Il contributo del manuale di Boero e De Luca
alla letteratura per l’infanzia
Giovanni Pistoia
“L’ostilità verso i dialetti raggiunge le punte più alte e sprezzanti nei primi anni del nuovo secolo, in coincidenza con l’emanazione, nel 1905, dei programmi per la scuola primaria, nuovi rispetto agli ormai obsoleti programmi del positivismo. Nel 1903 Pietro Mastri, manzoniano acceso, in suo libretto di note sulla letteratura contemporanea parla di “malerba dialettale” che infesta le contrade d’Italia e che bisogna estirpare ad ogni costo. Nel 1909 Ernesto Monaci, in una lettera a Pasquale Villari, denuncia una situazione diffusa nelle scuole di ogni regione e legittimata dai programmi scolastici del 1905: “Fatte poche eccezioni, il maestro elementare, per insegnare italiano, prima sbandisce dalla scuola il dialetto, cercando di sradicare dalla mente dell’alunno ogni ricordo del parlare materno, talora mettendo perfino in derisione quel linguaggio che è naturale in ognuno sin dalle fasce; poi si mette a fabbricare sul vuoto”.
Ma già nel 1905, come abbiamo visto, la pratica didattica di azzeramento della lingua nativa e di artificiosa imposizione della lingua nazionale aveva ricevuto sanzione autorevole da Edmondo De Amicis con la pubblicazione dell’Idioma gentile, in cui innumerevoli sono le pagine contro i dialetti e un intero capitolo dal severo titolo A ciascuno il suo è impegnato a stigmatizzare l’uso di “dialettismi e idiotismi” di ogni regione, di Milano, Venezia, Bologna, Genova, Roma, Napoli, Abruzzo e Calabria, Sicilia, Sardegna. Appunto, a ciascuno il suo.”
Il brano riportato è tratto dal volume “La letteratura per l’infanzia” di Pino Boero e Carmine De Luca. È quasi scontato il pensiero al dibattito (si fa per dire!) avvenuto, in particolare, durante l’estate, dibattito che, da parte di uomini e soggetti politici, mira a riportare, con forza di legge, il dialetto nelle scuole. Nei primi anni del Novecento la guerra contro i dialetti è avvenuta soprattutto nelle scuole per imporre l’italiano sulle macerie dei vari idiomi; oggi si propone un viaggio inverso, abbattere l’italiano per imporre il dialetto. Ieri bisognava costruire l’Italia e gli Italiani, oggi, si vuole ridare a ciascuno il proprio dialetto, perché, evidentemente, all’Italia e agli Italiani è meglio rinunciarci.
Ma non è di questo che si vuole parlare. Qui si vuole solo sottolineare il successo di un manuale di Letteratura per l’infanzia, quello, appunto, che porta la firma del ligure Pino Boero e del calabrese Carmine De Luca. Il libro fu pubblicato, per la prima volta, nel 1995, dall’editore Laterza, e da quella data è diventato un manuale adottato in varie università italiane (e non solo); è strumento essenziale per chi intende, per professione o per diletto, occuparsi di letteratura per l’infanzia, di educazione alla lettura, di cultura in genere. Nel 2008, sempre dalla Laterza, è uscita la quattordicesima edizione: un traguardo di tutto rispetto.
Carmine De Luca, uno dei due autori, nato a Corigliano Calabro il 1943, è morto nel 1997. Non ebbe, quindi, la fortuna di poter godere dei frutti del suo immane lavoro, anni di studi e di nottate. Lavoro e studi portati avanti con Pino Boero, amico e studioso tra i più prestigiosi nel settore.
Sin dalla prima edizione il volume fu accolto con vivo interesse dalla critica; il lavoro, in fondo, era “una prima organica sistemazione di una materia sinora in bilico tra pedagogia e storia linguistico-letteraria” (Donatella Trotta). Luciano Genta rileva il fatto che Boero e De Luca hanno voluto raccontare una storia d’Italia, da Collodi alla Tamaro, “che ha per baricentro il bambino e la sua formazione alla letteratura…”
Il volume fu presentato, come spesso accade, in varie parti d’Italia e Istituti culturali. Nella sede della Fondazione Carmine De Luca, a Corigliano Calabro, si conserva l’invito di una di queste presentazioni. È quella svoltasi a Roma il 15 novembre del 1998, all’Istituto Europeo di Design, con la partecipazione, oltre che degli autori, anche di Francesco Moschini, direttore scientifico e culturale dell’Istituto, Marcello Argilli, saggista e scrittore per ragazzi (Argilli venne a Corigliano qualche anno dopo per ricordare l’amico Carmine), Tullio De Mauro, professore di filosofia del linguaggio presso l’Università La Sapienza (Carmine De Luca fu collaboratore di De Mauro per molti anni. Fu lo stesso De Mauro, qualche anno dopo, a Corigliano, a testimoniare questo rapporto di lavoro e d’amicizia), Chiara Rapaccini, illustratrice e scrittrice, Teresa Buongiorno, saggista e scrittrice per l’infanzia.
Tuffarsi nelle pagine del manuale è un affascinante viaggio nella storia dei libri e dei periodici destinati agli adolescenti, un modo suggestivo per incontrare personaggi e fatti che hanno segnato l’infanzia di moltissime generazioni. Una lettura della storia del Paese vista attraverso le parole e le immagini della letteratura per i più piccoli, dagli albori dell’Unità d’Italia fino a “Cuore di ciccia” di Susanna Tamaro e ai successi, anche in Italia, di due autori stranieri, Tolkien e Ian McEwan.
Gli ultimissimi anni (dal 1995 ai nostri giorni) sono anni assai significativi per l’editoria dei ragazzi; è cresciuto notevolmente l’interesse del mondo della cultura in genere (anche se mai abbastanza) verso la letteratura per l’infanzia; si sono affacciati all’attenzione della critica e dei giovani lettori nuovi autori; si sono sviluppati momenti di aggregazione e di occasione per stimolare sempre più il piacere della lettera: un contributo per questi successi è stato dato, con molta probabilità, anche da questo manuale, semplice, puntuale, rigoroso, avvincente.
Nelle immagini l’invito alla presentazione della prima edizione del volume (1995) e la copertina della quattordicesima edizione (2008) con l’illustrazione di Filiberto Scarpelli per la copertina dell’“Avanti della Domenica”, anno IV, n. 43.
P. Boero – C. De Luca
La letteratura per l’infanzia
Editori Laterza
Prima edizione 1995;
Quattordicesima edizione 2008
giovannipistoia@libero.it