Delitto perfetto
Giovanni Pistoia
“Una giornata particolare”, “Compagni di scuola”, “Divorzio all’Italiana”, “Il Gladiatore”, “Pensavo fosse amore … invece era un calesse”: film famosi, direte voi. Invece no. Titoli di capitoli di un libro. Certo, penserete voi, un libro sulla storia del cinema, oppure di critica cinematografica. Invece no. Ma cos’è un indovinello? Un nuovo gioco di società? Un giallo poliziesco per aguzzare l’ingegno? Ci siamo vicini: un giallo.
“Il maresciallo si avvicinò a quel corpo senza più vita e dopo aver indossato i guanti di lattice, le sfiorò il volto. Racchiusa in quel gesto c’era un’angosciante malinconia che stringeva lo stomaco.”
“Delitto perfetto” è il romanzo di Valeria Marzoli Clemente, recentemente pubblicato da Albatros nella collana “Tracce Nuove Voci”.
Non vi racconterò nulla di questo romanzo, perché mi pare giusto che il lettore si accosti al libro senza sapere in anteprima trama, personaggi, per non dire, ovviamente, di come possa concludersi. Se si sa tutto, o quasi, che gusto c’è ad aprire il libro? Il lettore cerca sempre di indovinare come può finire la narrazione che sta seguendo pagina dopo pagina, a maggior ragione se tra le mani ha la storia di un omicidio, tra l’altro commesso in modo molto brutale, e che sembra avvolto nel mistero. Un delitto dove gli indiziati sono tanti e, nello steso tempo, nessuno. L’autrice, che è al suo primo romanzo del genere, costruisce un intreccio ben fatto, i personaggi ben delineati, un maresciallo molto umano, anche se, a volte, dai modi bruschi. Non manca il giudice donna, il sogno proibito del maresciallo. Sullo sfondo il terremoto in Abruzzo, come teatro della scena, Roma.
Il lettore, che inizia a leggere le prime pagine, desidera arrivare subito all’ultima, complice uno stile fluente, senza inutili artifici.
Maresciallo a parte, trovo nei vari personaggi il prototipo di una scialba umanità, tutta apparenza e poca sostanza. Più che la ricerca dell’assassino, quello che mi colpisce di più nella trama intessuta dall’autrice, è il filo, a volte angoscioso, che lega l’infanzia e l’adolescenza di alcuni protagonisti, a cominciare dall’enigmatica donna uccisa. Un’infanzia tradita, un’ingenuità seppellita dagli anni. Una gioventù svanita nei peggiori dei modi.
Basta così, non aggiungo altro. Che sia il lettore a cimentarsi con gli interrogativi dell’autrice.
A dire il vero, faccio fatica a leggere questo genere letterario. Negli ultimi anni, non sono la mia lettura preferita. La realtà ha superato la più fervida fantasia degli autori. Del resto, siamo diventati tutti giudici, poliziotti, criminologi: basti accendere il televisore e tutti a tuffarci per ore attorno al delitto del giorno. Con i microfoni fin dentro le questure, gli interrogatori in diretta, tutti a massacrare cento mille volte la povera vittima di turno. Senza pudore. Sembra che la tv non possa vivere senza delitti. E noi senza tv. E il delitto diventa così la fortuna di tanti protagonisti. E noi a far colazione, pranzare, cenare, adulti e bambini, mentre “leggiamo” tanti “gialli” aperti dalla realtà, ad arricchire il nostro bagaglio culturalcriminale, a giudicare quanto possa essere efferato l’ultimo delitto, quanto possa essere perfetto. A scommettere su questo o quell’indiziato, a fare il tifo per Tizio o per Caio.
Credo che arriveremo presto al delitto in diretta: l’assassino prima di compiere l’insano gesto telefona in tv e racconta tutto. Al momento prestabilito, davanti a telecamere accese, l’assassino compie il suo misfatto. Tanto, oggi, non interessa neanche all’omicida restare ignoto, l’importante è che “vada” in tv.
Perché se non vai in tv almeno una volta nella tua vita, anche se da assassino, che senso ha avuto la tua vita?
Chi sa cosa ne pensano gli autori di noir di questa folle ipotesi?
Valeria Marzoli Clemente
Delitto perfetto
Albatros 2010
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