Zero il robot
Giovanni Pistoia
“Tutte le più belle storie del mondo che ancora non esisteva volevano nascere come fiori da urlo dentro un robot che si chiamava Libraio Robot che aveva in pancia un prato che si apriva facendo uscire le più belle avventure che i bambini e i grandi avrebbero letto per fare l’universo più colorato della luce che normalmente arriva dal Sole bianca, esplodendo in rosso, giallo blu ma anche in altri miliardi di colori!
E fuori da Libraio robot era pieno di Il piccolo Principe e era pieno di Pinocchio e Don Chisciotte come una pioggia batticuori scritti volavano nel cosmo. Inoltre, Libraio Robot, orgoglioso, sapeva che era lui, a raccontare l’universo…”
La prosa, irriverente e poco convenzionale, è quella di Aldo Nove. Chi conosce questo autore è al corrente della sua originalità, che prende corpo anche nello scrivere, nell’uso degli aggettivi, nella punteggiatura, in frasi che sembrano non stare né in cielo né in terra e che pur racchiudono sentimenti e emozioni. Anche quando cerca di raccontare la tecnologia e spiegare come nasce l’universo o, addirittura, cosa c’era prima. Come avviene nel volume, piccolo e agile, dal titolo “Zero il robot”.
Il libro, dove la prosa diventa poesia, la fantasia scienza, si arricchisce di colori forti e decisi, sgargianti e, nello stesso tempo, concilianti con la vita e il sogno. La prosa e i colori sono il frutto armonico della penna e del pennello: si può dire che tutto il volume è scritto a quattro mani dove i pastelli si conciliano e si mescolano con il vocabolario.
Dentro c’è tutto: poesia, prosa, scienza, fantasia, fantascienza, tecnologia, fisica, chimica, filosofia. È un caleidoscopio, un gioco magico di piccoli e grandi luci. Voli fantasiosi e descrizioni realistiche si rincorrono. Realtà e immaginazione si confondono. Vi è il mondo che fu, forse, tanto tempo fa. Quando era presente… solo un robot! Si, perché secondo gli autori, il robot non è quell’oggetto frutto dell’intelligenza dell’uomo, che, però, a volte, non riesce a controllare e, quindi, diventa un po’ pazzerello ma è, pensate un po’, il misterioso personaggio che è esistito prima dell’universo.
Il libro racconta, infatti, l’avventura di un robot, chiamato “Zero”, che costruisce, nell’immaginazione, il mondo che sarebbe poi apparso. Per farsi aiutare in questo progetto si allea con altri robot, tutti usciti dalla sua vulcanica mente. E inventa Radar robot, Televison robot, Poeta robot, Libraio robot. Insomma, Zero, triste e solo, ha nostalgia del mondo che verrà. Un mondo tanto meraviglioso che solo i bambini sanno vedere, e non sempre. Ma anche qualche adulto, raro: tipo Rita Levi Montalcini e Margherita Hach, che “potrebbero aiutare l’uomo a scoprire il mondo dei robot sull’orlo dell’universo squadernato”.
Ma che libro è questo? Destinato a chi? Ai bambini? Non lo so. Può essere considerato la favola dell’universo, un breve saggio scientifico, un testo che ti costringe a riflettere…
Nel dubbio, leggetelo tutti.
Aldo Nove/Maria F. Tassi
ZERO IL ROBOT
Grandi AsSaggi Bompiani 2008
Nell’immagine la copertina del libro (cliccare per ingrandire)
(2 agosto 2008)