Recensione a Domenico Cipriano,
“Novembre” (Transeuropa, 2010)
Stelvio Di Spigno
«Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro // Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto // Ma nel cuore / nessuna croce manca». Gli struggenti versi di San Martino del Carso, tratti dal Porto sepolto di Ungaretti, potrebbero facilmente prestarsi a scolpire un’epigrafe conclusiva e liberatoria a Novembre, ultimo lavoro di Domenico Cipriano, edito da Transeuropa e pubblicato poche settimane or sono. Il titolo comunica perentoriamente: le composizioni che lo sostanziano riportano come un magnete alla memoria il terremoto del 23 novembre 1980, un evento che per le sue ricadute sociali, politiche ed economiche può annoverarsi tra i più drammaticamente dirimenti che il Meridione abbia vissuto dall’Unità d’Italia fino ai nostri giorni. Cipriano viveva allora nel cuore dell’Irpinia (ci vive ancora oggi, sebbene un po’ più a valle).
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