mercoledì 25 dicembre 2013

Nota di Dante MAFFIA [Giovanni Pistoia, Come il fiume fluisce verso il monte – poesie, Photocity Edizioni, dicembre 2013]



Nota di Dante MAFFIA

[Giovanni Pistoia, Come il fiume fluisce verso il monte – poesie, Photocity Edizioni, dicembre 2013]

La prima sensazione provata, leggendo questo libro, è stata quella di entrare in un paese abbandonato, di quelli dove l’erba e il muschio a un certo punto fanno da padroni. Come se Giovanni Pistoia fosse andato alla ricerca del se stesso bambino e avesse voluto ripristinare un rapporto quasi carnale con le persone dell’infanzia, con i familiari, con le cose che gli sono appartenute. Eppure, in tutta questa dovizia di particolari che riportano al passato, non c’è nessuna traccia fortemente realistica: tutto è ripescato come da un sogno, che però ha contorni nitidi e ha voce ferma e perentoria, tanto che i particolari sono definiti e hanno l’aspetto di fotografie d’epoca.
Eppure le varie composizioni sono di periodi diversi e sono uscite su antologie varie e su riviste, non sono nate da un progetto unitario. Prova dunque che Giovanni Pistoia ha in sé una visione coerente del suo mondo interiore, e soprattutto un linguaggio che sa essere suo nelle accensioni liriche e nelle declamazioni sentimentali.
Comunque in questa sorta di “ricostruzione” di una certa epoca, non c’è nulla di stantio o di crepuscolare, c’è semmai la necessità di riappropriarsi di ciò che s’è perduto in modo da poter servire a chiarimenti, a confronti, insomma alla crescita.

Il libro comincia con

Muta e deserta è questa via
dove nacqui portato dalle rondini
a primavera
all’ombra del vecchio arco
che racconta ancora
storie di miracoli e povertà”.

L’atmosfera è creata appieno e così si può calpestare il vecchio selciato, entrare nei vicoli, vivere l’inedia, visitare la casa dove le “Ragnatele tessono l’elogio del tempo”.
Poi però il libro si apre a spazi più ampi, percorre situazioni del vissuto e del sognato e lo fa con quella pacata effervescenza che è tipica della poesia di Giovanni Pistoia e che rende ogni cosa una preziosa icona.
Tuttavia non c’è mai un accento che significa necessità di ritorno assurdo al passato. Il passato è esistito ed è stato vissuto, appartiene alla storia dell’uomo, ma sarebbe un errore madornale invocarne il ripristino, cercarne un finto presente. E infatti il poeta, cosciente della operazione messa in atto, arriva a concludere con quella splendida poesia dialogata che è Sogna bambino in cui si avverte la capacità del poeta di saper ribaltare la nostalgia in futuro:

rincorri il filo colorato del tuo aquilone
è tuo è tuo non è di nessuno …
è tempo è tempo
di ricominciare”.

Questo è press’a poco l’arco ideale e diciamolo pure ideologico dentro cui Pistoia fa muovere le sue necessità espressive, il suo affondo nella dinamica del vivere legato a un luogo e a una realtà. Ma dentro, sparse nelle pagine, ci sono momenti da non trascurare, a cominciare dall’affresco di Plataci dove quei “tetti … sazi” hanno qualcosa di profondamente umano e a finire al Pincio dove il tramonto assume altra natura:

È alba di fuoco il tramonto
sul balcone del Pincio
la sera”.

Passando per il lago di Tarsia dove

Sul muretto siede, or sono anni,
un’arguta nonnetta …
La sua mano tesa è la benedizione al passante,
il buongiorno del lago a chi cerca la pace”.

Ma quel che più convince di questo bellissimo testo è l’amore per la natura che trabocca ad ogni pagina. Ci sono ginestre e foglie d’ogni genere, ci sono conchiglie, rondini, farfalle, cardi e stelle, sogni, tanti sogni che la dicono lunga sulla sensibilità di quest’uomo che ha scelto di vivere appartato e silenzioso e che ha dalla sua una tale dovizia di doni umani e poetici da non temere paragoni.
Non è lo strombazzare del nome che può, col tempo, “vincere di mille secoli il silenzio”, ma la certosina maniera di abbeverarsi alla bellezza, al sogno, alla speranza del futuro.
Questa poesia è intrisa di cose concrete che sanno diventare icone ed emblemi di quella magia che ricorda il mondo zen se è vero, com’è vero che

 “… Il mare
cancellò presto i nostri volti,
seminò il ricordo fra gli scogli”.

Ancora una prova di come si deve fare poesia irrorando del proprio io ogni verso e nello stesso tempo subito rendendolo appannaggio degli altri e non privilegio egoistico o personale esibizione. Giovanni Pistoia ormai ha una voce riconoscibile e vera, autentica e convincente e ogni volta comunque ci porta dentro circostanze che sono intrise di vita e che sanno

aggrapparsi alle stelle …
forse l’ultimo sogno per non smarrire i sentieri, e trovarsi”.

Dante Maffia
Roma, Natale 2013


Giovanni Pistoia
Come il fiume fluisce verso il monte
poesie
Photocity Edizioni, dicembre 2013

Il volume è distribuito da:



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