[ANTONELLA
MAIA, Dieci passi sull’arcobaleno –dieci
donne, dieci colori, dieci storie di vita, Montevarchi, Harmakis Edizioni, 2017]
di
Dante Maffia
Piero
Chiara, Giuseppe Pontiggia, Tommaso Landolfi e Dino Buzzati hanno spesso
ripetuto che scrivere racconti è estremamente più difficile che scrivere
romanzi o poesie. Lo dicevano un po’ per gioco e un po’ seriamente, perché in
effetti il racconto deve essere, nell’argomentare, ampio come un romanzo, e
sintetico come una poesia. Eppure per lungo tempo le case editrici, piccole e
grandi, hanno cancellato dai cataloghi i libri di racconti con le scuse più
disparate.
Da
un po’ di tempo però sembra che l’interesse stia crescendo e infatti non sono
poche le opere recentemente pubblicate.
Ho
tra le mani Dieci passi sull’arcobaleno –
dieci donne, dieci colori. Dieci storie di vita di Antonella Maia,
narratrice piemontese già con alcune positive esperienze che l’hanno fatta
conoscere da poco agli addetti ai lavori.
La
sua scrittura è ammiccante, fresca e appetitosa e si impone immediatamente.
I
dieci racconti si leggono tutto d’un fiato, non è il solito modo di dire, e
hanno riferimenti così calzanti che sembrano essere stati attinti a fatti
realmente accaduti. Ogni colore ha il suo nome di donna e la città in cui la
storia si svolge. Elena a Genova, Margherita a Firenze, Magdalina a Milano,
Gemma a Parma, Ginevra a Trisete, Viviana a Reggio Calabria, per fare qualche
esempio e bisogna dire che nomi e ambientazioni, paesaggio e carattere di
ognuna non sono pura invenzione narrativa, ma qualcosa di più coinvolgente,
perché la Maia riesce a compenetrarsi e a rendere viva ogni cosa.
Nel
mondo femminile c’è di tutto, ed è proprio questo tutto che circola nei
racconti così che non possono mancare sogni e progetti infranti, delusioni e
speranze, amori e tradimenti, beffe e inganni. C’è l’intero variegato catalogo
delle miserie umane che Antonella Maia racconta quasi con aria innocente, come
se stesse semplicemente facendo il resoconto degli eventi a un gruppo di amici
nel salotto. Ed è forse proprio questo suo atteggiamento naturale che rende la
scrittura fluida e limpida, piacevole e priva di quegli intoppi che a volte
appesantiscono anche opere di autori ormai famosi.
Mi
pare evidente che soltanto una donna sensibile e agguerrita, umanamente e
letterariamente parlando, poteva entrare così direttamente nei segreti di tante
donne e raccontarne perfino le reazioni intime.
Va
dato atto alla narratrice di possedere qualità davvero convincenti, di essere
brava sia sul piano stilistico e sia su quello psicologico. Non era per nulla
facile affrontare storie diciamo pure usuali e farne momenti narrativi felici.
Sarebbe bastato lasciarsi andare all’effetto per cadere subito nella cronaca.
La Maia invece resta in equilibrio e fa di ogni donna un esempio
indimenticabile, dieci icone che restano nel nostro immaginario in maniera
indelebile.