È con questo articolo, a firma di
Giovanni Pistoia, del 26 febbraio 2012, che viene avanzata, con discrezione, la
proposta di sottoporre all’Accademia di Svezia il nome e l’opera di Dante Maffia.
L’approdo è importante, ma non vi è
arrivo né viaggio senza alcuna partenza e, ora, che l’avventura è iniziata, è
piacevole l’andare; ed è ancora più piacevole il viaggio se fatto con tanti
amici; senza alcuna pretesa, con delicatezza, con garbo. Con infinito amore.
Dante Maffia: una vita di versi e di
sogni
di Giovanni Pistoia
«Io mi rifugio nella vastità
d’un melograno ch’era davanti casa
a Roseto e soleggiava beato»
Dante
Maffia ha arato terre, navigato mari, solcato cieli, visitato università; si è abbeverato
all’arte dello scrivere – vasta e di qualità la sua produzione letteraria;
tradotto in più lingue; poeta tra i più complessi e profondi e graffianti degli
ultimi decenni … eppure, nella vastità dei suoi orizzonti culturali e di
esperienze, egli porta con sé (una maledizione? una benedizione?) il suo mare,
i cieli d’origine, le sue rupi, i calanchi, il dolore e i colori della Calabria
e del suo paese.
Negli
spazi indecifrabili delle metropolitane americane, Maffia avverte il profumo
del basilico di casa sua. Nel ritorno dalla Grande Mela, dove è stato ospite
gradito di alcune università (Filadelfia, New York, Albany, San Francisco), con
nella testa ancora gli incontri culturali di ampio respiro, egli non sa che
rifugiarsi nella vastità d’un melograno che era davanti casa a Roseto, suo
paese nativo; lì dove, nella superba fantasia del poeta, il mare non si adira
mai e mai si spaventa.