Uno spazio non definibile: qui la “voce” cede il posto alla scrittura. A volte la parola “parlata” annulla il pensiero. La parola scritta fissa un attimo, un sentimento, una riflessione, cattura il tempo.
La vita è sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è gioco, giocala. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantala. La vita è una lotta, vivila. La vita è una gioia, gustala. La vita è una croce, abbracciala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è pace, costruiscila. La vita è felicità, meritala. La vita è vita, difendila. (Maria Teresa di Calcutta)
“Cosimo era sull’elce. I rami si sbracciavano, alti ponti sopra la terra. Tirava un lieve vento; c’era sole. Il sole era tra le foglie, e noi per vedere Cosimo dovevamo farci schermo con la mano. Cosimo guardava il mondo dall’albero: ogni cosa, vista di lassù, era diversa, e questo era già un divertimento. Il viale aveva tutt’un’altra prospettiva, e le aiole, le ortensie, le camelie, il tavolino di ferro per prendere il caffè in giardino. Più in là le chiome degli alberi si sfittivano e l’ortaglia digradava in piccolo campi a scala, sostenuti da muri di pietre; il dosso era scuro di oliveti, e, dietro, l’abitato d’Ombrosa sporgeva i suoi tetti di mattone sbiadito e ardesia, e ne spuntavano pennoni di bastimenti, là dove sotto c’era il porto. In fondo si stendeva il mare, alto d’orizzonte, ed un lento veliero vi passava.”
È un brano del libro di Italo Calvino “Il barone rampante”, la cui prima edizione risale al 1957 per conto dell’editore Einaudi. Gli Oscar Mondadori ne hanno curato una recente edizione, con la collaborazione di Luca Baranelli. Il testo pubblica la presentazione scritta dallo stesso Calvino, sotto lo pseudonimo di Tonio Cavilla, nel 1965 quando curò la stampa del volume per le scuole medie.
Arricchisce il libro una esaustiva cronologia delle tappe più significativa della vita e delle opere di Calvino, nonché una bibliografia essenziale per quanti desiderano avvicinarsi allo scrittore.
La storia del racconto di Calvino è ben nota: un ragazzo decide, un bel giorno, di salire su un albero – un desiderio che accomuna i ragazzi di ieri e di oggi – con l’intento, però, di non scenderne più. Perché questa scelta così drastica? E cosa fare su un albero per giorni, settimane, mesi e anni? Calvino sviluppa fino alle estreme conseguenze l’avventura di un ragazzo, che rifiuta di mettere piede sulla terra e di guardare il mondo dall’alto di alberi, tanti alberi …
Ha un significato simbolico questo gesto? Se lo chiede lo stesso autore. È, forse, un invito alla disobbedienza, oppure un modo, come tanti, per impegnarsi o non impegnarsi nelle faccende della terra? C’è tutto questo e forse anche altro? Oppure è solo l’avventura del poeta-scrittore Calvino che libera la propria fantasia nel ricordo delle sue scorribande giovanili e rituffandosi, in un certo senso, nelle sue prime letture?
Come si sa, il libro una volta scritto appartiene al lettore e, quindi, il lettore di oggi, giovane o meno giovane, amante della natura oppure degli spazi ben cementificati, dove è difficile riposare all’ombra di un albero, ne trarrà tutte le considerazioni a lui più congeniali. Ma, poi, un libro deve avere necessariamente una morale? Credo che sia bello prendere, o riprendere, questo testo di Calvino in mano e lasciarsi affascinare dalla “filosofia di vita” di un giovane “rampante”, che è altra cosa del giovane rampante ambizioso, di cui spesso si discorre, che vuole fare carriera e salire il più in alto possibile nella società di oggi. Il nostro “barone” vuole salire in alto, certo, ma sui fragili rami di un grande albero e osservare, con un velo di tristezza e di ironia, le fragilità “terrene”.
“Il nostro castagno è in piena fioritura dai rami più bassi alla cima, è carico di foglie e molto più bello dell’anno scorso.”
Anne Frank, 13 maggio 1944
Cade l’albero caro ad Anne Frank
Il 23 agosto 2010, verso le 13.30, il castagno di cui Anne Frank scrisse nel diario è crollato insieme all’armatura d’acciaio che lo sosteneva. Il tronco si è spezzato a circa un metro da terra. Fortunatamente non ci sono stati feriti.