venerdì 23 ottobre 2020

TRAMBUSTO IN CIELO di Giovanni Pistoia

 



Tullio De Mauro ha lasciato sulla Terra non pochi amici, con alcuni di loro il rapporto continua, non so come ma continua. Certo è che l’altro giorno lo videro impegnato mentre dialogava con qualcuno assente. Notarono in lui una certa agitazione, era piuttosto allegrotto ma quell’aria seriosa non era venuta meno. Chi lo osservava racconta che chiamò una nuvola, un monoposto, per farsi accompagnare in qualche parte. La nuvoletta lo raggiunse e con un soffio di vento sempre disponibile partì. Quando arrivò, di lì a poco, l’amico che cercava, un omino snello e vispo con baffetti leggeri e dall’aria curiosa, stava per allontanarsi a bordo di una nuvoletta rosa. «Sono arrivato giusto in tempo», disse De Mauro, «dove stai andando? Devo darti una notizia importante.» E, l’altro, Carmine De Luca, un compagno di viaggio per molto tempo di De Mauro, accennando un sorrisetto arguto, pacatamente rispose: «Stavo venendo da te. Non mi dire che hai saputo quello che so anch’io?» E De Mauro: «Pensavo di comunicarti la bella notizia. Ma intuisco che sai già tutto.» «Certamente, anche io ho un buon rapporto con quel mondo lì. Avuto la lieta novella, volevo condividerla con te, ma qualcuno mi ha preceduto.» «Non sei contento?», commentò De Mauro. «La “colpa” è anche tua per questo “misfatto”.» «In verità è di tanti, e comunque non quanto te e quell’altro, mi hai capito? Andiamo a informarlo.»

 

E così i due salirono su un biposto azzurrino e, col solito venticello sempre pronto, partirono per chissà dove. Ma in quello spazio, anche se infinito, le distanze non sono poi così tante. Arrivarono presto. Trovarono l’amico che banchettava avvolto in una foschia di un colore mai visto sulla Terra. Era in compagnia. Italo Calvino appena li vide fissò gli altri, e sorridendo: «Che ci fate qui? Non mi dite che siete venuti a informarci di quello che già sappiamo?» De Mauro e De Luca capirono che la notizia si era ormai diffusa in quella galassia. Intanto si fecero avanti, e salutarono con tanto di riverenza Carroll, Lear, Collodi, Andersen, i fratelli Grimm, e altri ancora. «Che bella compagnia! A quanto pare la novità ci rende allegri, e chissà cosa state farneticando in quelle testoline», disse De Mauro con fare sornione, come di chi la sa lunga. In quel gioioso trambusto si fermò un nuvolone che sembrava uno strano battello. A guidarlo il capitan Nemo. Da quel misterioso veicolo sbarcarono un po’ di personaggi, tra i primi Jules Verne. Altri notarono Antoine de Saint-Exupéry scendere da un aereo malconcio a forma di nuvola fiorita. La bella brigata vide avvicinarsi -camminavano a piedi- Lucio Lombardo Radice e Luigi Malerba. Ma ormai le presenze non si contavano più. Tutti sapevano, e tutti a fare capannelli in quel posto fantastico. Arrivò anche Marcello Argilli, viso corrugato, ma si vedeva che era felicissimo. Tutti a commentare quel che era avvenuto sulla Terra, in Italia per la precisione, e impegnati a risolvere chissà quale mistero. Preceduto dal ruggito di tigre, piombò sui presenti Sandokan in compagnia di Emilio Salgari. A un certo punto De Mauro fece capire a De Luca che c’era qualcuno alle sue spalle. «Ci sei anche tu», disse Carmine De Luca che si era voltato per vedere. Era Luciano Di Samosata. «E potevo mancare io? Non sei stato tu a dire che io più di ogni altro ho influenzato la letteratura fantastico-umoristica, la narrativa fantascientifica, i racconti di viaggi immaginari?» «Certamente, e lo confermo. Benvenuto. Ma vedo che vengono da tutti le parti, abiti diversi, lingue diversissime.»

 

«Bene», affermò De Mauro, «sappiamo tutti perché siamo qui. E ne siamo contenti. Lo so, per noi che viviamo in questo spazio senza tempo le cose della Terra sono nullità, non ci appartengono, viviamo in altra dimensione, però se accadono alcune cosette, delle quali ognuno di noi ne è in parte pur piccola causa, una qualche responsabilità, nel bene e nel male, per quelli che in Terra vivono, ce la portiamo ancora addosso. Detto questo, adesso, dobbiamo andare a dirglielo. E chi glielo dice? E come glielo diciamo?» Tutti si scrutarono, nessuno fiatò. Fu Carmine De Luca a prendere la parola: «Senti Tullio, a te l’onore e l’onere.» «E perché proprio io? Mi pare che Italo sia il più idoneo.» Calvino non parlò. Fece un cenno a De Mauro come per dire: «Andiamo, apriamo le danze noi due e poi ognuno dirà la sua. Tutto sommato andiamo a dare una bella notizia, eh che diamine!»

 

Lo trovarono seduto in un banco di scuola. Con lui tantissime persone, papà, mamme, nonni, maestri e maestre e, soprattutto, tanti bambini. Raccontava storie, e fantasticava, fantasticava. Qualcuno chiosò: «Aveva la testa tra le nuvole quando era sulla Terra, figuriamoci ora che abita con loro!» Gianni Rodari accolse tutti con un sorriso disarmante e gli occhi malinconici. «Lo so, lo so perché siete venuti tutti qui. Siete venuti a prendermi in giro, perché mi hanno finalmente imbalsamato e sono diventato un bel monumento, e come se non bastasse mi hanno messo in un cofanetto di circa duemila pagine! Povero me! Non finirò dentro uno scaffale di polvere?  Se sono felice? Certo che lo sono, ma non per me, ma per l’attenzione che spero sia riservata sempre di più al mondo della fantasia. Laggiù ne hanno bisogno come il pane, particolarmente in questo periodo. C’è un virus che sta facendo soffrire molta gente, e i bambini sono costretti a non poter giocare, abbracciarsi. Ne hanno bisogno tutti, a cominciare dagli scienziati, che mi sembra abbiano dimenticato che la scienza senza fantasia, senza immaginazione, non raggiungerà buoni traguardi. Bisogna ricordarglielo a tutti che sulla luna prima degli scienziati c’è stato Astolfo mandato a far da apripista da Ludovico…Sono contento perché voglio pensare che questo risultato, essere tra i grandi della letteratura, significhi riservare una particolare attenzione soprattutto ai bambini e agli adolescenti di tutto il mondo, molti dei quali hanno bisogno di pane, pace, istruzione, e sogni fantastici per crescere in armonia, conoscere la realtà e cambiarla in meglio. Ecco, stavo raccontando delle filastrocche a dei bambini, che troppo presto sono arrivati qui per colpa di guerre e fame; non è cambiato molto da quando nelle mie storie raccontavo, anche agli adulti un po’ ciechi e un po’ sordi, queste cose… E ora che mi avete costretto a fare il discorsetto, sedetevi e ditemi del mondo che verrà.»

 

E il cielo d’improvviso -regia di Federico Fellini- si colorò di marionette e disegni di Luzzati e Munari, fino a quel momento rimasti nascosti, e appena dietro di loro Mario Lodi e Livio Sossi con una bisaccia di libri sulle spalle. E apparve serio e austero, dentro una nuvola a forma di struzzo gigante, Einaudi, il grande editore di Rodari: «Hai visto, brontolone! Sei finito ne i Meridiani della Mondadori. Io ti ho cullato, cresciuto, e tu sempre a canzonarmi!» E Gianni, schernendosi: «Mi dispiace, Sire, non è così. Mi piaceva giocare, non prendermi sul serio. Signori, vi presento Sua Eccellenza Toro Seduto … » E a suggello dell’inizio della festa un ufo arcobaleno consegnò ai presenti una enorme torta con la scritta W LA FANTASIA.

 

Gianni Rodari

OPERE

Mondadori, i Meridiani, ottobre 2020


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