Franca Palmieri è una forza della natura, la sua attività è frenetica. Ha ricoperto incarichi organizzativi in Progetti Educativi e Aree Funzionali, ha condotto interessanti e proficui laboratori di Scrittura Creativa di Poesia e di Teatro, e ha scritto molta poesia, perché la sua natura è essenzialmente di poeta.
Non è facile
compendiare in una nota critica il lavoro di Franca, la sua poesia che tocca
molte circostanze, molti temi, e sempre con un fare garbato, con accenti di
lirismo alto e funzionale al dettato. In questo volume, dal titolo
accattivante, “Luoghi e sentieri di Versi”, è evidente la sua ansia di voler
abbracciare il mondo intero, la sua necessità di scavare nel profondo dei
sentimenti per assaggiarne le valenze paradisiache, ma anche quelle che fanno
sentire le vibrazioni della scomodità.
“… su una
finestra sventrata
una vetrata
aperta sul bosco
un termosifone
che pende da un asse
come panno steso
che attende
uomini e donne
accasciati
ai piedi di case
inesistenti
fissano sguardi
ammutoliti
su blocchi
accatastati
in cerca di voci
affetti oggetti
inghiottiti dal
fondo della notte…”
Un solo esempio a
dimostrazione di come la scrittura di Franca sa muoversi sia tra i detriti del
sapere e dell’essere, e sia nel trionfo delle apoteosi umane nelle quali appare
e dispare il senso nuovo del progredire,
del futuro in atto.
È una poesia che si è
nutrita da varie fonti, comprese quelle delle ultime avanguardie, ma che ha
raggiunto una sua identità, un suo modo d’essere e dire oltre i processi
formali dei linguisti e dei filologi, incapaci di addentrarsi in certe
atmosfere surreali. Proprio queste atmosfere suggeriscono alla poetessa momenti
alti, passaggi sublimi, direi aurore pennellate da un pittore che, partendo dal
figurativo, arriva ai bollori delle incandescenze astratte.
Attenzione, però: “astratto”
per Franca Palmieri non vuol dire mai casualità, tentativo di percorrere i
viali del nonsenso. In ognuna della composizioni troviamo la fermezza di una
donna che sa vedere oltre le apparenze e trova sempre l’incanto e il fermento nidificati
nella parola, una parola che lei corteggia, ama, e utilizza come arma per
andare in profondità.
Non mi azzarderei mai a
parlare, come sono soliti fare alcuni critici, di poesia al femminile; Franca
Palmieri scrive poesia senza aggettivi, e la corrobora di immersioni nella
pienezza del vivere e del sognare, a volte senza fare distinzioni, perché
“I poeti
divorano vite
ne succhiano la linfa
la fanno propria
perché una non
gli basta
e frugano nei
dettagli nascosti
nei residui
insignificanti
di anime ormai
sparite
per trovare il
padre mancato
l’amore
inseguito…”
I dettagli nascosti, i
residui insignificanti… ciò che non appare agli occhi dei superficiali, come se
la realtà fosse soltanto quella che si vede e non avesse meandri e nascondigli
e ragioni effimere o radici lunghe, infinite.