Una NOTA di Rosanna GIOVINAZZO a
proposito del volume:
“ALLE RADICI DEL PRESENTE. CALABRIA:
vita morale e materiale in un manoscritto del Seicento” di Giovanni Pistoia, seconda
edizione, Photocity edizioni, ottobre 2013.
“Alle radici del presente - CALABRIA
vita morale e materiale in un manoscritto del Seicento” di Giovanni Pistoia è
un testo che offre un valido contributo alla ricostruzione storica ed alla
conoscenza di particolari inediti riguardanti un periodo della nostra storia
regionale: il Seicento. Si tratta della trascrizione di un manoscritto del XVII
secolo conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana: Ms. Barberino
Latino 5392.
Giovanni Pistoia ha avuto il grande
merito di pubblicare questo manoscritto che ha come titolo “Relazione della
Provincia di Calabria, e dello Stato di essa così nel Temporale come nello
Spirituale” nella sua versione integrale, essendo stata, in parte, già
pubblicata dal celebre bizantinologo nonché studioso della Calabria, Silvio
Giuseppe Mercati (1877-1963). Nello specifico, il Mercati pubblicò
nell’Archivio storico per la Calabria e la Lucania (12, a. 1942) con il titolo
Calabria e calabresi in un manoscritto del XVII sec., le parti che ritenne
utili per la conoscenza di fatti storici e di costume e società della Calabria
del ‘600. Tralasciò invece, in massima parte, le parti riguardanti le origini e
gli aspetti fisici e ambientali, ripromettendosi però di pubblicare la
relazione per intero, in seguito. Ma ciò, in realtà, non avvenne. Passi della
Relazione furono anche pubblicati in alcuni articoli della rivista Il Serratore
a firma di Peppino De Rosis (n. 37/1995) e di Luigi De Luca (n. 38/1995).
L’autore della Relazione è ignoto e,
secondo Giuseppe Mercati, non è calabrese ma, probabilmente, lombardo o piemontese,
e ciò è deducibile da alcuni passi della relazione stessa. Inoltre, l’autore
visse a Roma e scrisse la Relazione dopo aver visitato la Calabria, su incarico
del Santo Uffizio. Non si conosce esattamente la data in cui fu scritta ma, da
particolari inseriti nel testo (descrizione della Certosa di Serra San Bruno e
del Convento di San Domenico di Soriano che, all’epoca della visita
dell’autore, sono intatti) si può affermare che sia stata scritta prima del
terremoto del 1659. Compongono il manoscritto 34 fogli cartacei, il cui
contenuto viene suddiviso da Giovanni Pistoia in 46 paragrafi per rendere la
lettura e la comprensione della Relazione stessa più agevole.
Paragrafi che riguardano gli aspetti
storici, partendo dalla mitica fondazione di Reggio ad opera del pronipote di
Noè, Aschenez, per giungere all’epopea omerica, alla gloriosa Magna Grecia, ai
Bruzi, alle dominazioni romana, bizantina, normanna fino alle altre succedutesi
fino agli Spagnoli. E poi, aspetti geografici, paesaggistico-ambientali (molto
interessante il paragrafo riguardante la Sila) e quelli riguardanti la fauna, i
prodotti: dai frutti alla seta, dal sale ai metalli, ai coralli che si pescano
da “Pavola fino al Golfo di Sant’Eufemia…e nel Mar di Levante intorno al
Promontorio di Leucopetra o Capo dell’Armi”, alla manna che si trova in molte
parti della regione e che è di tre tipi: “manna di fronda, manna di corpo e
manna sforzata.” E ancora, le more che in Lombardia vengono considerate “frutto
singulare” e i cedri e limoni “d’ogni sorte”, la pesca “molto famosa non
solamente per la quantità, ma molto più per la qualità de’ pesci onde abbondano
queste riviere…” e la descrizione, veramente suggestiva, della pesca del pesce
spada dello Stretto. Insomma, una descrizione fin qui idilliaca, di una
Calabria bella e selvaggia, in ciò seguendo il mito di una Calabria terra
favolosa, avvalorato da molti viaggiatori e letterati, mito che, per certi versi, sopravvive ancora oggi
in un parziale e “patriottico” atteggiamento descrittivo e valutativo di molti
che propendono per una visione idilliaca, venata magari da una colta nostalgia
per l’età dell’oro della Magna Grecia, che sarebbe più che giusta se, ad essa,
si affiancasse un’analisi attenta ed obiettiva dei problemi, delle ambiguità e
delle miserie di questa terra martoriata.
Ma, addentrandosi in aspetti relativi
alla società e alla vita degli uomini, l’autore della Relazione sembra cambiare
repentinamente nei toni descrittivi e ci presenta una realtà difficile e amara.
Così come aveva già fatto, oltre un secolo prima, il monaco domenicano Leandro
Alberti che nella sua Descrittione di tutta Italia,avendo visitato la Calabria,
offre di essa un quadro desolante in quanto a povertà delle popolazioni
calabresi che nelle loro case avevano “la tavola ignuda con qualche vaso di
terracotta, però pochi, con qualche frutta per il suo viver del giorno…”
(Gustavo Valente, Leandro Alberti in Calabria, Tac, Cosenza 1968).
La realtà che ci presenta l’anonimo
estensore della Relazione è via via sempre più dura e cruda, dalla descrizione
della gente di “bassa mano” che vive di “tristo pane e di acqua pura”, alla
denuncia della brutalità del Fisco e della prepotenza di soldati e baroni. E
poi l’Amministrazione della Giustizia che è una farsa perché “non s’ha riguardo
al pubblico bene de’ sudditi, ma ciascheduno de’ Ministri è intento al proprio
guadagno”, per non parlare dei Tribunali ecclesiastici, anche questi corrotti
al massimo livello, così come vengono denunciati l’”incorrigibile licenza de’
Chierici”, lo stato di abbandono e di trascuratezza di riti ed ornamenti
religiosi non perché “si dee recar la colpa alla scarsezza dell’entrate
Episcopali, come che non possano supplire al sostentamento de’ Vescovi e alle
necessità delle Chiese…” e l’abuso scandaloso delle chiese-rifugio che, da
luogo di sicurezza per chi aveva commesso reato, si trasformavano in luoghi
dove “s’introducono conversazioni indegne, comerci lascivi, vi si trionfa colla
crapula, vi si trattiene col giuoco, vi si esercitano quelle disonestà, che ne’
postriboli istessi obbrobriose, e sozze vengono riputate…”
Interessanti anche i paragrafi
riguardanti i Monasteri le cui chiese, spesso, risultano essere “desolate,
diserte, rovinose, cadenti, scoperte alle pioggie, e ridotte in sembianza di luogo
profano giudicato all’apparenza anzi ricetto d’immondi animali, che Tempio di
Dio, senza che alcuno si prenda pensiero di risarcirne le rovine, o ripararle”;
l’Abbazia della Trinità di Mileto, fondata dal conte Ruggiero; la Certosa di
Santo Stefano di cui vengono elogiate alcune opere come il Tabernacolo, per la
“ricchezza della materia e la sottigliezza del lavoro” ed il Coro e la
Sagrestia per “fattura d’intaglio”; il Convento di San Domenico a Soriano, il
più illustre fra i Conventi degli Ordini
Mendicanti famoso “per la quantità de’ miracoli ch’ivi alla giornata
succedono in virtù di un’immagine di San Domenico…”
Infine, l’anonimo estensore della
Relazione dedica la sua attenzione anche a quelle che oggi definiremmo
minoranze religiose, ma che all’epoca erano considerate e trattate da sette
eretiche con tutti i risvolti discriminatori, tragici e sanguinosi che
conosciamo: i Valdesi di “Guardia, Vaccarecio, e San Sisto” e gli Ebrei
soprattutto di Catanzaro.
Appare evidente che, nel manoscritto, la
visione della Calabria come terra bella, verde, fertile, ricca di risorse
minerarie, dal mare pescoso, insomma una regione baciata dalla fortuna, venga,
in un certo senso, oscurata dalla tragicità della realtà
socio-politico-economica, che è espressa con obiettività e con una sottesa
tensione morale dell’autore, volta alla rivendicazione di una società più
giusta, tali e tanti sono i soprusi, la miseria, il degrado morale e materiale
cui assiste durante il suo viaggio in Calabria.
Una testimonianza, quella dell’anonimo
autore di questa Relazione, che andava assolutamente divulgata sia per la
preziosità delle notizie che per il rigore, direi scientifico in senso lato,
con cui è stata scritta. Del resto l’importanza della Relazione non è sfuggita
al prof. Giuseppe Galasso che nel suo volume “La Calabria spagnola”, edito da
Rubettino nel 2012, ha ampiamente citato il lavoro di Pistoia (la prima
edizione de “Alla radice del presente” risale, infatti, al 1996).
Un plauso dunque va a Giovanni Pistoia
per aver realizzato quest’opera di trascrizione del
manoscritto, la cui lettura è stata facilitata dall’ampia e chiarissima sua
introduzione, che rivela, a monte, un appassionato ed attento lavoro di
ricerca.
Rosanna GIOVINAZZO
Dicembre 2013
Giovanni Pistoia
ALLE RADICI DEL PRESENTE
CALABRIA: vita morale e materiale in un
manoscritto del Seicento
seconda edizione
Photocity Edizioni, 2013
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