023</span></p><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;"><a href="https://www.youcanprint.it/come-il-fiume-fluisce-verso-il-monte-versi-di-terra-e-vento/b/824b5c4d-3ac3-5273-8ace-a57a2f185552">https://www.youcanprint.it/come-il-fiume-fluisce-verso-il-monte-versi-di-terra-e-vento/b/824b5c4d-3ac3-5273-8ace-a57a2f185552</a><o:p></o:p></span></p><br /><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAFXFmVu833yPAcP5Xi1MYyg1-BMxe1NWcaZ5dja1XXQj3A5h4pm-QjdwQ3wOZEwrJMJ8QHS1cuejcSzDhbbbxMv9ofowK0rZ83phWDZ1lHog6dHP3tFIZK0AJ6eqc_dLjDP7RNrV0Z9KgTZN27LUsRh4A8eKBvnUoBUIM2yLCcdwdyVEFgGTh9F3L5kEf/s560/copertina%20fiume.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="560" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAFXFmVu833yPAcP5Xi1MYyg1-BMxe1NWcaZ5dja1XXQj3A5h4pm-QjdwQ3wOZEwrJMJ8QHS1cuejcSzDhbbbxMv9ofowK0rZ83phWDZ1lHog6dHP3tFIZK0AJ6eqc_dLjDP7RNrV0Z9KgTZN27LUsRh4A8eKBvnUoBUIM2yLCcdwdyVEFgGTh9F3L5kEf/s320/copertina%20fiume.jpg" width="229" /></a></div><br />giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-30401540823011707022023-09-22T09:15:00.002-07:002023-09-22T09:17:17.539-07:00Giuseppe Guerzoni, La tratta dei fanciulli, a cura di Giovanni Pistoia<p> </p><p></p><p class="MsoNormal"><a href="https://www.academia.edu/106920286/La_tratta_dei_fanciulli_di_Giuseppe_Guerzoni_a_cura_di_Giovanni_Pistoia_"><span style="font-size: x-large;">https://www.academia.edu/106920286/La_tratta_dei_fanciulli_di_Giuseppe_Guerzoni_a_cura_di_Giovanni_Pistoia_</span></a><o:p></o:p></p><br /><p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-35946215785226506712023-09-14T12:58:00.000-07:002023-09-14T12:58:07.522-07:00 CARO VLADIMIR di Dante Maffia<p> CARO VLADIMIR</p><p>di Dante Maffia</p><p><br /></p><p>All’improvviso</p><p>vedesti la poesia diventare ombra</p><p>in altra ombra dilatata,</p><p>effimero canto d’una liturgia.</p><p>Il sogno di diventare Dio.</p><p><br /></p><p>Fu la fantasia dei pidocchi a creare</p><p>il ballo tondo.</p><p>Fu la storia d’un sermone</p><p>perduto da Cristo</p><p>quando immerse il divino nell’umano.</p><p><br /></p><p>Per cammini </p><p>che non portano da nessuna parte,</p><p>nel fuoco dell’indifferenza </p><p>che ha sempre vinto le guerre</p><p>sono apparse le viole…</p><p>Io resto al balcone ad aspettare</p><p>la miseria della ritirata.</p><p>Comunque miseria.</p><p><br /></p><p>Credi d’essere il mare, vero?</p><p><br /></p><p>Putin, vorrei che tu e io</p><p>fossimo lieti d’ascoltare</p><p>quel che dice la conchiglia,</p><p>quel che suggerisce il rimario</p><p>e vuotare insieme una bottiglia</p><p>di vodka</p><p>una mattina di sole </p><p>davanti a Sibari in festa </p><p>perché Pitagora</p><p>ha invitato a pranzo Campanella,</p><p>Putin e Maffia. </p><p><br /></p><p>Sibari di nuovo allagata,</p><p>distrutta dai Russi questa volta?</p><p><br /></p><p>Siamo nella Biblioteca d’Alessandria</p><p>non in un campo di guerra.</p><p>Attento a come cammini,</p><p>le pergamene si stanno rigenerando,</p><p>Nosside è nuda.</p><p><br /></p><p>Anche Satana ha un codice d’onore.</p><p><br /></p><p>Ma prima che le combinazioni del male</p><p>si moltiplichino,</p><p>prima che sia scritta </p><p>la storia delle macerie, </p><p>prima che tutto si disfi in polvere</p><p>e i libri siano cancellati…</p><p><br /></p><p>Versi, non missili,</p><p>versi, non bombe.</p><p>Putin, Putin,</p><p>perché non compri un ramo di pesco?</p><p><br /></p><p>L’odore che apre le vie del bene,</p><p>che dal Mare Jonio porta agli Urali</p><p>ha la magia d’un sillabario.</p><p>Vladimir, oh Vladimir,</p><p>diventa Pinocchio, per favore, </p><p>accompagnami ai Sassi di Matera,</p><p>non temere se sono calabrese,</p><p>ho lasciato a casa la scimitarra,</p><p>voglio presentarti i miei poeti,</p><p>voglio farti assaggiare il pane </p><p>di grano duro, la soppressata,</p><p>perché tu possa sentire</p><p>che le mie parole </p><p>sono condite di questi sapori,</p><p>o, come diceva Nelo Risi,</p><p>sentire </p><p>che ho saputo rubare a mia madre</p><p>la fragilità della creazione.</p><p>Tu l’hai avuta una madre?</p><p><br /></p><p>Una madre </p><p>che ti diceva parole come il pane</p><p>condito con olio e sale,</p><p>parole che spesso è il mare a darle</p><p>senza incartarle </p><p>con la raucedine del risaputo,</p><p>parole con troppo sole, forse,</p><p>ma distillate in abbracci senza sosta.</p><p>Vladimir,</p><p>diventa parola alata,</p><p>fuoco di gioia, </p><p>abbandona la guerra,</p><p>il Potere ha troppe vipere e spine,</p><p>rivolgiti a tua madre,</p><p>l’hai avuta, vero?,</p><p>tua madre, la ricordi?</p><p>Chiedile se è giusto uccidere,</p><p>recidere i fiori appena sbocciati.</p><div><br /></div>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-39843457474461043712023-09-14T12:50:00.000-07:002023-09-14T12:50:07.209-07:00CARO VLADIMIR di Dante Maffia<p><span style="font-size: medium;">CARO VLADIMIR</span></p><p><span style="font-size: medium;">di Dante Maffia</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">All’improvviso</span></p><p><span style="font-size: medium;">vedesti la poesia diventare ombra</span></p><p><span style="font-size: medium;">in altra ombra dilatata,</span></p><p><span style="font-size: medium;">effimero canto d’una liturgia.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Il sogno di diventare Dio.</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Fu la fantasia dei pidocchi a creare</span></p><p><span style="font-size: medium;">il ballo tondo.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Fu la storia d’un sermone</span></p><p><span style="font-size: medium;">perduto da Cristo</span></p><p><span style="font-size: medium;">quando immerse il divino nell’umano.</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Per cammini </span></p><p><span style="font-size: medium;">che non portano da nessuna parte,</span></p><p><span style="font-size: medium;">nel fuoco dell’indifferenza </span></p><p><span style="font-size: medium;">che ha sempre vinto le guerre</span></p><p><span style="font-size: medium;">sono apparse le viole…</span></p><p><span style="font-size: medium;">Io resto al balcone ad aspettare</span></p><p><span style="font-size: medium;">la miseria della ritirata.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Comunque miseria.</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Credi d’essere il mare, vero?</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Putin, vorrei che tu e io</span></p><p><span style="font-size: medium;">fossimo lieti d’ascoltare</span></p><p><span style="font-size: medium;">quel che dice la conchiglia,</span></p><p><span style="font-size: medium;">quel che suggerisce il rimario</span></p><p><span style="font-size: medium;">e vuotare insieme una bottiglia</span></p><p><span style="font-size: medium;">di vodka</span></p><p><span style="font-size: medium;">una mattina di sole </span></p><p><span style="font-size: medium;">davanti a Sibari in festa </span></p><p><span style="font-size: medium;">perché Pitagora</span></p><p><span style="font-size: medium;">ha invitato a pranzo Campanella,</span></p><p><span style="font-size: medium;">Putin e Maffia. </span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Sibari di nuovo allagata,</span></p><p><span style="font-size: medium;">distrutta dai Russi questa volta?</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Siamo nella Biblioteca d’Alessandria</span></p><p><span style="font-size: medium;">non in un campo di guerra.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Attento a come cammini,</span></p><p><span style="font-size: medium;">le pergamene si stanno rigenerando,</span></p><p><span style="font-size: medium;">Nosside è nuda.</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Anche Satana ha un codice d’onore.</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Ma prima che le combinazioni del male</span></p><p><span style="font-size: medium;">si moltiplichino,</span></p><p><span style="font-size: medium;">prima che sia scritta </span></p><p><span style="font-size: medium;">la storia delle macerie, </span></p><p><span style="font-size: medium;">prima che tutto si disfi in polvere</span></p><p><span style="font-size: medium;">e i libri siano cancellati…</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Versi, non missili,</span></p><p><span style="font-size: medium;">versi, non bombe.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Putin, Putin,</span></p><p><span style="font-size: medium;">perché non compri un ramo di pesco?</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">L’odore che apre le vie del bene,</span></p><p><span style="font-size: medium;">che dal Mare Jonio porta agli Urali</span></p><p><span style="font-size: medium;">ha la magia d’un sillabario.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Vladimir, oh Vladimir,</span></p><p><span style="font-size: medium;">diventa Pinocchio, per favore, </span></p><p><span style="font-size: medium;">accompagnami ai Sassi di Matera,</span></p><p><span style="font-size: medium;">non temere se sono calabrese,</span></p><p><span style="font-size: medium;">ho lasciato a casa la scimitarra,</span></p><p><span style="font-size: medium;">voglio presentarti i miei poeti,</span></p><p><span style="font-size: medium;">voglio farti assaggiare il pane </span></p><p><span style="font-size: medium;">di grano duro, la soppressata,</span></p><p><span style="font-size: medium;">perché tu possa sentire</span></p><p><span style="font-size: medium;">che le mie parole </span></p><p><span style="font-size: medium;">sono condite di questi sapori,</span></p><p><span style="font-size: medium;">o, come diceva Nelo Risi,</span></p><p><span style="font-size: medium;">sentire </span></p><p><span style="font-size: medium;">che ho saputo rubare a mia madre</span></p><p><span style="font-size: medium;">la fragilità della creazione.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Tu l’hai avuta una madre?</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><span style="font-size: medium;">Una madre </span></p><p><span style="font-size: medium;">che ti diceva parole come il pane</span></p><p><span style="font-size: medium;">condito con olio e sale,</span></p><p><span style="font-size: medium;">parole che spesso è il mare a darle</span></p><p><span style="font-size: medium;">senza incartarle </span></p><p><span style="font-size: medium;">con la raucedine del risaputo,</span></p><p><span style="font-size: medium;">parole con troppo sole, forse,</span></p><p><span style="font-size: medium;">ma distillate in abbracci senza sosta.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Vladimir,</span></p><p><span style="font-size: medium;">diventa parola alata,</span></p><p><span style="font-size: medium;">fuoco di gioia, </span></p><p><span style="font-size: medium;">abbandona la guerra,</span></p><p><span style="font-size: medium;">il Potere ha troppe vipere e spine,</span></p><p><span style="font-size: medium;">rivolgiti a tua madre,</span></p><p><span style="font-size: medium;">l’hai avuta, vero?,</span></p><p><span style="font-size: medium;">tua madre, la ricordi?</span></p><p><span style="font-size: medium;">Chiedile se è giusto uccidere,</span></p><p><span style="font-size: medium;">recidere i fiori appena sbocciati.</span></p><p><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-88292293017593838452023-07-25T03:28:00.001-07:002023-07-25T03:28:32.124-07:00<p style="text-align: justify;"> [Angelo Petrosino, <i>Una per tutte, tutte per una</i>, illustrazioni di Sara Not, Einaudi Ragazzi 2023]</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGxBLPmm18GZahTt99fwgTlJirFpZEJU4DiOmvHuHTYn4UkZhEzwYQvABnTLA-4v9KTpjnn1IV7XsU9m6mCQynBIF0RPQqP54XkSSfzfnHh3cWPKh5-iiGRcDYHuUdtLYa_hBsvncfGceGnG9RuPIYy5pJnys_avkPOUJ-hFdS_2zoxBD_6j-mb_ngW4dc/s669/Angelo.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="669" data-original-width="464" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGxBLPmm18GZahTt99fwgTlJirFpZEJU4DiOmvHuHTYn4UkZhEzwYQvABnTLA-4v9KTpjnn1IV7XsU9m6mCQynBIF0RPQqP54XkSSfzfnHh3cWPKh5-iiGRcDYHuUdtLYa_hBsvncfGceGnG9RuPIYy5pJnys_avkPOUJ-hFdS_2zoxBD_6j-mb_ngW4dc/s320/Angelo.jpg" width="222" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr></tbody></table><br /><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: #fcff01; font-size: large;">«Una per tutte, tutte per una»: il coraggio di reagire</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: #fcff01; font-size: medium;">di Giovanni Pistoia</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">Negli ultimi tempi, Francesca</span></i></p><p style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">aveva avuto più di un’occasione</span></i></p><p style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">di riflettere sulle parole della madre:</span></i></p><p style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">«Non sempre e non per tutti».</span></i></p><p style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">Cominciava a vedere troppi torti e ingiustizie</span></i></p><p style="text-align: right;"><i><span style="font-size: medium;">intorno a sé e non le piacevano per niente.</span></i></p><p style="text-align: right;"><span style="font-size: medium;">Angelo Petrosino</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Francesca ha dieci anni, le piace scrivere, come sua madre che fa la scrittrice; ha un diario che, come tutti i diari, è segreto, ma non per la mamma. Rosalia ha i capelli rossi, una nuvola di fuoco in testa. Capelli riccioluti, folti, un viso rotondetto. La mamma è una tassista. Giulia è la terza compagna di questa allegra compagnia; la chiamano scherzosamente «stecchino», perché magrolina ma lei sfodera energia a tutto gas. Brucia calorie, perché non sta mai ferma; è un vulcano in eruzione. La mamma è infermiera in una struttura per anziani. Francesca, Rosalia e Giulia sono le tre protagoniste di questa nuova, fresca, bella e spumeggiante storia di Angelo Petrosino, dal titolo, che è già tutto un programma, «Una per tutte, tutte per una». Un titolo, che mi riporta alle avventure di Alexander Dumas, «I tre moschettieri», e al loro motto famoso: «tutti per uno, uno per tutti». Ma Petrosino, maestro e studioso, certamente ricorda e rilancia convintamente la locuzione latina «Unus pro omnibus, omnes pro uno». Un motto, che sembra antistorico per i nostri tempi, dove l’egoismo assurge spesso a nuova religione e la solidarietà, che quel concetto sottende, pare incontrare l’ostilità di tanti. Ma Petrosino è maestro che rastrella storie dalle strade con puntigliosità, perché nulla vada perduto. Mi riporta, Angelo, alla mente quelle contadine che, una volta terminata la mietitura del grano, si soffermavano a raccogliere le spighe sfuggite alla trebbiatrice e finite tra le stoppie. «Tutte le spighe vanno raccolte, il tesoro non va perduto», dicevano Maria Teresa e Filomena, le spigolatrici più anziane. Erano in buona compagnia, anche i passeri, senza paura, racimolavano chicchi sognando granai d’oro.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><span> </span>Angelo Petrosino non inventa storie fantasiose lontane dalla realtà. La sua predilezione è «per le storie di vita quotidiana, per vicende nelle quali mettiamo in gioco un po’ della nostra vita, le nostre relazioni con gli altri, che ci cambiano quasi sempre arricchendoci o rendendoci più consapevoli di chi veramente siamo». Egli, infatti, è un osservatore acuto della vita che brulica attorno; sa ascoltare ogni parola e fonema; sa registrare ogni gesto o movimento, ogni volo di pipistrello, per citare il mammifero che s’intrufola tra le sue pagine; ogni miagolio di gatto. Sa, soprattutto, guardare il volto dei bambini, degli adolescenti. Sa leggerne le virtù potenziali ma anche le tante minacce, che possono fare di un ragazzotto buono un bullo, o forse qualcosa di peggio. Non mitizza nulla e nessuno Petrosino, conosce bene la vita delle città e dei paesi, sa che il male esiste e spesso le vittime sono ragazzi. Sa anche che i ragazzi possono essere loro stessi soggetti negativi, probabilmente perché gli educatori, nel caso specifico, hanno fallito il loro compito. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: large;">Ecco perché Angelo scrive. Ecco perché insiste nel parlare di buoni sentimenti senza cedere alla retorica, di un corretto modo di vivere la vita; ecco perché ricorda, senza fare moralismi o discorsi velleitari, che l’educazione, comunque la si voglia etichettare, non può che essere essenziale per una comunità che intende definirsi civile. Possiamo definire anche questo libro di Petrosino un romanzo di formazione? Si, lo è, per fortuna. Per fortuna vi sono ancora scrittori che si soffermano su storie che raccontano di approcci positivi alla formazione degli adolescenti, troppo spesso non ascoltati, di genitori che non rinunciano a essere genitori, come nel caso delle tre attivissime mamme. Mamme che con le loro azioni, gesti, dimostrano che i comportamenti valgono molto di più delle parole, particolarmente quando queste diventano prediche, lezioni, sentenze. Petrosino ha il coraggio di parlare di atteggiamenti che dovrebbero esser acquisiti per una civile convivenza e, invece, sono sempre più ignorati nel nostro vivere quotidiano, nel relazionarci con l’altro. Ci vuole <i>coraggio</i> per raccontare, dunque, storie di educazione, di giustizia, prepotenze, pregiudizi, solidarietà, ignoranza? Ci vuole davvero <i>coraggio</i> a fare della letteratura che insegni a vivere e a pensare? che tenti di dialogare ancora con i giovanissimi sempre più soli nell’era delle connessioni? Ebbene sì, ci vuole <i>coraggio</i>. Il minimo che ti può capitare è di esser considerato fuori tempo massimo. E anche di tutto questo bisogna essere grati a Angelo Petrosino, di essere un educatore prima ancora che uno scrittore. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: large;">Non racconterò delle vicende narrate. Dico semplicemente che il perno da dove parte tutto è un condominio torinese, lì abitano le tre famiglie protagoniste: tre mamme lavoratrici e tre ragazze di dieci anni. Tranne una volta, se non ricordo male, nessun accenno ai genitori maschi. Un libro tutto al femminile. Tutto incentrato sul potere dell’amicizia, sulla forza della solidarietà, soprattutto sulla sete di giustizia e del vivere in civiltà. Tre amiche con il <i>vizio</i> di non saper mettere la testa nella sabbia, come gli struzzi. Vivono la loro vita con spensieratezza e allegria ma davanti a piccole o grandi odiose ingiustizie, o atti di bullismo, o di arroganza, non sanno tacere, non si voltano dall’altra parte. Guardano, osservano e intervengono. Con determinazione, con dolcezza, con ironia, con intelligenza, a seconda del caso. E operano ovunque: nel palazzo dove abitano, negli ambienti scolastici, nei giardinetti pubblici. Lo fanno con quello che hanno a disposizione; soprattutto con la passione coinvolgente dell’età e degli esempi ricevuti. Operano insieme, e insieme sono intraprendenti e irrefrenabili. Un esempio per tanti giovanissimi, ma anche per tanti adulti, ormai rassegnati a ogni abuso, sopruso, prepotenza, inciviltà. Dinnanzi ai prevaricatori bisogna alzare la testa; davanti a ogni atto che abbruttisce l’uomo e la donna e l’ambiente circostante è necessario reagire. Che questo compito Petrosino lo affidi a delle ragazze non è una novità. Chi conosce i suoi scritti sa che tante sono le protagoniste femminili dei suoi romanzi: si pensi a Valentina, Fiammetta, Silvia, e a tante altre che popolano le sue pagine. Un omaggio, forse, costante e infinito alla mamma; alle tante donne vittime di inaudita ferocia maschile.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: large;">Angelo Petrosino, lo si è detto ripetutamente, sa osservare i volti che incontra, ne sa avvertire le ansie, le gioie, le turbolenze. Sa raccontare storie, perché per lui raccontare «è come regalare acqua a chi ha sete, cibo a chi ha fame». Sa trasmettere emozioni e sentimenti, grazie a uno stile adamantino, dove le parole sono sempre ricercate, soppesate, lucide. Scrivere per i bambini non è cosa facile. Però c’è chi sa incunearsi, come nessun altro, nel codice espressivo dello scrittore. E cioè Sara Not. Sono convinto che quando Angelo le anticipa, per telefono, qualche accenno della storia che desidera scrivere, lei già ne immagine il viaggio, le parole che trotterellano sulle pagine, le frasi che si rincorrono fluide come le formichine che animosamente cercano la giusta via. Credo che quando il testo dattiloscritto scivola sotto i suoi occhi, lei già vede galoppare, nella sua mente fantastica, le immagini che andrà a disegnare per dare, così, gambe e anime alle voci di Angelo. Sara Not, una delle più note e brave illustratrici del nostro tempo, con Angelo forma, ormai da anni, un’accoppiata professionalmente indovinata. I suoi disegni, a volte miniaturizzati, a volte estesi per l’intera pagina, sempre allegri, coloratissimi ma senza eccessi, smaglianti e avvincenti, sono parte integrante dei testi dello scrittore. Petrosino ha perfino affermato che i suoi libri non sono solo suoi ma anche di Sara Not. Angelo sa che le illustrazioni, particolarmente per i libri destinati principalmente a bambini e adolescenti, sono essenziali, importanti per appassionare il giovanissimo lettore alle vicende raccontate. Anche in quest’ultimo libro Sara – mi scuserà per la confidenza ma lei è ormai, per me, di casa – è bravissima; le temibili ragazzine appaiono, nelle sue raffigurazioni, in tutta la loro effervescente forza dirompente al grido, oggi più rivoluzionario di ieri, «Una per tutte, tutte per una». I lettori, piccoli e grandi, un po’ mascalzoncelli, sono avvertiti: salvatevi finché potete, potreste finire, non solo tra le grinfie delle <i>giustiziere-moschettiere</i>, ma anche tra le matite acuminate e abilissime di altra donna, Sara Not, la <i>spadaccina</i> dei colori.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: large;">C’è un neo, purtroppo, in questo libro delicato e egregiamente curato: è dedicato a me. Ma io ne sono troppo onorato e felice per poter rimproverare di ciò il caro, sensibilissimo Angelo, che ringrazio di tutto cuore. E, commosso, altro non so dire.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: #fcff01; font-size: medium;">Il testo appare in data 25 luglio 2023 in:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="background-color: #fcff01; font-size: medium;">https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia</span></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-11970676276018398842023-07-10T09:26:00.001-07:002023-07-10T09:29:13.632-07:00<p><span style="font-size: large;">https://www.academia.edu/104118425/Reinventare_le_biblioteche_come_cuore_della_comunit%C3%A0_Perch%C3%A9_no</span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-73591763095362835162023-06-23T09:33:00.002-07:002023-06-23T09:33:25.807-07:00Giovanni Pistoia, il dono di Rocco in: Autori Vari, Mi ricordo Rocco. Scritti in memoria di Rocco Paternostro, FusibiliaLibri, 2023<p> </p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="https://www.academia.edu/103771001/Il_dono_di_Rocco">https://www.academia.edu/103771001/Il_dono_di_Rocco</a><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-17511629986701275072023-06-23T08:16:00.002-07:002023-06-23T08:16:23.056-07:00Giovanni Pistoia/ Il pane<p><br /></p><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="https://www.academia.edu/103484020/Il_pane">https://www.academia.edu/103484020/Il_pane</a><o:p></o:p></span></p><p class="MsoNormal"><br /></p><br /><p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-18751366306981143082023-06-19T02:09:00.008-07:002023-06-19T02:09:59.016-07:00GIOVANNI CASERTA, I cent’anni di Rocco Scotellaro 1923 – 2023 dalla cronaca al mito, Potenza, Villani Editore, 2023, pp. 200 [letto da Dante MAFFIA]<p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyPSfBP-PakzdVidstSuVJeyIc99UvNzbanZZjCmH9vAEdiP8nBAYDQ_j_Wfb6vmIzUW0kbPTeEweKKKlVFOzeku1Mn34ggXZonBbGP4TxlJKkpdY0XashyzoyC-DR92QsWD5wKQvvo0Bw5K_gpUA5OqmrJNmSL2KRB0DwCXyiBOw58ClxRRQ2Ft5VuRAL/s754/Giovanni%20Caserta%20coopertina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="754" data-original-width="536" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyPSfBP-PakzdVidstSuVJeyIc99UvNzbanZZjCmH9vAEdiP8nBAYDQ_j_Wfb6vmIzUW0kbPTeEweKKKlVFOzeku1Mn34ggXZonBbGP4TxlJKkpdY0XashyzoyC-DR92QsWD5wKQvvo0Bw5K_gpUA5OqmrJNmSL2KRB0DwCXyiBOw58ClxRRQ2Ft5VuRAL/s320/Giovanni%20Caserta%20coopertina.jpg" width="227" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">GIOVANNI CASERTA, I cent’anni di Rocco Scotellaro 1923 – 2023 dalla cronaca al mito, Potenza, Villani Editore, 2023, pp. 200 [letto da Dante MAFFIA]</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Il nome di Giovanni Caserta per me è sempre stato ed è una garanzia perché ogni suo scritto critico è sempre stato, direbbe Umberto Saba, onesto, cioè privo di intenzioni che vanno al di là dei testi, mai di parte, aperto al confronto.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Questo libro ne dà, se ce n’era bisogno, la conferma; ci offre un ritratto di Rocco Scotellaro di una limpidezza tale da rendere il poeta una presenza viva, un palpito che si condivide.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Non nascondo la mia gioia nel rileggere il primo scritto del libro, “La novità poetica di Rocco Scotellaro” che Caserta pubblicò su “Nuova Basilicata”, nel settembre del 1964. Una voce fuori dal coro, un’analisi serrata e vera della consistenza poetica di Rocco, finalmente fuori dai canoni politici, dalle coloriture dell’impegno che Carlo Levi appose come un sigillo per creare il caso, ma forse anche per veicolare proprie idee tenute dentro e mai espresse in prima persona. A volte gli avalli a personaggi famosi sono serviti anche per finalmente dire fino in fondo il proprio pensiero che diversamente non sarebbe stato accettato, anzi osteggiato e respinto, perché frutto di una realtà non credibile e quindi soltanto teoria.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Insomma, la figura di Rocco Scotellaro, in queste pagine offerte cronologicamente da Caserta, ci viene incontro nella sua statura autentica, anche a costo di togliere qualche scheggia al mito che, detto apertamente, più che giovare al poeta gli ha portato danni e ha inficiato il giudizio sulla sua opera che per lunghi anni è stata letta come supporto del suo impegno, addirittura come composizioni politiche in versi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Caserta lo afferma senza mezzi termini e lamenta che all’epoca in cui fece stampare il primo contributo su Scotellaro con c’era stato ancora uno studioso che avesse preso in seria considerazione “E’ fatto giorno”. La cronaca sopravanzava la sostanza del dettato poetico e personalmente ricordo che ogni volta che nominavo il poeta c’era sempre qualcuno a dirmi che si trattava più di una figura politica anziché di una creatura letteraria.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Anche da parte di Michele Parrella, che incontravo spessissimo a Roma nello studio del pittore Enotrio Pugliese, ricevevo la stessa alzata di scudi. Ormai l’interpretazione alla lettura dei versi di Rocco era “guidata” dagli orientamenti “imposti” da Via del Corso o dalle Botteghe Oscure. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Ricordo che quando nel 2006 l’Università di Belgrado mi incaricò di curare un’Antologia della poesia italiana del Novecento feci fatica per inserire Rocco Scotellaro e ci riuscii perché ebbi la possibilità di leggere ad alta voce alcuni testi del poeta di Tricarico durante un reading proprio tenutosi a Belgrado, evitando accuratamente di fare riferimenti che non fossero di carattere letterario.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Temo che Giovanni Caserta sarà bistrattato per avere messo il nome di Scotellaro accanto a quello di Leopardi, se non sarà fatta una lettura senza paraocchi e capire il pensiero del critico che non ha impiantato paragone, ma descritto l’atmosfera in cui i due poeti sono cresciuti e vissuti impastati alle ombre dei piccoli borghi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Due citazioni in modo che si possa capire chi era veramente Scotellaro. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">In un “Inedito” del 1978, cioè all’uscita di “Margherite e rosolacci” con Mondadori, Caserta scriveva: “… Rocco Scotellaro fu soprattutto un poeta, che la poesia poneva al di sopra di tutti i suoi interessi. A testimoniarlo è la sovrabbondanza dei versi, anche quando la sua attività politica fu particolarmente intensa. Quando questa gli procurò una cocente delusione, che altri avrebbero superato con orgoglio, per lui fu il segno che doveva abbandonare e andarsene dal suo paese, in modo da percorrere la sola via degli studi” (pag. 115)</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">L’altra citazione per ricordare che “La sua immagine è ormai fuori del tempo, fuori del centenario, oltre il centenario, mito per ‘tutte le Lucanie del mondo”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">La fedeltà con cui Caserta ha seguito la poesia di Rocco Scotellaro è testimoniata in questo prezioso testo con assoluta lealtà critica. Credo che bisogna ricordarsene e ricordarsi del lavoro di questo studioso che nel 2019 ha pubblicato un “Disegno storico della Letteratura Lucana” che puntualizza molte situazioni ambigue o distorte con il coraggio che soltanto i critici onesti (ritorna Saba) sanno adoperare.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Proprio nelle pagine della sua “Letteratura” Caserta riporta, a sostegno della sua tesi, un giudizio che Eugenio Montale scrisse sul “Corriere della Sera”: “Scotellaro ha potuto lasciarci un centinaio di liriche che rimarranno tra le più significative del nostro tempo”.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;">Montale non era generoso. La sua fu appena una constatazione.</span></p><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><p style="text-align: right;"><span style="font-size: large;">Dante Maffia</span></p></blockquote><div style="text-align: justify;"><br /></div>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-18977802463792233072023-06-12T08:58:00.001-07:002023-06-12T08:58:30.351-07:00Capuana e la letteratura per l'infanzia di Giovanni Pistoia<p> </p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="https://www.academia.edu/102434285/Capuana_e_la_letteratura_per_linfanzia">https://www.academia.edu/102434285/Capuana_e_la_letteratura_per_linfanzia</a><o:p></o:p></span></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-82457435760866387482023-06-12T08:55:00.000-07:002023-06-12T08:55:00.401-07:00Il fiume violato di Giovanni Pistoia<p><br /></p><p><br /></p><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="https://www.academia.edu/102684606/Il_fiume_violato">https://www.academia.edu/102684606/Il_fiume_violato</a><o:p></o:p></span></p><br /><p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-76796533152183289992023-06-12T08:45:00.003-07:002023-06-12T08:49:48.555-07:00I sentieri di Giacinto Luzzi e la sofferenza di Dramis di Giovanni Pistoia<p><br /></p><p><br /></p><p></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: 14.0pt; line-height: 107%;"><a href="https://www.academia.edu/102287038/I_sentieri_di_Giacinto_Luzzi_e_la_sofferenza_di_Dramis">https://www.academia.edu/102287038/I_sentieri_di_Giacinto_Luzzi_e_la_sofferenza_di_Dramis</a><o:p></o:p></span></p><br /><p></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-54911246302990164612023-06-09T10:56:00.000-07:002023-06-09T10:56:04.825-07:00<p> https://www.academia.edu/102434285/Capuana_e_la_letteratura_per_linfanzia</p><p>https://www.academia.edu/102434285/Capuana_e_la_letteratura_per_linfanzia</p><p><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1308418773910517144.post-11212022512537167802023-06-07T09:14:00.003-07:002023-06-07T09:14:28.471-07:00<p> https://www.academia.edu/101172421/Bambini_e_migrazioni</p><p><br /></p>giovanni pistoiahttp://www.blogger.com/profile/04481604024945651894noreply@blogger.com0