domenica 14 agosto 2022

[A proposito di Quasi un taccuino – Per ascoltarmi, scrivo di Giovanni Pistoia, letto da Francesco Aronne]


Con l’andatura di chi non ha fretta nel camminare come nello scrivere, ma mai rinunciando alla puntualità, arriva Giovanni Pistoia. A chi è impressionato dal suo aspetto austero e schivo diciamo di non cadere nel tranello. Quella con Giovanni è un’amicizia antica. Una volta letto non si lascia più. E ciò che sorprende è che non smette mai di stupire, di accattivare, di dare un profondo senso alla lettura, ma soprattutto alimentare quel piacere indescrivibile che non ci vorrebbe mai vedere leggere l’ultima pagina di un suo libro, per non acquietare il gusto dell’abbandonarsi all’incantesimo delle sue parole, Giovanni poeta? Giovanni scrittore? Giovanni storico? Giovanni tutto questo e altro ancora! Anche stavolta arriva in punta di piedi e con passo felpato. Tra le mani Quasi un taccuino – Per ascoltarmi, scrivo (Lecce, marzo 2022). Anche stavolta ci presenta un oggetto a lui familiare, come la matita o come già accaduto in altri scritti tipo Il vizio degli appunti. Il taccuino ripropone automatismi di richiami mnemonici tipo MoleskineChatwinIn Patagonia, ma quello che ora abbiamo noi nelle mani è tutt’altra cosa. Sempre di viaggio trattasi ma è racconto di un viaggiare tra le pagine in cui Giovanni Pistoia si ripropone come raffinato Maestro del non perder nulla. Egli non crede alla gratuità delle parole, alla loro insignificanza in agglomerati, in associazioni casuali frutto di un pensare debole, distratto, in leggerezza, di un generico pour parler. Giovanni alle parole dà un significato megalitico, autorevole, profondo. Usa le parole con rigore e severità, le assembla con serietà e fatica, come un permaloso compositore che verga sul pentagramma uno spartito solo quando è certo che le note pensate siano definitive. L’ineluttabilità dello scritto che Giovanni consegna ad ogni pagina bianca è un messaggio in bottiglia affidato all’oceano. Anche lui articola il suo volume in quattro stanze separate: Parole d’acqua, Parole di vento, Parole di fumo, Parole in volo. Solitudini, sentimenti, introspezioni, incontri, viaggi interstellari tra lemmi come stelle addormentate che nelle sue articolate galassie ritornano a brillare di luci a noi spesso sconosciute. E ti può capitare di leggere: Io amo questo mare di dicembre, mi appartiene questa spiaggia senza ombre e ombrelloni. L’orizzonte non lo vedo, eppure so che c’è. In fondo, in fondo, dove il finito si infinita [30]. Oppure leggere: Perché io scriva non lo so. Per divertirmi? Per gioco? No, a volte mi costa fatica. Per gli altri? No. Quando scrivo gli altri non ci sono [47]. Ed ancora: Credo che scrivere qualcosa per me, sia null’altro che un tentativo di dialogare con me stesso; una possibilità, forse l’unica, per conoscere quello che di me non so, quella parte di me che se ne sta nascosta in qualche angolo buio, in qualche angusto frammento dell’inconscio [56]. In queste 115 annotazioni l’autore si confessa. Confessa spesso a se stesso (Per ascoltarmi, scrivo) rendendo però partecipe anche il lettore che, ammesso in queste stanze segrete, supera solo con l’incedere nella lettura il disagio di avere accesso ad un’Area Riservata. Nelle due stanze Parole di fumo e Parole in volo possiamo leggere perle poetiche brevi, nate a volte, proprio come perle, da ferite interiori profonde e non cicatrizzate. Tra queste mi sono ritrovato con piacere in quattro poesie che con le loro dediche mi onorano profondamente: Lo sguardo (Pag. 87), Le nostre mani (a Maria Teresa e Francesco nel giorno del loro matrimonio) – Pag. 94), Buongiorno, Francesco (A Francesco Aronne nel giorno del suo matrimonio – Pag. 100), Il gatto e la luna (Pag. 117). Leggere Giovanni Pistoia è perdersi puntualmente e restare intrappolato in una ragnatela di magie, ragnatela in cui è davvero bello abbandonarsi senza mai stancarsi. Il libro si apre con una toccante dedica a Silvana Marrazzo e, proprio come la dedica, l’intero volume si offre anche come un inno all’amicizia sincera.

 

Nota: La nota è inserita nel contesto di uno scritto di Francesco Aronne, Letture d’agosto. Incontrando quattro amici al Bar Mediterraneo, su viale Jonio, al civico 35, che appare nella Testata giornalista FARONOTIZIE.IT, n. 196, Agosto 2022; ora - 14 agosto 2022 - anche su

https://www.academia.edu/84679170/Nota_di_Francesco_Aronne_sul_mio_Quasi_un_taccuino

 

 


venerdì 12 agosto 2022

Questa è la storia del delfino Beniamino e di Silvia bambina immaginosa di Giovanni Pistoia

 

Una notte senza luna

non è una notte scura

se colma la sua lacuna

una volta stellata e pura.

Silvia, apri la finestra

e osserva questo incanto,

ascolta la muta orchestra

di questa celeste ammanto.

Angelo Petrosino

 

Una bambina estrosa e deliziosa, un delfino danza e acrobazia, e poi il mare tutto azzurro e il cielo azzurro come il mare. Il sole brucia e arde ed è malvisto dai passanti, ma le acque, quelle sì, son fresche e spumeggianti. L’estate torrida sembra non finire, ma verrà l’autunno, e poi l’inverno, e cercheremo il sole che, per dispetto, giocherà a nascondino. Intanto, sogniamo mille avventure, e a cavallo di un bel delfino, scorrazziamo per mari, e tra pesci e pescatori, barche e tartarughe, tra gabbiani un po’ acciaccati, squali tagliatori, schizzi, scherzi, schiamazzi, e squittendo, fischiando, strillando, come velieri veleggiamo verso il tempo che fu, che è, che sarà. E mentre sulla battigia bambini festosi inseguono onde birichine, adulti attentamente li rincorrono, e ritornano in quel tempo che fu bambino anche per loro. È bello vivere da bambini ed è altrettanto bello non dimenticare d’esserlo stato.

 

Angelo Petrosino, lo scrittore per bambini e bambine di oggi e di ieri e di domani, non ha mai dimenticato di essere stato ragazzino. E da cresciutello li ha incontrati tra i banchi di scuola, dove per anni ha fatto l’insegnante o, meglio, il maestro; e, poi, dalla sua fantasia sono sbocciati mille adolescenti, che hanno arricchito quel meraviglioso giardino che chiamiamo Letteratura per l’infanzia, anche se preferisco dire semplicemente Letteratura. La sua grande capacità di parlare degli adolescenti, seguendoli attraverso il loro sviluppo emotivo e sociale, gli deriva dal fatto di non mettersi mai in cattedra, ma ascoltando e osservando i bambini nei loro comportamenti quotidiani, non trascurando nessun dettaglio. Spesso i dialoghi, sempre misurati e puntuali, che troviamo nei suoi romanzi, sono il risultato di quello che avviene per le strade, nelle case, nelle aule scolastiche, sui campi di gioco, o sulla spiaggia e in mare come in Le avventure del delfino Beniamino (Einaudi Ragazzi, 2022).

 

In questo romanzo, impreziosito dai disegni freschi, gioiosi e ironici di Sara Not, si raccontano le avventure estive di una bambina, Silvia, di nove anni e di un delfino, Beniamino, fantastico compagno «col naso a bottiglia» di giorni felici. I due condividono giochi, scoperte, vicende; conosceranno il mare e le sue insidie. Sono, naturalmente, gli interpreti di vigorose nuotate nelle limpide acque dell’isola e dell’arcipelago toscano. Qui Silvia vive con il nonno, preziosa presenza, perché la bambina è senza genitori dall’età di due anni. «I suoi genitori erano stati travolti da una valanga mentre sciavano in montagna. Purtroppo, non li avevano trovati subito e non avevano potuto salvarli», scrive Petrosino. Ma questa triste vicenda è appena lievemente accennata. La bambina abita con il nonno, che è impegnato a seguire la nipotina, vispa e intelligente, dandole fiducia, aiutandola a crescere, a sviluppare quelle ali che la renderanno sempre più libera e autonoma nell’affrontare la vita. Anche se apparentemente il nonno non è un protagonista di primo piano nel romanzo – l’attenzione è tutta rivolta a Silvia, a Beniamino e alla Natura – lo scrittore è attento nel farne un educatore prudente, saggio, e sempre aperto al dialogo con la nipote. Non è un caso che è un nonno «grande lettore» e «bravo narratore».

 

Non è opportuno soffermarsi sugli episodi raccontati dallo scrittore; faremmo un torto ai giovanissimi lettori ma anche a quelli non più giovani, che vorranno trovare un po’ di giovinezza nelle fresche e sobrie pagine di Angelo Petrosino. Sì, diciamocelo una volta per tutte, non sono solo bambini e adolescenti i lettori di Petrosino; i suoi romanzi sono letti da maestri e maestre, genitori, bibliotecari, educatori. Ma anche da tanti che, pur non essendo “obbligati” in virtù del proprio lavoro, trovano nelle pagine di Petrosino, pur nella leggerezza del lessico e della costruzione del periodo, profondità di pensiero, approccio a numerose tematiche importanti e attuali,  e un bagaglio immenso di umanità e di dolcezza. E, ancora, quel grande dono che lo induce, nel raccontare eventi più o meno reali, più o meno frutto della sua robusta fantasia, a porre problemi legati all’infanzia senza dirlo, a stimolare dialoghi senza mai dare lezioni. Sembra che l’autore si aggiri premuroso tra le vie, le piazze, e tra i banchi senza mai sentirsi maestro. Lui che fu Maestro di professione, e che continua a essere, sempre più, Maestro nella scrittura e nel comprendere e nel far emergere quel mondo vasto, complesso, misterioso e fantastico che noi chiamiamo, molto frettolosamente, «bambino», «ragazzo», «adolescente».

 

 

Appare per la prima volta in:

https://independent.academia.edu/GiovanniPistoia

 in data 7 agosto 2022

 

e successivamente in:

 

http://parolefiori.blogspot.com/2022/08/questa-e-la-storia-del-delfino.html