Valentina, la prof
di Giovanni Pistoia
Il debito dei grandi non si ripaga
abusando dei bambini.
abusando dei bambini.
Con l’inizio
dell’anno scolastico, sono andato in una prima media. Sono stato accolto cordialmente
da una giovane insegnante. L’ho guardata con curiosità, perché il viso non mi
era del tutto sconosciuto. Anche lei è rimasta un po’ perplessa. Dopo qualche
parola di cortesia, ho riferito del perché di quella mia visita: l’impegno
preso con una studentessa che sarei andata a trovarla tra i suoi banchi nei
primi giorni di scuola, in questa nuova esperienza, non più da scolaretta ma da
studentessa. Ho chiesto alla docente cosa insegnasse, mi ha risposto con un
ampio e compiaciuto sorriso: «Sono l’insegnante di italiano. Il mio nome è
Valentina…»
L’ho
immediatamente interrotta: «Ecco, adesso mi è tutto chiaro! Lei è Valentina, la
scolaretta, e poi la studentessa di Angelo Petrosino, la ragazza curiosa,
spigliata, intelligente, amica di una vita del maestro e scrittore Angelo…»
E a quel punto è
lei a non farmi proseguire: «Allora lei è proprio l’amico di Angelo, è lei che
si è portato dietro in tutti questi anni sulla sua scrivania i libri dedicati a
me, libri certamente per adolescenti ma letti anche da tanti adulti. È così,
sono proprio quella ragazzina, ormai non più tale da molti anni; sono rimasta
tra i banchi di scuola ma come insegnante.»
«Angelo sarà
allora contento di questa sua scelta, così potrà far tesoro dei suoi
insegnamenti, come educatore oltre che come scrittore di tanti libri di
formazione.»
«Con Angelo ci
sentiamo spesso, se sono diventata professoressa è anche grazie a lui. Continuo
a chiedergli mille suggerimenti, anche se dice che io devo essere soprattutto
me stessa, di essere sincera con i ragazzi e così riuscirò a tirare il meglio
da ciascuno. Ho deciso di tenere un diario di questa mia esperienza, un po’
richiamandomi al vecchio libro Cuore.
Annoterò le mie riflessioni e vi riporterò dei racconti che ogni mese leggerò
ai miei alunni. Come può vedere, qui in questa aula dalle ampie vetrate, c’è il
mondo a portata di mano, etnie e culture diverse, storie particolari che
vengono da lontano. Ogni studente è un mondo a sé che io voglio osservare e
conoscere a fondo prima di pronunciarmi e intervenire come meglio posso per
contribuire alla crescita educativa didattica e psicologica di ognuno di loro.
Voglio ascoltare, in una parola, prima ancora di essere ascoltata.»
Il colloquio è
solo immaginato, come è evidente, ma è reale il lavoro di Angelo Petrosino, dal
titolo Il libro Cuore di Valentina
(Piemme, 2018). La sua creatura, Valentina, personaggio di fantasia ma attinta
dalla realtà quotidiana, per anni è stata compagna di tanti giovani lettori e
lettrici, ma anche di insegnanti, genitori, nonni. Petrosino ha dedicato a lei
numerosissimi e fortunati volumi. Ora è professoressa (o, come si dice
frequentemente e semplicemente prof,
forse per ragione di economia!). Petrosino, nella stesura del libro, e come
richiama lo stesso titolo, è stimolato dal ricordo di una lettura classica, Cuore. Nulla a che vedere con quel
lavoro, tanto cambiata è la società di oggi, ma ne ricorda un po’ la struttura.
È il diario dell’insegnante, vi sono riportati anche i racconti che la prof
legge ogni mese ai suoi ragazzi, come faceva il suo maestro Angelo a lei,
l’ambiente è Torino, una città tanto diversa da quella deamicisiana di fine
Ottocento, ma che sta a cuore anche a Petrosino. In fondo il testo è anche un
omaggio non solo a De Amicis (significativa la dedica a Pompeo Vagliani, anima e cuore del Museo della Scuola e del Libro per
l’Infanzia di Torino nel ricordo di Edmondo De Amicis) ma anche alla sua
Torino, città che abita dall’età di quattordici anni e che ama visceralmente.
Un sottile filo rosso lega i due libri, come afferma Raffaella Silipo (La
Stampa del 1° aprile 2018), ed è l’amore per le storie «che restano il miglior
modo per trasmettere insegnamenti, cultura, passione, da una generazione
all’altra.»
Nelle pagine del
libro-diario vi è la società dei nostri giorni, complessa, contraddittoria, e
vi sono tutte le ansie, le angosce, le gioie e i dolori dell’infanzia delle
nostre città. Tutto raccontato attraverso le esperienze di un insegnante, le
parole degli alunni, la narrazione di storie per meglio penetrare il
quotidiano, per meglio leggerlo e sfuggire alla tentazione di una omologazione
del pensiero unico, pericolo costante nella società di oggi.
Nel libro emerge
con chiarezza, senza che sia detto con paroloni, il ruolo della scuola e degli insegnanti.
Significative alcune pagine dedicate ai presidi (mi pare di non aver mai letto
la parola dirigente). Così Petrosino
rende omaggio, attraverso la figura della prof Valentina, a tutto il corpo
docente, alla sua funzione delicata e, per certi versi, pericolosa. Un omaggio,
infine, al valore della parola, della lingua. In un dialogo con il marito,
Valentina esprime la paura di essere troppo coinvolta dalle vite dei suoi
alunni. «Non ci credo. Probabilmente non chiedevi altro, ti conosco. Non sei fatta
per insegnare soltanto la grammatica» le dice Tazio, e lei: «Per decifrare la grammatica del cuore devi conoscere
anche quella della lingua che parli. Le doppie e i congiuntivi non sono meno
importanti per esprimere le emozioni che si provano.»
La lettura scorre
con delicatezza e sobrietà; linguaggio immediato, efficace, essenziale; i
disegni di Sara Not, altra illustre conoscenza cresciuta con Valentina e i
libri di Petrosino e ben nota, quindi, ai lettori di Angelo, impreziosiscono il
volume. Un testo, tra l’altro, che è anche un utile strumento per le scuole:
sono molti i temi trattati, che possono essere approfonditi in seri progetti
educativi e didattici, cosa che, a quanto mi risulta, sta già avvenendo con
successo. È, in sintesi, questo ennesimo lavoro dello scrittore, dell’amore
costante e duraturo verso la scuola di Angelo Petrosino, della sua attenzione
al mondo dell’infanzia che studia, osserva, e racconta da una vita. A quella
infanzia alla quale Petrosino, come maestro, pedagogo, pedagogista e scrittore,
ha dedicato ogni sforzo per fornirle un po’ di anticorpi necessari, perché non
si lasci travolgere da cattivi esempi elargiti a piene mani da una società
sempre più violenta. Petrosino ha tentato e tenta di educare i giovanissimi
alla comprensione, all’ascolto, all’empatia, a fornire loro gli strumenti
culturali perché possano autonomamente interpretare il mondo, a non
accontentarsi delle solite risposte e di non aver paura di porre domande. Un
autore che desidera ricordare a tutti, senza distinzione di età, che siamo
fatti anche di sentimenti, di emozioni, di Cuore,
e non dobbiamo vergognarci di coltivarli, perché sono l’essenza d’essere umano. Una vergogna che bisogna sentirci
addosso, invece, quando le colpe degli adulti sacrificano i bambini togliendo
loro il diritto di essere tali: «Il debito dei grandi non si ripaga abusando
dei bambini».
Il libro è
indicato per i ragazzi dagli otto anni in su; non ha alcuna controindicazione
per le altre età.