lunedì 22 dicembre 2008

passeggiando tra i libri/Cantata per la festa dei bambini morti di mafia


Cantata per la festa dei bambini morti di mafia
Giovanni Pistoia

La mafia ha tre teste
cantarono le bouganville fiorenti
quella torturatrice delle armi
quella occhiuta dei soldi
e quella sottile della politica
non una per volta
tutte insieme le dovete tagliare
altrimenti quella che resta come la tigna
fa rifiorire le altre
a quell’assassino che disse tanto non muoiono così
i bambini anche in Jugoslavia
a chi ha le mani grigie lentigginose
e potenti come i suoi conti correnti
per misurare il peso di ogni strage politica
a chi ha sorrisi rotondi
per mascherare gli intrighi che tesse
per mantenere
il proprio potere.

Spaccate lupare coppole e mani molle
per voi siamo morti
strappate le toghe di giudici venduti
per voi siamo morti
cacciate gli avvocati a doppio servizio
per voi siamo morti
bruciate i registri degli appalti venduti
per voi siamo morti
all’ospizio i riciclatori suadenti giunti ai culmini
del potere politico
per voi siamo morti
nelle discariche i sorrisi bavosi di politici
contrattati
per voi siamo morti
spaccate le reti di mafia e politica
bruciate i soldi con odore di sangue
per voi siamo morti
assassinati
da loro.
È facile perché è tutto già scritto
È facile se lo volete davvero.

Noi che cos’altro possiamo fare
per Palermo imperiale e barocca
per Reggio che stende le sue case bianche
lungo la costa del mare
per Napoli regina
per Roma
per Milano lontana
e vicina
cos’altro possiamo fare per questa Italia che
abbiamo amato
noi che siamo morti
oltre che dare la vita
oltre che spezzare gli amori
oltre che chiudere sotto una lastra di marmo la via
dell’adolescenza?

Paese amato che altro ti possiamo dare per farti
svegliare
gli adulti pensavano in coro
mentre bambini e bambine
inseguivano con il soffio piccole palle leggere
di biancospino.

Un vento
ci vuole un vento che passi per tutta l’Italia -
suggerirono in un fiato le donne -
che come il soffio di quei bambini con le palle
di biancospino
sospinga il coraggio e l’indignazione
faccia lievitare la dignità
e la voglia di libertà.

Sono alcuni dei toccanti versi di una “cantata” di Luciano Violante, “Cantata per la festa dei bambini morti di mafia”. È a questa forma di poesia che l’autore si affida per richiamare l’attenzione del mondo civile sull’orrore rappresentato dalla criminalità. Bambini morti per mano mafiosa che non troveranno pace finché non saranno vincenti i valori dell’umanità.

Che non debbano ancora aspettare
i bambini morti di mafia
per riposare:
chiude così la cantata.

Quei bambini non trovano riposo. Altri morti bambini (e adulti) sono andati ad allungare il triste elenco.
No, Violante, quel “vento” non è passato. Si è perso negli anfratti, si è infranto sulle coste, si è spento nelle stanze ovattate.

O, forse, quel vento, non si è ancora alzato.

Luciano Violante
Cantata per la festa dei bambini morti di mafia
Bollati Boringhieri (prima edizione: ottobre 1994)

Foto: copertina del libro

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