martedì 22 dicembre 2009

GLI AUGURI DELLA FONDAZIONE CARMINE DE LUCA


La Fondazione Carmine De Luca – ONLUS, augura a tutti gli amici, utenti, collaboratori

BUONE FESTE

I recapiti:

indirizzo postale:

Fondazione Carmine De Luca – ONLUS
Palazzo Zagara
Via Provinciale, s.n.
87065 – Corigliano Calabro Scalo (Cosenza)


Oppure:

Giovanni Pistoia
Presidente Fondazione Carmine De Luca
Via Lucania, 4
87065-Corigliano Calabro Scalo (Cosenza)

e-mail:

giovannipistoia@libero.it


pagina web:

http://www.fondazionedeluca.it/

http://fondazionedelucabiblioteca.blogspot.com/

http://larosanelbicchiere.blogspot.com/

http://giovannipistoia.blogspot.com/


recapito telefonico:

360.52.52.25

sabato 19 dicembre 2009

Muro Lucano: "Diversi e Divisi"


Muro Lucano
Associazione Cuori Muresi


Presentazione del libro

"Diversi e Divisi" diario di una convivenza con l'Islam
di Nello Rega.


Muro Lucano - 22 Dicembre 2009

Ore 17,00


Salone delle Feste della Società Operaia Piazza San Marco

Programma della serata:


Saluti delle autorità


Presenzazione del libro "Diversi e divisi" e incontro con l'autore Nello Rega


Coordinatrice: dott.sa Lucia Santoro (giornalista)


Relatore: dott. Carmelo Currò (giornalista)


Musica a cura della violinista Emanuela Sabatiello affiancata dalla cantante Patrizia Borghini


Per ulteriori informazioni:

www.cuorimuresi.it


Nello foto: panorama di Muro Lucano

mercoledì 16 dicembre 2009

Corigliano Calabro: Un sogno per Giorgia Pia

L’Arcivescovo Mons. Santo Marcianò sposa la causa
della piccola Giorgia Pia Curia
Fabio Pistoia

Un sogno per Giorgia Pia”, la straordinaria gara di solidarietà che ha preso il via a Corigliano Calabro e si è ormai estesa a macchia d’olio in tutto il territorio della Sibaritide (e si spera presto anche oltre), si arricchisce di una preziosissima, ufficiale, adesione.

Si tratta di Sua Eccellenza Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo della Diocesi di Rossano-Cariati, che ieri mattina ha incontrato i genitori della piccola Giorgia Pia. Immediata la disponibilità dell’Arcivescovo nei confronti della bambina e della sua famiglia. L’Arcivescovo, assai sensibile e generoso verso questa giusta causa, si è subito attivato, incaricando il Vicario Generale della Diocesi, Mons. Antonio De Simone, di redigere una lettera di presentazione della vicenda a tutti i Parroci della Diocesi di Rossano-Cariati affinché si mobilitino per contribuire alla raccolta fondi in atto per consentire a Giorgia Pia di poter effettuare le cure di cui necessita.

Questo il testo della lettera:

Giorgia Pia Curia, bambina di 5 anni di Cantinella, è affetta da una grave e rara malattia, che le impone il ricovero presso un centro specializzato di Cuba, per poter camminare, con spese molto elevate, che la famiglia da sola non può assolutamente sostenere. È stato costituito un Comitato di Beneficienza, e molte associazioni hanno dato la loro adesione sia a Corigliano che anche a Rossano. I genitori si sono rivolti anche all’Arcivescovo, che ha accolto la loro richiesta di poter avere la collaborazione fattiva delle Parrocchie. Franco e Gianna Curia, genitori della bambina, si recheranno presso di voi per informarvi e soprattutto avere la disponibilità, che certamente non farete mancare, offrendo l’impegno che ci contraddistingue in casi come questi che meritano la massima attenzione, in continuità con lo stile caritativo della nostra Chiesa diocesana”.

giovedì 10 dicembre 2009

Violenza sulla donna

INCONTRO DI SENSIBILIZZAZIONE
Sulle tematiche del sessismo in pubblicità
e sulle radici culturali della violenza sulla donna
con la presentazione

dell’Associazione Protocollo
contro la Pubblicità Sessista

tenuta da
Ico Gasparri

presidente dell’associazione e artista sociale
Interverranno altre componenti del consiglio direttivo
Seguirà seminario collettivo con il pubblico sulla lettura
e decodifica delle immagini pubblicitarie sessiste

Lunedì 14 dicembre 2009 ore 20,35
Presso Auditorium Ca’ Granda
Viale Ca’ Granda 19 – Milano

Ingresso gratuito

Con il patrocinio del

Milano
Comune
di Milano
Consiglio
di Zona 9

martedì 8 dicembre 2009

Le parole per te

Concorso Internazionale di Narrativa e poesia
PREMIO CITTA’ DI CAIVANO – LE PAROLE PER TE
2009/2010 - DECIMO ANNO

Regolamento:

• Sezione A - Narrativa – Gli autori possono partecipare con un racconto non superiore alle 7 cartelle dattiloscritte.
• Sezione B – Poesia – Gli autori possono partecipare con un componimento non superiore ai 35 versi.
• Sezione C – Poesia in Vernacolo - Stesse modalità di cui sopra.Saranno premiate le prime tre opere di ogni sezione, più eventuali menzioni di merito segnalate dalla giuria. La data ed il luogo di premiazione, prevista entro marzo 2010, sarà comunicata dalla segreteria a tutti i partecipanti.
• Durante la cerimonia di premiazione sarà assegnato il premio AD MAIORA a personalità che durante l’anno si sono contraddistinte nell’ambito Culturale, Scientifico, Artistico, Sportivo, Musicale e Umanitario.
• Gli elaborati, redatti in quattro (4) copie, di cui una firmata con indirizzo, numero di telefono ed indirizzo di posta elettronica, dovranno essere spediti alla segreteria del premio: Via Donadio 7 – 80023 Caivano – Napoli – Italia.
• A tutela dei dati personali l’organizzazione si ripromette di rimanere fedele alla legge 675/96.
• La scadenza per gli invii degli elaborati è fissata per il 10.01.2010 (farà fede il timbro postale).
• A parziale copertura delle spese di segreteria e richiesto un contributo di euro cinque (5).
• I lavori premiati e quelli ritenuti validi dalla giuria saranno pubblicati in un volume edito e
distribuito da ALBUSedizioni. (www.albusedizioni.it). Una copia omaggio del volume andrà a tutti gli autori in esso inseriti.
• Gadget o attestato di partecipazione più una copia del libro a tutti i partecipanti che interverranno alla cerimonia di premiazione.
• Premio Speciale per la sezione poesia sarà assegnato dall’Associazione “Termopili D’Italia” di Castelmorrone (Caserta).
• Il Giudizio della giuria è insindacabile. Gli elaborati non saranno restituiti.
• I concorrenti con l’invio del lavori, implicitamente, accettano l’osservanza delle disposizioni di questo regolamento e autorizzano la pubblicazione restando comunque proprietari delle loro opere.
• La giuria sarà resa nota all’atto della premiazione.

• Info: 339.2740860 – 389.8001538 – oppure leparoleperte@alice.it – free-press@libero.it
L’evento letterario è organizzato dall’Associazione Culturale “Le parole per te”, dalla Pro loco di Caivano e dal Notiziario Caivanopress.
Con la collaborazione delle Associazioni Culturali “Termopili D’Italia, “Elicona”, dell’Associazione artistico- Culturale “Leonardo”, la casa editrice ALBUSedizioni.
Per trasparenza, serietà e professionalità si accetta la collaborazione di chiunque sia interessato al progetto e alla realizzazione di momenti artistici – letterari, che non appartengono ai soli organizzatori, ma a tutta la comunità.

domenica 6 dicembre 2009

Appello per arricchire la nostra biblioteca

Appello per arricchire la nostra biblioteca
comunicato della Fondazione Carmine De Luca

L’impegno primario della Fondazione Carmine De Luca -onlus- è quello di promuovere la lettura, far conoscere, in particolare, la letteratura per l’infanzia a piccoli e adulti. A tale scopo è nata la Biblioteca dei bambini e ragazzi. Desideriamo arricchirla sempre più di testi per fornire un servizio adeguato alle esigenze dei nostri utenti.

Facciamo appello a scrittori, editori, giornalisti, critici, librai perché, nei limiti delle proprie possibilità, possano donare alla Biblioteca dei libri soprattutto destinati a bambini e adolescenti.

I testi ricevuti saranno catalogati e messi a disposizione per la consultazione e il prestito.

Ringraziamo quanti hanno già avuto modo di contribuire ad arricchire la Biblioteca e confidiamo molto in tanti altri soggetti.

Invitiamo gli amici blogger che leggono questo messaggio di farlo girare in rete. Ringraziamo sinceramente della disponibilità.

Per contatti:

sabato 5 dicembre 2009

Un camoscio un cacciatore una farfalla


Un camoscio un cacciatore una farfalla
Giovanni Pistoia

“Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del camoscio appigliano l’aria. Il callo a cuscinetto fa da silenziatore quando vuole, se no l’unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una variante al tema, non una legge.”

Si sono sfidati per un’intera vita, lassù, sui dirupi della montagna, dove tempeste fulmini vento e neve tengono lontano tutti. Ma non loro: il re dei camosci e il re dei bracconieri. Al re dei camosci l’uomo dal fucile facile ha ucciso la madre. E il camoscio non dimentica.

Amante della natura a suo modo, il bracconiere, che si definisce “ladro di bestiame”, trascorre la sua vita nel regno dei camosci, degli stambecchi, delle aquile. Tra montagne difficili, chiuso in una capanna come un eremita. Ma arriva anche per lui il giorno della vecchiaia, quando il cuore batte a fatica e il peso della legna si fa sentire sulle spalle non più forti. Arriva anche per il re dei camosci l’ora in cui sta per cedere ad altri lo scettro di dominatore. Ma non vuole farlo in maniera triste. Cerca, e ottiene, la morte che più desidera. Una morte che suona come una strana vendetta.

Volumetto di appena settanta pagine, si legge d’un fiato trasportando il lettore in un ambiente dove le regole sono quelle della natura. Un racconto, “Il peso della farfalla”, questo di Erri De Luca, soffice come la neve appena caduta, leggero come la farfalla, travolgente quando il vento sembra toglierti il respiro per portarti lontano.

L’ho letto speditamente, perché lo stile è accattivante, ma ho rischiato di non ascoltare il canto della montagna, di non gustare l’odore degli alberi, il tonfo dei ramponi sul lastrico del ghiaccio, di non vedere la tristezza negli occhi grandi calmi desolati del piccolo stambecco ucciso dal ladro di bestiame.

Una lettura lenta e serena aiuta molto. Anche a riflettere un po’ su stessi. Sulla natura. Sull’uomo. Sulla vita che scorre veloce e poi accorgersi, forse in un cambio di stagione, che “un uomo è quello che ha commesso.”

Erri De Luca
Il peso della farfalla
Feltrinelli 2009
http://www.feltrinellieditore.it/

Nell’immagine la copertina del libro: Camoscio al Passo di Caronella. Elaborazione dell’Ufficio grafico Feltrinelli da una foto di Simona Baglio (giugno 2008).



giovannipistoia@libero.it

giovedì 3 dicembre 2009

"Più libri più liberi" a Roma

“Più libri più liberi” a Roma
Viaggio nel futuro dell’editoria
di Laura Larcan

Che odore avrà la pagina digitale di un e-book? E quanto sarà emozionante sperimentare la lettura di un libro virtuale? Dilemmi che si possono sciogliere provando il funzionamento di un reader, scaricando e acquisendo file, scrivendo note e appunti, cercando un brano e sottolineandolo. E magari scoprendo da vicino i segreti di Googlebooks. La grande novità di "Più Libri Più Liberi", la fiera nazionale della piccola e media editoria giunta all'ottava edizione dal 5 all'8 dicembre al Palazzo dei Congressi dell'Eur, organizzata dall'Associazione Italiana Editori (AIE), è il futuro del mercato librario.

martedì 1 dicembre 2009

Più libri più liberi



Al via dal 5 all’8 dicembre l'ottava edizione di Più libri più liberi

Una riflessione sulla prima decade del nuovo millennio e un focus sulla più scottante attualità sono i temi al centro dell'ottava edizione di Più libri più liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria che si svolgerà al Palazzo dei Congressi di Roma dal 5 all'8 dicembre prossimi, organizzata dall'Associazione Italiana Editori (AIE).


All'appuntamento - forte del successo della scorsa edizione con oltre 50.000 visitatori e 16.000 titoli esposti - parteciperanno 409 case editrici con le rispettive novità editoriali e un programma ricchissimo di incontri e approfondimenti. E ancora: lo spazio ragazzi, percorsi tematici e uno sguardo al futuro con gli eBook e il nuovo spazio DigITAL Café in diretta streaming su Rai.it e PiùBlog.


GLI OSPITI Tra gli ospiti dell’edizione 2009 Edoardo Albinati, Gianni Alemanno, Niccolò Ammaniti, Fausto Brizzi, Thomas Brussig, Massimo Carlotto, Ascanio Celestini, Licia Colò, Franco Ferrarotti, Goffredo Fofi, Philippe Forest, Milena Gabanelli, Veit Heinechen, Mara Maionchi, Dacia Maraini, Elena Melodia, Sergio Rubini, Domenico Starnone, Aude Walker… solo per citarne alcuni.


Per saperne di più:

http://www.piulibripiuliberi.it/VIS/VIS_Items.aspx?IDUNI=frpius55k5hwannpc3cw3y457406&ModDestId=5215&Skeda=MODIF2313-27278-2009.11.17

http://www.piulibripiuliberi.it/Portals/_default/Skede/Allegati/Skeda2313-27278-2009.11.17/PLPL2009_02_Comunicato%20di%20Sintesi.pdf

Governance dei rifiuti nelle attività produttive

Governance dei rifiuti nelle attività produttive
Progetto forward
mercoledì 9 dicembre 2009 alle ore 10.00
Casina dei Mosaici Villa Favorita
Ercolano, corso G.D'Annunzio

Tess-Costa del Vesuvio s.p.a., agenzia di sviluppo per l’area vesuviana costiera, nell’ambito delle attività di assistenza e supporto alle Amministrazioni locali, d’intesa e per conto dell’Amministrazione Regionale, ha in corso un programma di interventi finalizzato a migliorare e diffondere ampiamente sul territorio vesuviano, le conoscenze in materia di rifiuti, della loro classificazione e gestione e, in particolar modo, dei migliori sistemi di organizzazione del ciclo della raccolta e dello smaltimento.

Finalità del progetto FORWARD Governance dei rifiuti nelle attività produttive è dunque sviluppare una incisiva azione di sensibilizzazione, informazione e formazione nei confronti dei diversi attori del territorio, in particolare amministratori locali ed imprese, al fine di favorire la diffusione di una cultura del rifiuto, intesa come insieme di conoscenze e prassi virtuose in materia di recupero e smaltimento.
Tale approccio permette di considerare i rifiuti non solo come una fonte d'inquinamento, ma anche come potenziale risorsa da "sfruttare". Tramutandosi da problema in opportunità.

Ivana Sanna
Pigreco s.r.l.
via A.Manzoni, 120
80123 Napoli
tel. e fax 081 7147521
sanna@pigrecoeventi.it

Fondazione Carmine De Luca


AVVISO DELLA FONDAZIONE CARMINE DE LUCA

Poiché il sito della Fondazione Carmine De Luca – ONLUS è in fase di riprogettazione, si invitano gli utenti interessati a seguire le attività consultando il seguente blog:

http://fondazionedelucabiblioteca.blogspot.com/

Indirizzo e-mail:
giovannipistoia@libero.it


Indirizzo postale:

Fondazione Carmine De Luca – ONLUS –
casella postale n. 20
87065 Corigliano Calabro Scalo (Cosenza)

Telefono: 360.52.52.25

domenica 29 novembre 2009

La rivista Andersen


I colori del libro


I colori del libro” è il titolo dell’editoriale di Barbara Schiaffino, che si sofferma sulle varie iniziative, italiane e internazionali, che hanno come protagonista l’editoria per l’infanzia, “un settore – scrive Barbara Schiaffino – vivace e dinamico in costante crescita che può offrire contenuti e spunti per la realizzazione di prodotti di animazione di qualità.”


Il numero della rivista è, come al solito, molto ricco di riflessioni, notizie, segnalazioni. Si ricorda appena che ANDERSEN è l’unico mensile italiano interamente dedicato alla letteratura per ragazzi, uno strumento indispensabile per insegnanti, educatori, bibliotecari.


Ogni anno la rivista assegna il premio Andersen, gli “oscar” italiani del libro per ragazzi, il più ambito riconoscimento del settore.La rivista è molto ricca anche di foto, illustrazioni, copertine di libri che la rendono, oltre che interessante sul piano dei contenuti, molto gradevole e accattivante.


La rivista si riceve per abbonamento (12 numeri mensili per l’Italia 64 euro).


Per avere tutte le notizie è consigliabile visitare il sito:




http://fondazionedelucabiblioteca.blogspot.com


Foto: la copertina di novembre 2009 della rivista

giovedì 26 novembre 2009

Napoli: Forum della società civile

Forum della società civile

La povertà e l'esclusione sociale sono oggi uno dei problemi più gravi che assillano l'Europa e il mondo. L'Unione Europea ne è consapevole e per contrastarli promuove da sempre, anche al di là dei propri confini, i principi di giustizia e solidarietà. A conferma di questo impegno politico, il Parlamento europeo e il Consiglio UE hanno deciso di dedicare il 2010 alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale. La Rappresentanza in Italia della Commissione europea dà il suo contributo organizzando, in collaborazione con il Comune di Napoli e la Regione Campania e sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, un Forum della società civile dedicato alla lotta alla povertà e all'esclusione sociale.

Napoli: Forum della società civile

Forum della società civile:
verso il 2010 anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale
27/28 novembre 2009
Napoli, Castel Nuovo (Maschio Angioino), Piazza Municipio

La Rappresentanza in Italia della Commissione europea organizza, con il Comune di Napoli e la Regione Campania, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, un Forum della società civile, dedicato alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

Trecento partecipanti, italiani ed europei, si confrontano sui temi della nuova agenda sociale europea.

Un’occasione di dialogo e di confronto tra la società civile, le istituzioni e il mondo accademico, in vista delle iniziative dell’Anno europeo 2010, dedicato dal Parlamento europeo e dal Consiglio UE, alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

Intervengono al Forum, tra gli altri: Gianni Pittella, vice presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania, Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità, Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, Rita Levi Montalcini, senatrice a vita, Alfredo Pallone, eurodeputato della Commissione parlamentare affari economici e monetari, Raffaele Tangorra, direttore generale della DG Inclusione e Diritti sociali del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, Guy Standing, docente dell'Università di Bath e Co-Presidente Basic Income Earth Network, Ludo Horemans, presidente dello European Anti Poverty Network.


Forum tematici:

Verso una nuova agenda sociale europea 2010-2020
Cittadinanza diritti sociali inclusione attiva
Immgigrazioe e Immigrazione

Povertà e Globalizzazione

Nota bene: tutti i focus si terranno alle ore 14.30 il giorno 27 novembre 2009. E' possibile effettuare una sola registrazione


Pigreco s.r.l.
via A.Manzoni, 120
80123 Napoli
tel. e fax 081 7147521
sanna@pigrecoeventi.it


sabato 14 novembre 2009

Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia

CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA

(RISCRITTA PER I BAMBINI)

Promulgata dalle Nazioni Unite a New York nel 1989 e ratificata dal Parlamento italiano con la legge n. 176 del 1991.

La versione qui pubblicata è stata riscritta per i bambini, in forma semplificata e ridotta da P. Benevene, F. Ippolito e F. Tonucci per la Fondazione Basso.

Si invitano le Amministrazioni locali, le scuole e le associazioni ad utilizzare liberamente questa versione della Convenzione, senza vincoli editoriali, per favorire la massima diffusione e comprensione di questo fondamentale documento presso i bambini e i ragazzi.


ART. 1
Questa Convenzione si occupa dei diritti di tutti coloro che ancora non hanno compiuto 18 anni.

ART. 2
Tutti gli stati devono rispettare i diritti del bambino, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica del bambino o della sua famiglia.

ART. 3
Gli interessi del bambino devono essere considerati per primi e come più importanti in tutte le decisioni che lo riguardano. Il bambino ha il diritto di ricevere la protezione e le cure necessarie al suo benessere.

ART. 4
Gli Stati si impegnano ad attuare i diritti riconosciuti da questa Convenzione con tutti i mezzi necessari.

ART. 5
Sono i genitori o chi li sostituisce a doversi prendere cura del bambino.

ART. 6
1. Il bambino ha il diritto alla vita.
2. Il bambino ha il diritto di sviluppare in modo completo la propria personalità.

ART. 7
Il bambino ha diritto ad essere registrato appena nato, ad avere un nome, una nazionalità e a conoscere, se è possibile, i suoi genitori e ad essere da questi allevato.

ART. 8
Gli Stati si impegnano a rispettare il diritto del bambino alla sua identità, nazionalità, nome e relazione con la sua famiglia.

ART. 9
Il bambino ha il diritto di mantenere i contatti con i suoi genitori, anche se questi sono separati o divorziati.

ART. 10
Il bambino ha il diritto di riunirsi ai suoi genitori o di restare in contatto con loro se questi vivono all'estero.

ART. 11
I bambini non devono essere portati via dal loro paese in modo illegale.

ART. 12
Il bambino ha diritto ad esprimere il proprio parere ogni volta che si prendono decisioni che lo riguardano e il suo parere deve essere tenuto nel giusto peso.

ART. 13
Il bambino ha il diritto di poter dire liberamente ciò che pensa, con i mezzi che preferisce.

ART. 14
1. Il bambino ha il diritto di libertà di pensiero, di coscienza, di religione.
2. I genitori hanno il diritto e il dovere di guidare i figli e in tale compito devono essere lasciati liberi di seguire le idee in cui credono.

ART. 15
Il bambino ha il diritto di stare assieme agli altri.

ART. 16
Nessun bambino potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa o nella sua corrispondenza. Non potrà subire lesioni illecite del suo onore e della sua reputazione.

ART. 17
I giornali, i programmi radiofonici e televisivi sono importanti per il bambino; per questo motivo è importante che ce ne siano di adatti a lui.
Gli Stati debbono incoraggiare la produzione di libri e programmi per ragazzi, e fare in modo che il bambino sia
tutelato contro l'informazione e i programmi che possono fargli male.

ART. 18
Se un bambino non ha i genitori, ci deve essere qualcuno che si occupa di lui.
Se i genitori di un bambino lavorano, qualcuno deve prendersi cura del bambino mentre loro sono al lavoro.

ART. 19
Nessuno può trascurare, abbandonare, maltrattare, sfruttare un bambino o fare violenza su di lui.

ART. 20
Se un bambino non può rimanere con la sua famiglia, deve andare a vivere con qualcuno che si occupi di lui.

ART. 21
Il bambino ha il diritto di essere adottato, se la sua famiglia non si può occupare di lui. Non si può fare commercio con le adozioni.

ART. 22
1. Il bambino rifugiato ha il diritto di essere protetto.
2. Il bambino rifugiato deve essere aiutato a riunirsi alla sua famiglia.

ART. 23
1. Il bambino che ha problemi mentali o fisici ha diritto di vivere come gli altri bambini e assieme a loro.
2. Il bambino che ha problemi mentali o fisici ha il diritto di essere curato.
3. Il bambino che ha problemi fisici o mentali ha il diritto di andare a scuola, di prepararsi per il lavoro, di divertirsi.

ART. 24
Il bambino ha il diritto di raggiungere il massimo livello di salute fisica e mentale e di essere curato bene quando ne ha bisogno.

ART. 25
I bambini sottoposti a cure fisiche o mentali hanno diritto a periodiche verifiche del loro trattamento.

ART. 26
Ogni bambino ha diritto alla sicurezza sociale.

ART. 27
Il bambino ha il diritto di crescere bene fisicamente, mentalmente, spiritualmente e socialmente.

ART. 28.
Il bambino ha il diritto all'istruzione. La scuola primaria deve essere obbligatoria e gratuita per tutti.

ART. 29
Il bambino ha il diritto di ricevere un'educazione che sviluppa le sue capacità e che gli insegni la pace, l'amicizia, l'uguaglianza e il rispetto per l'ambiente naturale.

ART. 30.
Il bambino che appartiene ad una minoranza ha il diritto di usare la sua lingua e di vivere secondo la sua cultura e la sua religione.

ART. 31
Il bambino hanno diritto a dedicarsi al gioco, al riposo, al divertimento e di dedicarsi alle attività che più gli piacciono.

ART. 32
Nessun bambino deve essere sfruttato. Nessun bambino deve fare lavori che possano essere pericolosi o che gli impediscano di crescere bene o di studiare.

ART. 33
Il bambino deve essere protetto dalla droga.

ART. 34
Nessun bambino deve subire violenza sessuale o essere sfruttato sessualmente.

ART. 35
Nessun bambino deve essere rapito, comprato o venduto.

ART. 36
Il bambino non può essere sfruttato

ART. 37
Nessun bambino può essere torturato o condannato a morte o all’ergastolo. Nessun bambino può essere privato della sua libertà in modo illegale o arbitrario.

ART. 38
Nessun bambino al di sotto dei 15 anni deve essere arruolato in un esercito, né combattere in una guerra.

ART. 39
Il bambino che è stato trascurato, sfruttato e maltrattato ha il diritto di essere aiutato a recuperare la sua salute e la sua serenità.

ART. 40.
Il bambino che è accusato di un reato deve essere ritenuto innocente fino a quando non sia riconosciuto colpevole, dopo un processo giusto. Comunque, anche quando è riconosciuto colpevole, ha il diritto di ricevere un trattamento adatto alla sua età, che lo aiuti a tornare a vivere con gli altri.

ART. 41
A questi diritti ogni stato può aggiungerne degli altri, che migliorino la situazione del bambino.

ART. 42
Bisogna far conoscere a tutti, adulti e bambini, quello che dice questa Convenzione.

Il testo è pubblicato nel volume di Francesco Tonucci, "Se i bambini dicono: Adesso basta!", ed. Laterza 2002 (www.laterza.it). La versione qui riportata presenta delle varianti all’art. 31 rispetto al testo stampato.

All’art. 31 si legge: “I bambini hanno diritto al gioco”. Qui, invece, è scritto: “I bambini hanno diritto a dedicarsi al gioco” più corretto e fedele al testo originario, seguendo i suggerimenti dello stesso prof. Francesco Tonucci che ringraziamo per la cortesia.

(Si veda il bel sito
www.lacittadeibambini.org)

venerdì 13 novembre 2009

I diritti dell'infanzia


LA FONDAZIONE CARMINE DE LUCA DEDICA LA GIORNATA DELLA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELL’INFANZIA ALLA PICCOLA GIORGIA PIA

Il 20 novembre 2009 (in Italia, questa è la Giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza) la
Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia compie 20 anni. Un momento importante, questo, per la Convenzione stessa e per fare il punto sugli effetti di uno strumento di diritto di grande portata, che ha segnato una svolta nel modo in cui la Comunità internazionale guarda ai diritti di bambini e adolescenti: da oggetti di tutela a soggetti di diritto.

La Fondazione Carmine De Luca Onlus vuole evidenziare l’importanza della Convenzione sui diritti dell’infanzia, che rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell’infanzia. Contempla l’intera gamma dei diritti e delle libertà attribuiti anche agli adulti (diritti civili, politici, sociali, economici, culturali). Costituisce uno strumento giuridico vincolante per gli Stati che la ratificano, oltre ad offrire un quadro di riferimento organico nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti in cinquant’anni a difesa dei diritti dei bambini.

La Convenzione è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990. L’Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt’oggi 193 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell’ONU, sono parte della Convenzione. In quanto dotata di valenza obbligatoria e vincolante, la Convenzione del 1989 obbliga gli Stati che l’hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a quelle della Convenzione e ad attuare tutti i provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell’adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori.

La Fondazione Carmine De Luca, alla vigilia di questo significativo ventennale, intende dedicare lo stesso, in chiave locale, alla piccola Giorgia Pia Curia, simbolo dei diritti dell’infanzia che possono e devono essere universalmente riconosciuti; diritti dell’infanzia che il mondo degli adulti non può negare a nessuno. Nel caso della bambina di 5 anni di Cantinella di Corigliano Calabro che necessita di apposite cure presso un centro specializzato, e per la quale è in atto sull’intero territorio una gara di solidarietà alla quale la Fondazione partecipa con convinzione, si tratta di una data ancora più importante: l’unanime riconoscimento del diritto alla salute e ad una vita “normale”.

L’auspicio della Fondazione, pertanto, è che la maratona di solidarietà da qualche settimana avviata da singoli cittadini, associazioni, enti e comitati, registri il maggior numero di soggetti coinvolti per il perseguimento dell’obiettivo preposto e la concreta vicinanza della comunità attorno alla famiglia di Giorgia Pia.
Si ricorda, infine, che è possibile prendere contatti sin da subito con la madre della bambina al seguente numero di telefono: 329/37.34.918, affinché ciascuno, in base alle proprie disponibilità, dia un contributo economico ed un sostegno morale alla famiglia di Giorgia Pia.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet www.unsognopergiorgiapia.it in fase di aggiornamento con tutte le news, le adesioni, gli appuntamenti in programma.
Fondazione Carmine De Luca Onlus
Corigliano Calabro


Nell’immagine una recente foto della piccola Giorgia Pia nella sede della Fondazione con la prof.ssa Silvana Marrazzo

giovedì 5 novembre 2009

Cuore e De Amicis in un saggio di Boero e Genovesi


Cuore e De Amicis in un saggio di Boero e Genovesi
Giovanni Pistoia


Si è impegnati, più in polemiche che con atti propositivi, sui festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. I temi sul Risorgimento italiano, sui miti, gli eroismi, il patriottismo, affollano le pagine di Cuore. La stessa unità d’Italia, argomento assai caro a De Amicis, è messa in discussione. Lo scrittore è morto nel 1908, quindi, poco più di cento anni fa. Gli ingredienti ci sono tutti per ritornare a parlare di uno dei testi più conosciuti della letteratura per ragazzi: Cuore, appunto.


È quello che hanno inteso fare due studiosi molto noti: Pino Boero, docente di Letteratura per l’infanzia alla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Genova e Giovanni Genovesi, docente di Pedagogia generale all’Università di Ferrara, con il saggio “Cuore. De Amicis tra critica e utopia” (Franco Angeli, 2009).


Il testo è diviso in due parti. La prima è firmata da Giovanni Genovesi, la seconda da Pino Boero. Boero tenta di recuperare la complessità di De Amicis esaminando gli altri scritti dello scrittore. Al centro del ragionamento di Boero vi è sempre il libro Cuore che, con il suo successo, ha appannato, e di molto, le altre opere di De Amicis, alle quali Pino Boero vuole dedicare spazio e commenti. Dalla lettura del testo emerge un De Amicis ben diverso da quello conosciuto dai lettori abituali, quelli, per intenderci, di Cuore. Sia pure con rapide pennellate Boero ci consegna uno scrittore brillante, ironico, polifonico, elegante, divertente, perfino “conturbante”. Il De Amicis meno noto sembra incontrare le simpatie di Boero. Pretendere di conoscere e giudicate lo scrittore di Oneglia avendo letto solo il suo best seller, diremmo oggi, significa continuare a perpetrare pregiudizi e “cattiverie”, a volte, eccessive se non addirittura gratuite, su questo autore che va recuperato a una riflessione più oggettiva e globale.


Genovesi sembra riprendere una sua lettura di Cuore di quarant’anni fa: il libro si può inserire tra i testi per l’infanzia “solo con molta prudenza e con decise quanto giustificate riserve.” Alcune recensioni attuali dalle pagine di questo volume traggono una conclusione, a mio avviso, affrettata e semplicistica: il libro Cuore non è adatto ai bambini, perché lacrimevole, tetro, truculento, sadico. Non mi pare che questo dicano gli autori. Cuore, secondo Genovesi, è molto più articolato di quanto possa sembrare. È un testo che parla soprattutto agli educatori, alla scuola. È un libro sulla scuola “di cui De Amicis intende tracciare un progetto addirittura utopico e non limitarsi a una pura e semplice descrizione.” E i ragazzi possono essere attratti, e lo sono stati ampiamente, dagli eventi esposti con grazia narrativa da De Amicis ma possono non cogliere il disegno politico di ampio respiro, come scrive Faeti o, secondo il pensiero di Genovesi, un progetto utopico di scuola. Non a caso De Amicis è considerato un uomo “legato indissolubilmente alla scuola, cui egli dedicò un’attenzione ben superiore rispetto a qualsiasi altro letterato italiano del suo tempo.” Una rilettura di Cuore in questa ottica significa valorizzare il fortunato testo di De Amicis.


Quando al fatto che i ragazzi di oggi possano trovare in alcune di quelle pagine episodi “truculenti” o, comunque, forti, mi viene da dire, purtroppo, che i giovanissimi di oggi sono abituati a ben altre scene truci. Basti che stiano davanti alla televisione in qualsiasi ora per vedere come si uccide un uomo in pieno giorno in una città dell’Italia unita, o stare in una biblioteca per conoscere i titoli di alcuni testi da essi richiesti. Anche la pagina più nera di De Amicis non regge il confronto.



Pino Boero-Giovanni Genovesi
Cuore.
De Amicis tra critica e utopia

Franco Angeli 2009
www.francoangeli.it


Nella foto: la copertina del libro (progetto grafico di Elena Pellegrini), che riproduce l’illustrazione di A. Ferraguti apparsa sulla copertina di Cuore, Garzanti, Milano, 1948.

http://fondazionedelucabiblioteca.blogspot.com

giovannipistoia@libero.it

domenica 1 novembre 2009

Alda Merini: il ricordo in una poesia di cui ci aveva fatto dono
di Stefano Biolchini

ILSOLE24ORE.COM

Alda Merini era uscita dalla vita, dalle bellezze della vita, con la sua soffitta. Quello sfratto dai suoi ricordi le era impossibile da sopportare. Più pesante di un percorso denso e difficile che l'aveva vista rinchiusa in manicomio. Mi raccontò: «Nel mio baule lassù c'era tutto il mio mondo. Mio marito, i miei ricordi, il mio amore, il mio passato. Avevo racchiuso tutto in quella cassa lassù». Problemi burocratico-condominiali l'avevano privata della sua mansarda. Non si dava pace. Uno scialle di maglia ai ferri sulle spalle. Una sigaretta perennemente in mano. Guardava in alto, al soffitto. Lo sguardo perso. Sconsolato. Tutto non le sembrava più "lieve" come un tempo.

Per continuare a leggere il testo:

Morta la poetessa Alda Merini


Morta la poetessa Alda Merini

Considerata una delle più grandi scrittrici del novecento era stata ricoverata nel reparto di oncologia dell'ospedale San Paolo di Milano


MILANO


«Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore. Mi piace di cambiare di misura». Sono queste le parole che Alda Merini, la grande poetessa scomparsa oggi a Milano, aveva scelto per la hompage del suo sito ufficiale, accanto ad una immagine molto intensa, in bianco e nero, con l’immancabile sigaretta in mano e la altrettanto inseparabile collana di perle al collo.

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200911articoli/48960girata.asp
http://www.aldamerini.com/

La letteratura per l'infanzia

La letteratura per l’infanzia
Giovanni Pistoia


Nel luglio del 2009, gli editori Laterza pubblicano la nuova edizione del manuale “La letteratura per l’infanzia” di Pino Boero e Carmine De Luca. Il libro uscì, per la prima volta, nel 1995, e da quella data è diventato un testo adottato in varie università, uno strumento essenziale per chi intende, per professione o per diletto, occuparsi di letteratura per l’infanzia, di educazione alla lettura, di cultura in genere. Nel 2008, sempre dalla Laterza, è uscita la quattordicesima edizione: un traguardo di tutto rispetto. Dopo qualche mese, la nuova edizione, aggiornata.

Carmine De Luca, uno dei due autori, nato a Corigliano Calabro il 1943, è morto nel 1997. Non ebbe, quindi, la fortuna di poter godere dei frutti del suo immane lavoro. Lavoro e studi portati avanti con Pino Boero, amico e studioso tra i più prestigiosi nel settore. E a firmare la prefazione alla nuova edizione è proprio Boero che ricorda:
“A conclusione del lavoro della prima edizione (1995) gli autori ringraziavano l’editore che aveva da subito creduto nel progetto del libro e Tullio De Mauro, che, con generosa e discreta attenzione, ne aveva seguito lo sviluppo. A quei ringraziamenti, oggi, mi sento di aggiungere il ricordo sempre vivo di Carmine De Luca: senza la sua intelligenza e il suo contagioso entusiasmo queste pagine, forse, non sarebbero nate.”

Nel corso del volume, Boero ha modo più volte di citare Carmine, a testimonianza, ancora una volta, del contributo che egli ha dato allo sviluppo della letteratura per l’infanzia nel Paese. Viene anche ricordata la Fondazione che porta il nome di Carmine, istituita a Corigliano Calabro dopo la sua scomparsa, e le sue pubblicazioni: “Meglio c’era due volte… ”, “Emanuele Luzzati. Un giullare alla corte dei bambini “, “Adesso vi conto una storia… Raccolta di note critiche sulle fiabe italiane e internazionali”, “La Letteratura per l’infanzia e la figura di Carmine De Luca”.

Il testo, che si avvale anche di due nuovi contributi (Davide Montino e Walter Fochesato), si presenta particolarmente aggiornato relativamente alle novità, che non sono poche, avvenute nella narrativa per i ragazzi dal 1995 ai giorni nostri. L’ultimo capitolo, il nono, infatti, dal titolo "Da un secolo all’altro (1970-2009)", è un interessante viaggio non solo tra i nuovi libri per bambini e ragazzi ma, anche, tra le riviste, le associazioni, l’editoria scolastica. Il manuale offre, in sintesi, una panoramica vasta del mondo della letteratura dell’infanzia dal Risorgimento ai giorni nostri. Il lettore, che si avventura in questo viaggio, si troverà davanti un numero corposo di dati, nomi, tendenze. L’approccio multidisciplinare aiuta, e non poco, a inserire la materia in contesti più ampi. Certamente questo manuale ha dato, e darà, un contributo notevole all’affermazione della Letteratura per l’infanzia non più come letteratura di serie B, e farà da stimolo verso i tanti operatori culturali, perché si saldi sempre più il binomio infanzia/libro.


P. Boero – C. De Luca
La letteratura per l’infanzia
Editori Laterza
Prima edizione 1995;
Nuova edizione riveduta 2009
http://www.laterza.it/


Nell’immagine la copertina del libro.

http://fondazionedelucabiblioteca.blogspot.com

giovannipistoia@libero.it

sabato 31 ottobre 2009

Il bambino con il pigiama a righe




Il bambino con il pigiama a righe
Giovanni Pistoia

“Il giorno di Natale, il padre si era presentato nella sua nuova uniforme, quella impeccabile e inamidata che ormai indossava ogni giorno, e tutta la famiglia aveva applaudito il suo ingresso. Era davvero speciale. Si distingueva dagli altri soldati che andavano e venivano per casa e sembrava che tutti, adesso che la indossava, dovessero portargli ancora più rispetto di prima. La madre gli era andata incontro e lo aveva baciato sulla guancia, passando una mano sulla stoffa e commentandone la qualità. Bruno era rimasto impressionato dalla quantità delle decorazioni sull’uniforme e per un po’ gli avevano lasciato indossare il berretto del padre, dopo essersi assicurati che avesse le mani pulite, anche se era meglio che non lo toccasse.
Il nonno si era mostrato molto orgoglioso alla vista del figlio nella nuova uniforme. L’unica che non aveva fatto una piega era stata la nonna. Finita la cena e dopo aver terminato la recita con Gretel e Bruno, la nonna si era seduta sulla sua poltrona con espressione triste e aveva guardato il figlio scuotendo la testa con grande disappunto.”

È, dunque, nel giorno di Natale che l’alto ufficiale nazista, indossando la nuova uniforma, diviene, di fatto, il comandante di un campo di concentramento. Ma cosa significherà tutto ciò sembra non scalfire il papà del comandante e la mamma di Gretel (12 anni) e Bruno (9 anni). I ragazzi vivono la loro stagione rincorrendo le bambole lei, mentre lui sogna di fare l’esploratore e scoprire nuovi mondi. L’unica a rendersi conto che non c’è niente da festeggiare è la mamma del comandante, la nonna di Bruno, il protagonista del racconto.

“Mi chiedo dove ho sbagliato con te”, dice rivolto al figlio. “Forse sono stati tutti gli spettacoli che ti ho fatto recitare da piccolo a ridurti così. Vestirsi come una marionetta appesa ai fili.”

Il bambino con il pigiama a righe” è un racconto di John Boyne, scrittore irlandese, pubblicato nel 2006. Tradotto in più di 30 Paesi, ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Da questo volume è stato tratto l’omonimo film diretto da Mark Herman.
È la storia di Bruno che, improvvisamente, deve lasciare la sua grande casa di Berlino, insieme ai suoi familiari, per andare in un posto lontano con il padre che, per motivi di “lavoro” e per volere del Grande Capo, è chiamato a svolgere un nuovo e delicato incarico. Ma Bruno ignora il posto e il lavoro del padre.

Il racconto è un tentativo, certamente encomiabile, di narrare ai ragazzi il volto della tragedia dei campi di sterminio. Una tragedia vista dagli occhi del figlio del comandante del campo, Bruno, che, però, non sa assolutamente niente e non si accorge di niente.

Stile asciutto, scrittura semplice e scorrevole; il racconto, tuttavia, non convince per più elementi. Trama costruita con qualche forzatura di troppo. Il contesto è indubbiamente doloroso, ma è tale per chi conosce la storia. Il finale, indubbiamente toccante e imprevedibile, può risultare enigmatico per un ragazzino che ignori cosa sia accaduto davvero in quei campi. Un libro che è utile leggere insieme, adulto e ragazzo. Una sana discussione del testo nelle scuole, o nelle biblioteche, può dare voce alle cose non dette dall’autore.


John Boyne
Il bambino con il pigiama a righe
Bur Rizzoli 2009
www.bur.eu

Nelle immagini la copertina del libro e un fotogramma del film (
http://www.ilbambinoconilpigiamaarighe.it/)


giovannipistoia@libero.it

lunedì 26 ottobre 2009

Notizie dalla Fondazione Carmine De Luca


FONDAZIONE CARMINE DE LUCA – ONLUS
BIBLIOTECA DEI BAMBINI E RAGAZZI
Palazzo Zagara- Corigliano Scalo

Autunno: cadono le foglie.
Noi raccogliamo e consegniamo libri.
Per leggere. E continuare a volare.

ORARI:

Lunedì
dalle ore 9.00 alle 11.30

Mercoledì
Dalle ore 17.00 alle 19.00

Giovedì
dalle ore 16.00 alle 20.00


LETTURE IN BIBLIOTECA

PRESTITO LIBRI

RESTITUZIONI LIBRI ( vanno restituiti entro quindici giorni)

INCONTRO TRA I COLLABORATORI E GLI AMICI DELLA BIBLIOTECA

Le visite delle scuole vanno sempre concordate.

Quanti vorranno dare un proprio contributo volontario alle attività della Fondazione e della Biblioteca sono invitati a partecipare.

Vuoi contribuire pure tu a sostenere la Fondazione Carmine De Luca e le sue iniziative?
Vuoi contribuire a migliorare il servizio della biblioteca dei bambini e ragazzi?

Elargisci un contributo volontario intestato a:
Fondazione Carmine De Luca – Onlus – Corigliano Calabro (CS)
Coordinate bancarie: ABI 8892 CAB 80690 C/C 561389
Codice IBAN: IT 29 B 08892 80690 000000561389

Se sei un Autore, Editore, Libraio puoi inviare dei libri: sono graditissimi

Sede:
Fondazione Carmine De Luca – onlus
Biblioteca dei bambini e ragazzi
Palazzo Zagara
Via Provinciale, s.n.
87065 Corigliano Calabro Scalo

Indirizzo postale:
Fondazione Carmine De Luca
Casella Postale n. 20
87065 Corigliano Scalo (CS)

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360.52.52.25

PER UN PROGETTO CULTURALE DELLA POLITICA

PER UN PROGETTO CULTURALE DELLA POLITICA
Giovanni Pistoia


Mi chiedo: quale ruolo può avere il cittadino nei confronti dell’Ente locale nel nostro territorio? L’Ente locale è tenuto in scarsa considerazione. Lo stesso cittadino si sente tradito, abbandonato, mortificato. Avverte di sentirsi privato della propria dignità.
È necessario, quindi, invertire questa tendenza, che contribuisce al disfacimento del tessuto sociale. Lavorare, dunque, per ridare onorabilità, dignità, autorevolezza, sovranità all’Ente locale significa anche lavorare per riaccendere quell’indispensabile orgoglio di sentirsi parte integrante di un processo teso a ricercare e rilanciare occasioni di sviluppo, di crescita morale, civile, culturale ed economica della comunità alla quale si appartiene. Avviarsi, in sintesi, al superamento del “cliente demotivato” e procedere verso il “cittadino responsabile”.

I nostri paesi sembrano in ginocchio, rassegnati al declino, senza prospettive. È indispensabile cercare alleati, energie, uomini e donne, giovani, perché questi paesi si mettano in cammino, riacquistino fiducia, abbiano prospettive di lavoro, di civiltà, di democrazia. In sostanza, un futuro.
In questo contesto, al cittadino spettano grandi e responsabili ruoli. Ruoli di vigilanza, di controllo, di denuncia, ma anche l’impegnativo ruolo di farsi carico del governo della città.
Il cittadino, attraverso i partiti ripuliti, le associazioni, le varie e diverse forme di aggregazione, può essere il protagonista di progetti di costruzione di alleanze tra forze politiche democratiche, progressiste, singoli soggetti politici, rigorosamente orientati a lavorare per la collettività.
È possibile e auspicabile che dalla società possa emergere una proposta operativa tesa ad elaborare un progetto, ideale prima che materiale, per dar luogo ad una nuova fase costituente per questi nostri paesi, perché di ciò essenzialmente hanno bisogno le nostre città.
E per far ciò non si può non ipotizzare una pedagogia del vivere civile. Credo, infatti, che sia indispensabile un’opera educatrice della comunità per la comunità. Bisogna educare alla comunità. È essenziale, indispensabile, vitale, una pedagogia del vivere civile. Senza quest’opera, che non può non partire dai banchi della scuola, continueremo ad avere una cultura egoistica, tutt’al più da condominio. E, invece, dobbiamo avvertire l’esigenza di sentirci compartecipi della comunità nella quale viviamo e operiamo. Dall’attuale cultura solipsistica può derivarne il “cliente” e giammai il “cittadino”.

Una città vivibile si costruisce con i cittadini consapevoli e non con il vociare questuanti dei “clienti” o demandando a sindaci taumaturghi impossibili miracoli. Si costruisce anche e soprattutto cercando quella “via” giusta che porti alla ricerca del “buon governo”. Si costruisce partendo dallo studio e dalla conoscenza della realtà: solo così si potrà intervenire con efficacia e con cognizione di causa. Spesso la soluzione ottimale sta dentro una ottima diagnosi.

E qui mi si lasci parlare con un esempio tratto dalla mia brevissima e tormentata esperienza amministrativa di sindaco di un centro tra i più angustiati del Mezzogiorno, Corigliano Calabro.
Mi si chiede, spesso, cosa abbia impedito di governare in quella consiliatura, e se la conflittualità tra partiti e/o uomini abbia avuto un peso rilevante così come comunemente si crede.
Nel caso della mia esperienza la conflittualità ha avuto un peso via via sempre più forte, ma la causa vera, che ha dato origine anche alla conflittualità, è stata la divergenza, latente ancora prima che manifesta, sulle scelte di carattere prioritario. Non è stato tanto la conflittualità che ha impedito di lavorare così come si voleva ma la carenza di analisi reali delle condizioni del paese, e la conseguente scelta delle priorità degli interventi, nonché i metodi della gestione, che non sono da considerare disgiunti dai contenuti del governo stesso.
Quasi sempre gli esecutivi dei nostri paesi, per venire incontro alle richieste quotidiane e sacrosante della gente, si sono rassegnati alla logica della sopravvivenza, si sono indeboliti nell’affrontare il quotidiano, si sono immiseriti nella vecchia politica-tampone. Ma questa fatica non poteva ottenere risultati positivi, perché da noi le cause dei quotidiani disservizi hanno radici antiche e malformazioni congenite.

Sono convinto che bisogna aggredire i veri problemi “a monte”. Solo così si possono non dico azzerare i problemi ma ricondurli ad un’ordinaria gestione, e non viverli come eterne emergenze.
Il momento del coraggio. Coraggio di avviare una politica che tenda ad azzerare i problemi. E’ pura miopia perseguire comportamenti politici capaci solo di recare fittizi ed aleatori benefici, occultando gli effettivi problemi che per decenni hanno sonnecchiato in maniera più o meno latente sotto le ceneri di un artificioso e rovinoso benessere.
Cercare di azzerare i problemi, nel significato appena accennato, significa, appunto, avere coraggio. Ma non solo: si tratta anche di avere capacità e lungimiranza politica e amministrativa, molto raramente riscontrata nelle classi dirigenti meridionali.
Significa tagliare la pianta alla radice quando se ne ravvede la necessità, interrompendo una scialba e inutile esistenza o, meglio ancora, mettendo fine alla sua agonia, per impegnarsi, invece, nel seminare in maniera razionale e produttiva secondo la logica di una progettualità di medio e lungo termine. Fare ciò significa compiere scelte dolorose, quasi sempre impopolari. Si tratta, purtroppo, di promuovere una politica amministrativa che necessariamente scontenti fasce consistenti della popolazione oltre che colpire interessi consolidati nel tempo, ma che finisce, e non è un paradosso, per soddisfare le esigenze del paese, della comunità intesa in senso generale.
Un lavoro di regolamentazione della vita dell’Ente con ricadute non immediate sulla vita dei singoli cittadini, spesso compiute apparentemente in contrasto con le attese della gente, che vuole, invece, vedere fatti nuovi, visibili e immediati.
Ma dobbiamo convincerci, una buona volta, che un Comune che non dà regole certe, che non istituzionalizza i propri comportamenti, che non affondi il bisturi alla radice delle piaghe, non può che andare, inevitabilmente, verso il degrado. Questo non è pessimismo, è semplice lettura degli eventi.

Ho una mia profonda convinzione: solo la disperata, tenace, cocciuta ricerca di nuove rigorose e chiare regole del vivere civile può essere la direttrice di marcia per salvare i nostri paesi, paesi degradati nell’ambiente e nelle coscienze, moralmente a pezzi, dove spesso il bene collettivo è visto e valutato in modo sprezzante. Da questa convinzione può derivare quella tensione morale e ideologica, quella spinta progettuale e ideale, razionale e appassionata, rigorosa e entusiastica necessaria per poter credere ancora che è possibile modificare le realtà che ci circondano e che ci condizionano negativamente e, di conseguenza, lavorare per cause giuste ed esplorare nuovi sentieri.

Regole da rispettare, e da far rispettare, dunque, in un contesto che vede la comunità impegnata contestualmente in una decisa opera di autoeducazione a un sano comportamento del vivere civile.
Alle domande “Quali volti devono avere gli amministratori degli enti locali?”, “A quali canoni di comportamento devono rispondere?”, non credo che si possa dire niente di nuovo o di diverso dalle aspettative della gente sul “volto” che devono avere i sindaci e amministratori delle nostre città; ma è ovvio che il discorso può valere anche per quanti siano o saranno impegnati in varie istanze istituzionali.
Essi devono incarnare i valori della trasparenza e della moralità e avere, quindi, quella credibilità necessaria e indispensabile per affrontare con efficacia e determinazione i numerosi problemi che negano un giusto decollo alle nostre comunità. Un politico, un amministratore, un dirigente pubblico che non abbia questi requisiti minimi rappresenta un danno enorme per i rapporti tra Cittadino e Istituzione.

Non si deve dimenticare, e neanche per un istante, che i nostri territori perdono respiro sotto i colpi della delinquenza organizzata e non, e a causa, inoltre, di una diffusissima cultura della illegalità che si registra attraverso il comportamento dei cittadini.
La nostra è una società ampiamente illegale: gli amministratori, quindi, se da un lato si dovranno scontrare in maniera aperta con la criminalità, dall’altro, attraverso una corretta ordinaria amministrazione, dovranno assolutamente garantire l’applicazione delle leggi.
Il ripristino dell’ordine pubblico – che può avvenire se lo Stato, nelle sue varie articolazioni, vorrà impegnarsi seriamente (e su ciò nutro, al momento, grandi perplessità) – ed il recupero, o meglio, l’avvio della cultura della legalità, potranno, pertanto, essere sollecitati soltanto da figure integerrime, rigorose, dotate di coraggio e di vivo senso di responsabilità, oltre che di grande sensibilità.
Ma anche tutto ciò a nulla servirà se le nostre popolazioni non prenderanno finalmente coscienza che il bene della collettività non può essere delegato a nessun taumaturgo.

Mi sia consentito di precisare che cosa intendo dire quando uso l’espressione “società ampiamente illegale”. Credo si tratti di un altro importante nodo sul quale bisogna insistere per poterlo dipanare.
Non esiste, penso, un “palazzo” del potere, sia esso il Comune, la Regione, il Governo, ecc. dove si può annidare, e spesso è avvenuto, un potere corrotto e corruttore e, dall’altra, una società esterna al “palazzo”, invece, dall’anima candida, tutta ligia al dovere, rispettosa delle leggi e delle regole. Se questo fosse vero non avremmo, credo, “pezzi di santuari” del potere in tante aule giudiziarie.

“Se i santuari – affermò, un giorno, un autorevole magistrato – hanno avuto spazio e durata è perché si sono retti sulla complicità popolare, favorendone così l’immagine di una politica affrancata al degrado, alla corruzione e ad intrecci fra malavita organizzata e gestione dei pubblici poteri. Se crolla la base, cioè l’impostazione controversa dei concetti di mal governabilità, i santuari non esisteranno più… Dopo tutto i santuari sono lo specchio di noi stessi. Se esistono è perché noi li vogliamo”.

Possono anche essere opinabili queste affermazioni, ma non vi è dubbio che vi è stata e, forse, vi è ancora, una saldatura tra atti illegali o illegittimi consumati nel “palazzo” e parte della società cosiddetta “civile”. Se voliamo un po’ in basso ci accorgeremo di quanta illegalità o di quanti atti ed azioni illegittime è permeato il contesto che ci circonda. Se l’automobilista non rispetta la segnaletica commette un reato; se il vigile vede l’infrazione e non interviene si compie un altro reato; se, invece, viene redatto regolare verbale e la contravvenzione resta nei cassetti di qualche ufficio o viene “stracciata” si compiono altri reati. Se un cittadino titolare di concessione edilizia non paga gli oneri previsti dalle leggi in materia o non esegue il progetto così come da concessione a firma del sindaco o non rispetta le convenzioni sottoscritte o gli atti conseguenti o gli impegni assunti commette reati vari e di diversa natura; se il tecnico comunale non vigila attentamente o fa finta di non sapere e di non vedere o è chiaramente un “colluso” e compie reati; se l’amministratore di turno non interviene per imporre il rispetto delle leggi compie reati, e così via.
Se l’impiegato nelle ore di servizio è al mercato, compie reati; se il docente nelle ore di lezione lascia la classe e va a giocare al ping-pong al bar vicino, compie reati. Se il cittadino allaccia senza autorizzazione alcuna alla rete idrica o fognante, se occupa spazi demaniali abusivamente, se costruisce manufatti edilizi senza concessione alcuna, se recinge, senza autorizzazione alcuna, spazi pubblici trasformando gli spazi ad uso privato, ecc., compie reati, gravi o meno gravi.
E di esempi come questi, più o meno rilevanti, tratti dalle esperienze quotidiane, abbondantemente consumati sotto gli occhi di amministratori e cittadini, se ne potrebbero fare a volontà.
Dire, quindi, che la “società civile” è permeata largamente di atti penalmente e civilmente condannabili e che viviamo in un contesto con fasce considerevoli di illegalità non mi pare affermare delle eresie né voler stravolgere la realtà.
Né vale a giustificazione di un certo illecito commesso che è poca cosa rispetto ad altri. Certo, c’è sempre un reato più grave di un altro: la contravvenzione per un’auto in sosta è indubbiamente meno grave del furto dell’auto, il furto è considerato meno pericoloso di un omicidio, e così via. Quello che qui interessa sottolineare è che quando i delitti, più o meno gravi, sono così diffusi in un corpo sociale è evidente che il corretto vivere civile è fortemente messo alla prova e che la qualità della vita ne risente in maniera evidente. E un tessuto sociale intriso di normale illegalità è certamente più permeabile alla penetrazione della cosiddetta grande criminalità organizzata.

Ricondurre le azioni degli amministratori pubblici, e quelle delle popolazioni amministrate, entro rigorosi canoni legali, è il compito prioritario, davvero nuovo, di una classe politica, che intende definirsi nuova e che desidera porsi, con autorevolezza, come classe politica dirigente moderna.
Il “vecchio” e il “nuovo” di una classe dirigente sta soprattutto nei diversi metodi della gestione della cosa pubblica, nella definizione e, soprattutto, nei comportamenti, di e per una diversa visione della politica. Insomma, discontinuità culturale, vera, autentica.
Rifiuto e rottura netta verso un sistema di potere che continua a sancire un’inaccettabile arretratezza delle realtà calabresi e meridionali. Un progetto culturale prima ancora che politico, anzi un progetto culturale della politica.
Da ciò, credo, bisogna partire se vogliamo davvero traghettare i nostri paesi verso una nuova società.

sabato 24 ottobre 2009

Perché Dio creò la Calabria

Dedicato a
Pierino Cimino


Caro Pierino,
stavo scrivendo il raccontino che segue quando mi è giunta la notizia che tu ci avevi lasciato. Non sempre si muore all’improvviso. Si può morire poco a poco. E anche la tua morte, per tanti, ha portato via un pezzetto della propria. A me è capitato così. Non mi va di aggiungere altro. Del resto tu eri sempre sorridente, anche quando ti incavolavi nero. A tal proposito, mi permetto di dirti: se dovessi incontrare il Padreterno, non prendertela con Lui per i nostri malanni. La responsabilità è tutta nostra. E tu lo sai. Sono certo, comunque, che t’inventerai qualcosa per stimolare un Suo divino intervento. Ne abbiamo tutti bisogno.
Dedico a te questo scritto.
Sappi che continuerò a fermarmi al tuo bar. Lì, seguiterò a vederti. Sempre.


Perché Dio creò la Calabria
Giovanni Pistoia


Lo scrittore: “Dio, Eccellenza, mi scusi… ”

E Dio, interrompendo colui che sarebbe diventato un bravo scrittore calabrese, Leonida Repaci, disse: “Dammi del tu, l’eccellenza, poi, riservala ai cardinali e alle autorità …”

Lo scrittore: “Cosa sono i cardinali… ”

Dio: “Lascia stare, lo scoprirai quando verrà il giorno in cui tu sarai un cittadino del mondo… Ci vuole ancora tanto tempo. Che cosa stavi per chiedermi?”

Lo scrittore: “Dio, ora che hai finito la tua opera creativa, cosa farai con questi quindicimila chilometri quadrati di argilla?”

Dio: “Penso che con questa creta io possa modellare un paese per due milioni di abitanti al massimo: è un’argilla verde con riflessi viola. Verrà un’opera bellissima. Farò, con questo materiale, un capolavoro.”

E il Signore sembrò estraniarsi. La sua tensione creativa era al massimo. E lo scrittore rimase in silenzio ad ammirarlo. Da quelle mani divine l’impasto di argilla prese forma e agli occhi esterrefatti di Leonida apparve un disegno simile a un piede umano che si bagnava per tre parti nel mare. Visto da lassù, da quella nuvola rosa, era splendido.

Disse lo scrittore: “Cos’è?”

Dio: “Quella sarà, un giorno, la tua terra, la Calabria, e tu racconterai di questo evento ai calabresi e al mondo. La Calabria è più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.”

Lo scrittore: “Non stai esagerando?”

Dio: “E perché dovrei?”

Lo scrittore: “Quello sarà il mio paese?”

Dio: “Un giorno del 1898 tu nascerai a Palmi, una cittadina di Reggio Calabria. E, tra le tante cose che farai, descriverai, e lo farai bene, quello che stai vedendo in questo momento. Intitolerai così il tuo brano: Quando fu il giorno della Calabria. Perché se qualcuno si domanderà perché mai ho voluto creare anche questo lembo di terra in un mondo così vasto, tutti sapranno darsi una risposta.”

Lo scrittore: “Vedo tanti agglomerati di case, campagne, montagne, colline, dimmi qualcosa in più. Cosa metterai laggiù, in quella terra che sembra adagiarsi sulle acque… ”

Dio: “Hai ragione. Completo il mio dipinto. Dono alla Sila il pino, all’Aspromonte l’ulivo, a Reggio il bergamotto, allo stretto il pescespada, a Scilla le sirene, a Chianalea le palafitte, a Bagnara i pergolati, a Palmi il fico, alla Pietrosa la rondine marina, a Gioia l’olio, a Cirò il vino, a Rosarno l’arancio, a Nicotera il fico d’India, a Pizzo il Tonno, a Vibo il fiore, a Tirolo le belle donne, al Mesima la quercia, al Busento la tomba del re barbaro, all’Amendolea le cicale, al Crati l’acqua lunga, allo scoglio il lichene, alla roccia l’oleastro, alle montagne il canto del pastore errante da uno stazzo all’altro, al greppo la ginestra, alle piane la vigna, alle spiagge la solitudine, all’onda il riflesso del sole.”

Lo scrittore: “Ma è tutto?”

Dio: “Assolutamente no. Dono a Cosenza l’Accademia, a Tropea il vescovo, a San Giovanni in Fiore il telaio a mano, a Catanzaro il damasco, ad Antonimina il fango medicante, ad Agnana la lignite, a Bivongi le Acque Sante, a Pazzano la pirite, a Galatro il solfato, a Villa San Giovanni la seta greggia, a Belmonte il marmo verde… ”

Dio sospirò un istante. Dall’alto della nuvola rosa diede uno sguardo al mondo. Guardò Leonida con tenerezza che subito chiese: “Ora il lavoro è davvero completo?”

Dio: “Eh no, figliolo! Voglio dare ai calabresi il sapere, la conoscenza, la cultura. Assegno, dunque, a Crotone Pitagora, Orfeo, Democede, Alcmeone, Aristeo, Filolao, Zaleuco a Locri, Ibico a Reggio, Clearco pure a Reggio, e pure Glauco, Cassiodo a Squillace, San Nilo a Rossano, Gioacchino da Fiore a Celico, Fra Barlaam a Seminara, San Francesco a Paola, Telesio a Cosenza, il Parrasio pure a Cosenza, il Gravina a Roggiano, Campanella a Stilo, Padula ad Acri, Mattia Preti a Taverna, Galluppi a Tropea, Gemelli-Careri a Taurianova, Alvaro a San Luca, Calogero a Melicuccà, Manfroce a Palmi, Cilea a Palmi… ”

Lo scrittore: “A Palmi?”

Dio: “Assegno a Palmi Leonida Repaci… scrittore e giornalista brillante che ebbe la fortuna di intervistare Dio in persona…”

Leonida sorrise un po’ e si schernì, mentre Dio sembrava prendersi gioco di lui.

Lo scrittore: “Spero che adesso la creazione sia finita, altrimenti non ricorderò tutte queste cose per il mio racconto… ”

Dio: “Scherzi? Siamo appena agli inizi. Dono a Stilo la Cattolica, a Rossano il Patirion, ancora a Rossano l’Evangelario Purpureo, a San Marco Argentano la Torre Normanna, a Locri il Pinakes, ancora a Locri il Santuario di Persefone, a Santa Severina il Battistero, a Rotonda, a Squillace il Tempio della Roccelletta, a Cosenza la Cattedrale, a Gerace pure la Cattedrale, a Crotone il Tempio di Hera Lacinia, a Mileto la Basilica della Trinità, a Santa Eufemia Lamezia l’Abbaziale, a Tropea il Duomo, a San Giovanni in Fiore la Badia Florense, a Vibo la Chiesa di San Michele, a Mileto la Zecca, a Nicotera il Castello, a Reggio il Tempio di Artemide Facellide, a Spezzano Albanese la necropoli della prima età del ferro.”

Lo scrittore: “Signore, ti prego… non riesco più a prendere appunti. Sono tante le cose che vuoi dare a questa terra. Perché?”

Dio: “Voglio che sia la mia creatura prediletta. Per gli appunti non preoccuparti più di tanto, quando verrà il tuo giorno, sarai tu stesso che vedrai la Calabria e ti ricorderai di questo colloquio. Ora distribuirò i mesi e le stagioni.”

Lo scrittore: “Ma i mesi e le stagioni non sono uguali a quelli dati agli altri paesi?”

Dio: “No. Per l’inverno concedo alla Calabria il sole, per la primavera il sole, per l’estate il sole, per l’autunno il sole. Voglio che sia il sole a riscaldare e illuminare questa terra. A gennaio voglio dare la castagna, a febbraio la pignolata, a marzo la ricotta, ad aprile la focaccia, a maggio il pescespada, a giugno la ciliegia, a luglio il fico melanzano, ad agosto lo zibibbo, a settembre il ficodindia, a ottobre la mostarda, a novembre la noce, a dicembre l’arancia. Voglio ancora che le madri siano tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose, i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati, i mendicanti protetti, gl’infelici aiutati, le persone fiere leali, socievoli ed ospitali, le bestie amate.”

Lo scrittore: “Vedo che questo dipinto è completo. Vedo tanto colore… ”

Dio: “Non è ancora completo. Il mare in Calabria sarà sempre viola, la rosa sboccerà anche a dicembre, il cielo sarà sempre terso, le campagne saranno fertili, le messi abbondanti. Il clima sarà mite, inebriante il profumo delle erbe.”

Dio osservò nei particolari l’opera compiuta. Era davvero soddisfatto della sua creatura. Leonida vide il Signore che prelevò da un bosco una quercia ombrosa, la sistemò in una piega della nuvola rosa, si sedette ai suoi piedi e un dolce sonno lo avvolse.

Lo scrittore restò a guardare la fatica del Creatore. Da un pugno d’argilla aveva tratto uno splendore. Leonida, quasi inconsapevolmente, si ritrovò disteso sotto il ramo della grande quercia, e si assopì.

Lontano dalla nuvola rosa, qualcuno, che ne cavalcava una nera, si accorse del riposo di Dio.

“Adesso, vi faccio vedere di che pasta sono fatto io”, disse il diavolo, un essere che non sopportava il Signore. Guardò la Calabria e assegnò a essa tante calamità: le dominazioni, i terremoti, la malaria, il latifondo, il feudalesimo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora, la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’onorata società, la vendetta, l’omertà, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione.
E come se non bastasse tutto ciò, esclamò beffardo: “E avrai tante di quelle necessità e bisogni che ti stancheranno per l’eternità: avrai bisogno di giustizia, di libertà, del nuovo e del meglio che non conquisterai.” Dette l’ultimo sguardo a quel dipinto di Dio, ora fortemente compromesso, e tutto soddisfatto se ne andò gorgheggiando una canzone volgare, mentre s’incuneava tra le increspature della nuvola nera, che si allontanò velocemente.

Quando Dio riaprì gli occhi, volse il suo sguardo in quel punto lontano dell’universo, per ammirare, ancora una volta, il suo ultimo capolavoro.

Leonida vide il Signore impietrito sulla punta più alta della nuvola rosa. Lo vide sconvolto, come non mai. Guardò la Calabria e fece fatica a riconoscerla. Quella meravigliosa creatura uscita dalle mani di Dio era stata lacerata, vilipesa. Vide sul volto di Dio una collera sconosciuta. Lo vide alzare una mano che divenne lunga, lunghissima. Una mano che strappò dal nascondiglio il diavolo, lo strinse con forza inaudita e con veemenza scaraventò l’immonda creatura nei profondi abissi del cielo. Restò muto, Dio, chissà per quanto tempo, a fissare la Calabria. Era fin troppo evidente la sua sofferenza. Poi pronunciò una frase, per Leonida incomprensibile: “Utta a fa juornu c’a notti è fatta.”

Leonida non osò avvicinarsi al Signore. Avrebbe voluto chiedergli tante cose, a cominciare da quella strana espressione, ma tacque. Dio si volse. Guardò il volto esterrefatto di Leonida e disse: “Non è possibile distrarsi un attimo. Il Maligno ha approfittato del mio sonno per rovinare il capolavoro che avevo fatto. Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere, un giorno, come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto. I guasti sono ormai fatti, la notte sta attraversando la Calabria, bisogna fare in fretta perché arrivi il giorno.”

E lo scrittore: “Vuoi dire che la notte contiene gli albori del giorno?”

Dio: “È così. Prima i calabresi usciranno dal tunnel della notte, prima vedranno la luce.”


Nel tempo si è verificato, probabilmente, qualche imprevisto. Si è constatato che il buio della notte tarda a dileguarsi e, anche quando sembra che qualche stella cominci a rischiarare un cielo troppo scuro, l’alba si fa più lontana. E, invano, si attende il canto del gallo.

Si è verificato che non pochi uomini, anche calabresi, siano diventati diavoli-uomini, sostituendo quel maledetto che fu inabissato nei cieli.

E così, quando qualche vecchio guasto è riparato, subito se ne presenta un altro, e, poi, un altro ancora. Dalla Calabria, assetata di libertà, giustizia, diritti, lavoro dignitoso, molti vogliono andare via. Altri, invece, vogliono restare, altri ancora desidererebbero ritornare per dare il proprio contributo, perché si realizzi un reale cambiamento.

Ma i diavoli-uomini sono forti: corteggiati, adulati, tollerati. E loro, ben vestiti e profumati, gioiscono per il malaffare che procurano alla Calabria, per i veleni che fanno galleggiare nei mari, per le sostanze tossiche con le quali accolgono i ragazzi nelle scuole, per le strade di cartone che costruiscono, per le colline che sbancano, per i bambini che uccidono mentre giocano…

La società calabrese, che vuole accendere i riflettori per illuminare la regione, ha un piccolo-grande problema: non sa dove sono nascosti gli interruttori. Probabilmente alcuni pulsanti sono coperti da specchi. Se la società riuscisse a guardarsi, con onestà, in quegli specchi, ne trarrebbe belle conseguenze. E non pochi di quegli interruttori darebbero la giusta luce.