martedì 27 settembre 2022

FRANCA PALMIERI, Luoghi e sentieri di Versi, Carbonia, Il Pettirosso Editore, 2020, pp. 125 Letto da Dante MAFFIA

Franca Palmieri è una forza della natura, la sua attività è frenetica. Ha ricoperto incarichi organizzativi in Progetti Educativi e Aree Funzionali, ha condotto interessanti e proficui laboratori di Scrittura Creativa di Poesia e di Teatro, e ha scritto molta poesia, perché la sua natura è essenzialmente di poeta.

Non è facile compendiare in una nota critica il lavoro di Franca, la sua poesia che tocca molte circostanze, molti temi, e sempre con un fare garbato, con accenti di lirismo alto e funzionale al dettato. In questo volume, dal titolo accattivante, “Luoghi e sentieri di Versi”, è evidente la sua ansia di voler abbracciare il mondo intero, la sua necessità di scavare nel profondo dei sentimenti per assaggiarne le valenze paradisiache, ma anche quelle che fanno sentire le vibrazioni della scomodità.

“… su una finestra sventrata

una vetrata aperta sul bosco

un termosifone che pende da un asse

come panno steso che attende

uomini e donne accasciati

ai piedi di case inesistenti

fissano sguardi ammutoliti

su blocchi accatastati

in cerca di voci affetti oggetti

inghiottiti dal fondo della notte…”

 

Un solo esempio a dimostrazione di come la scrittura di Franca sa muoversi sia tra i detriti del sapere e dell’essere, e sia nel trionfo delle apoteosi umane nelle quali appare e dispare il senso nuovo del progredire,  del futuro in atto.

È una poesia che si è nutrita da varie fonti, comprese quelle delle ultime avanguardie, ma che ha raggiunto una sua identità, un suo modo d’essere e dire oltre i processi formali dei linguisti e dei filologi, incapaci di addentrarsi in certe atmosfere surreali. Proprio queste atmosfere suggeriscono alla poetessa momenti alti, passaggi sublimi, direi aurore pennellate da un pittore che, partendo dal figurativo, arriva ai bollori delle incandescenze astratte.

Attenzione, però: “astratto” per Franca Palmieri non vuol dire mai casualità, tentativo di percorrere i viali del nonsenso. In ognuna della composizioni troviamo la fermezza di una donna che sa vedere oltre le apparenze e trova sempre l’incanto e il fermento nidificati nella parola, una parola che lei corteggia, ama, e utilizza come arma per andare in profondità.

Non mi azzarderei mai a parlare, come sono soliti fare alcuni critici, di poesia al femminile; Franca Palmieri scrive poesia senza aggettivi, e la corrobora di immersioni nella pienezza del vivere e del sognare, a volte senza fare distinzioni, perché

“I poeti divorano vite

ne  succhiano la linfa

la fanno propria

perché una non gli basta

e frugano nei dettagli nascosti

nei residui insignificanti

di anime ormai sparite

per trovare il padre mancato

l’amore inseguito…”

 

I dettagli nascosti, i residui insignificanti… ciò che non appare agli occhi dei superficiali, come se la realtà fosse soltanto quella che si vede e non avesse meandri e nascondigli e ragioni effimere o radici lunghe, infinite.

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