giovedì 2 gennaio 2020

Pino Boero, Walter Fochesato, L’alfabeto di Gianni, Coccolebooks, 2019





Il Nonno gatto il Gatto nonno
di Giovanni Pistoia

E io invece penso che il signor Newton abbia scoperto
le leggi della gravitazione universale proprio
perché aveva una mente aperta in tutte le direzioni,
capace di immaginare cose sconosciute,
aveva una grande fantasia e sapeva adoperarla.
Gianni Rodari

Acqua alta a Venezia. Che cosa possono fare gli abitanti per vivere sereni in quella bella città? Diventino pesce! del resto un po’ pesci i veneziani lo sono già, poiché stanno sempre a contatto con l’acqua, anche quando questa non è poi così alta. Lo stesso possono fare i turisti, si attrezzino pure, vestano pesce e buon divertimento. Venezia sarà ancora più arcana se vista ondeggiando nell’acqua del mare.

Eh, i nonni! Sempre più spesso soli soletti, nessuno si cura di loro. In casa sono tutti affaccendati, piccoli e grandi, e stare con loro… quante complicazioni! Si sa, non c’è mai tempo per prestare attenzione a quel brontolone di nonno. E come si può risolvere questo problema? Impacchettarlo e spedirlo alla più vicina casa di riposo, anche se il nonno di questo riposo non vuol proprio riposare. E per evitare questa sventura, il nonnetto cosa si inventa? Si fa ospitare in un bel campo di felini abbandonato, fino a confondersi con i gatti e gattoni dai colori grigi, neri, o color della luna. Assunto le sembianze del dolce gatto coccolone si presenta a casa, dove regnano i nipoti. «Ah che bel gatto!» dicono tutti. E giù coccole e abbracci, e carezze, e latte, e sedie, e poltrone e divani, e tante parole d’affetto. Il nonno-gatto è il re della casa: entra, mangia, esce, torna, salta e risalta, si stira e si ristira, e crede che sia in un’osteria.

Cos’è un dittatore? e come fargli capire che non è l’ombelico del mondo? Se ne stava, questo signore, al centro della stanza, si pavoneggiava ininterrottamente, ascoltava la sua voce, insultava e minacciava chi non la pensava come lui. Era, in fondo, un punto piccoletto, superbo, irascibile, ma si sentiva il principio e la fine del mondo, ma che dico? dell’universo intero. Le parole, a sentirlo strepitare, cominciarono a protestare, non avevano alcuna voglia di tacere. Dovevano fargli capire che era solo un punto, un punto-e-a-capo e nulla più. «Si crede un Punto-e-basta, / e non è che un Punto-e-a-capo». E così le parole lo lasciarono da solo. Un punto, solo un punto in mezzo alla pagina. Era solo un punto. Il mondo continuò il suo viaggio «una riga più in basso». E quel puntino si allontanò sempre di più fino a scomparire sempre più giù, e chi lo vide più.

Chiedo scusa a Gianni Rodari se mi sono lasciato prendere la mano. Ma è l’effetto della sua lettura che cattura, e stimola, e incanta e, ancora, fa fantasticare e, non ultimo, pensare. Perché Rodari non è solo l’autore di belle filastrocche, di storie bizzarre e fantasiose, ma scrittore complesso, profondo. La sua è una matita lieve, ma lascia il segno, incide, graffia. Affronta problemi difficili, ma gioca con le parole, perché tutto possa essere trasparente. Sa di parlare per i bambini e i ragazzi ma sa anche che gli adulti ascoltano e leggono. E se capiscono i bambini anche per gli adulti c’è speranza. «Il bambino si può dire il primo e vero protagonista degli scritti di Rodari, non solo delle opere creative, ma anche degli scritti occasionali, quelli cioè prodotti nell’ambito della sua professione di giornalista. Ogni idea, ogni riflessione è piegata a servizio del bambino»[1] scrive Carmine De Luca[2], attento studioso delle sue opere[3]. Rodari scrive di violenza, scuola, famiglia, libri, televisione, fumetti, gioco, giocattoli, fantasia, immaginazione, creatività, ma tutto è messo a disposizione dello sviluppo armonico del bambino: autonomia di crescita, capacità creativa, con un occhio attento ai suoi diritti spesso calpestati in ogni luogo, in ogni tempo.
 Attribuisce grande merito alla scuola, che deve volare alta, grande come il mondo, non burocratizzata; una scuola dove abita l’empatia, l’ascolto, il dialogo; dove si danno gli strumenti per capire, comprendere, valutare; dove si imparano «a fare le cose difficili: / dare la mano al cieco, / cantare per il sordo, / liberare gli schiavi / che si credono liberi».  Una scuola dove non ci si affidi passivamente alla tecnologia. E si badi, Rodari scriveva così tanti anni fa. È morto, come è noto, nel 1980.

Gianni Rodari era nato il 23 ottobre del 1920 a Omegna sul lago d’Orta. Cento anni fa. E nel 2020 ricorre, in effetti, il centenario dalla nascita, il quarantesimo dalla morte e anche il cinquantesimo del Premio internazionale Andersen, il Nobel per la letteratura per l’infanzia, che ricevette a Bologna il 6 aprile 1970. Nel corso dell’anno si avranno molte iniziative per ricordare lo scrittore -che non è solo uno dei più autorevoli autori di letteratura per ragazzi nel mondo- le cui operano occupano un posto di rilievo nella storia della pedagogia e della letteratura italiana contemporanea[4]. E, in ogni modo, soprattutto con lui, la letteratura per ragazzi ha acquisito autorevolezza, sottratta al limbo di una produzione minore, di serie b.

Per intanto è possibile immergersi nel mondo rodariano attraverso un bellissimo libro di Pino Boero e Walter Fochesato, dal titolo L’alfabeto di Gianni, apparso nel marzo 2019. Il volume si presenta accattivante anche graficamente, la casa editrice calabrese Coccolebooks ha davvero fatto un bel lavoro. Si tratta di ventuno storie, una per ogni lettera, un alfabeto rodariano che racconta ai lettori, in maniera sobria e leggera, episodi poco noti e curiosità di Gianni Rodari tra vita e letteratura. È un lavoro pensato principalmente per gli adolescenti. (Ma con un po’ di pazienza è una lettura che anche gli adulti possono affrontare). Con i ragazzi gli autori vanno a esplorare il variegato mondo di Rodari. Al termine del viaggio, nonostante le poche pagine e i capitoli brevi e ariosi, si ha la netta sensazione di aver osservato panorami affascinanti e ambienti fantasiosi, meritevoli di essere approfonditi. Cosa che si può fare prendendo o riprendendo in mano i libri di Rodari: filastrocche, romanzi, favole, novelle, saggi, articoli per giornali e riviste, e tante pagine per il teatro. Che cosa diranno questi scritti ai ragazzi e agli insegnanti di oggi? Che cosa sa la scuola dei nostri giorni degli insegnamenti, sempre aperti e mai dogmatici, del Rodari pedagogo e educatore? Le iniziative del 2020 saranno tante. L’augurio che possiamo farci è che tutto si svolga rodarianamente, evitando, cioè, amenità agiografiche, orpelli stucchevoli, approssimazioni sempre in agguato; sburocratizzando ogni evento, entrando nel cuore dei problemi, in profondità, ricordandoci dello stile sottile, ironico, garbato, semplice, fantasioso e complesso nello stesso tempo di Rodari. Sarà, forse, una buona occasione per rileggere dei libri (e aprire, perché no, qualche biblioteca per ragazzi e ragazze), parlare senza remore della scuola di ieri e di oggi e, soprattutto, di domani. Una buona occasione per ascoltare. Per ridare la parola alla parola. In Grammatica della fantasia, Rodari scrive: «‘Tutti gli usi della parola a tutti’, mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo».



[1] Carmine De Luca (a cura di), Se la fantasia cavalca con la ragione. Prolungamenti degli itinerari suggeriti dall’opera di Gianni Rodari, Juvenilia, Bergamo 1983, p. 4.
[2] Su De Luca si rinvia a: G. Pistoia, Quel bel convoglio della fantasia. Pagine sparse di letteratura per l’infanzia, Youcanprint, Lecce 2017.
[3] Dei numerosi saggi di De Luca sull’opera rodariana, qui si cita solo Gianni Rodari. La gaia scienza della fantasia, Abramo, Catanzaro 1991.
[4] Vasta è la bibliografia su Rodari, qui si citano: Pino Boero, Una storia tante storie. Guida all’opera di Rodari, Einaudi, Torino 1992; Einaudi Ragazzi 2010; Mariarosa Rossitto, Non solo filastrocche. Rodari e la letteratura del Novecento, Bulzoni editore, Roma 2011. Si rinvia anche alla rivista Andersen che ha dedicato il numero 365 (settembre 2019) interamente alla figura dello scrittore in preparazione del centenario del 2020.


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