venerdì 28 settembre 2018

[Angelo Petrosino, Il libro Cuore di Valentina, Piemme, 2018] - Nota di Giovanni Pistoia




Valentina, la prof
di Giovanni Pistoia

Il debito dei grandi non si ripaga 
abusando dei bambini.


Con l’inizio dell’anno scolastico, sono andato in una prima media. Sono stato accolto cordialmente da una giovane insegnante. L’ho guardata con curiosità, perché il viso non mi era del tutto sconosciuto. Anche lei è rimasta un po’ perplessa. Dopo qualche parola di cortesia, ho riferito del perché di quella mia visita: l’impegno preso con una studentessa che sarei andata a trovarla tra i suoi banchi nei primi giorni di scuola, in questa nuova esperienza, non più da scolaretta ma da studentessa. Ho chiesto alla docente cosa insegnasse, mi ha risposto con un ampio e compiaciuto sorriso: «Sono l’insegnante di italiano. Il mio nome è Valentina…»
L’ho immediatamente interrotta: «Ecco, adesso mi è tutto chiaro! Lei è Valentina, la scolaretta, e poi la studentessa di Angelo Petrosino, la ragazza curiosa, spigliata, intelligente, amica di una vita del maestro e scrittore Angelo…»
E a quel punto è lei a non farmi proseguire: «Allora lei è proprio l’amico di Angelo, è lei che si è portato dietro in tutti questi anni sulla sua scrivania i libri dedicati a me, libri certamente per adolescenti ma letti anche da tanti adulti. È così, sono proprio quella ragazzina, ormai non più tale da molti anni; sono rimasta tra i banchi di scuola ma come insegnante.»
«Angelo sarà allora contento di questa sua scelta, così potrà far tesoro dei suoi insegnamenti, come educatore oltre che come scrittore di tanti libri di formazione.»
«Con Angelo ci sentiamo spesso, se sono diventata professoressa è anche grazie a lui. Continuo a chiedergli mille suggerimenti, anche se dice che io devo essere soprattutto me stessa, di essere sincera con i ragazzi e così riuscirò a tirare il meglio da ciascuno. Ho deciso di tenere un diario di questa mia esperienza, un po’ richiamandomi al vecchio libro Cuore. Annoterò le mie riflessioni e vi riporterò dei racconti che ogni mese leggerò ai miei alunni. Come può vedere, qui in questa aula dalle ampie vetrate, c’è il mondo a portata di mano, etnie e culture diverse, storie particolari che vengono da lontano. Ogni studente è un mondo a sé che io voglio osservare e conoscere a fondo prima di pronunciarmi e intervenire come meglio posso per contribuire alla crescita educativa didattica e psicologica di ognuno di loro. Voglio ascoltare, in una parola, prima ancora di essere ascoltata.»

Il colloquio è solo immaginato, come è evidente, ma è reale il lavoro di Angelo Petrosino, dal titolo Il libro Cuore di Valentina (Piemme, 2018). La sua creatura, Valentina, personaggio di fantasia ma attinta dalla realtà quotidiana, per anni è stata compagna di tanti giovani lettori e lettrici, ma anche di insegnanti, genitori, nonni. Petrosino ha dedicato a lei numerosissimi e fortunati volumi. Ora è professoressa (o, come si dice frequentemente e semplicemente prof, forse per ragione di economia!). Petrosino, nella stesura del libro, e come richiama lo stesso titolo, è stimolato dal ricordo di una lettura classica, Cuore. Nulla a che vedere con quel lavoro, tanto cambiata è la società di oggi, ma ne ricorda un po’ la struttura. È il diario dell’insegnante, vi sono riportati anche i racconti che la prof legge ogni mese ai suoi ragazzi, come faceva il suo maestro Angelo a lei, l’ambiente è Torino, una città tanto diversa da quella deamicisiana di fine Ottocento, ma che sta a cuore anche a Petrosino. In fondo il testo è anche un omaggio non solo a De Amicis (significativa la dedica a Pompeo Vagliani, anima e cuore del Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di Torino nel ricordo di Edmondo De Amicis) ma anche alla sua Torino, città che abita dall’età di quattordici anni e che ama visceralmente. Un sottile filo rosso lega i due libri, come afferma Raffaella Silipo (La Stampa del 1° aprile 2018), ed è l’amore per le storie «che restano il miglior modo per trasmettere insegnamenti, cultura, passione, da una generazione all’altra.»

Nelle pagine del libro-diario vi è la società dei nostri giorni, complessa, contraddittoria, e vi sono tutte le ansie, le angosce, le gioie e i dolori dell’infanzia delle nostre città. Tutto raccontato attraverso le esperienze di un insegnante, le parole degli alunni, la narrazione di storie per meglio penetrare il quotidiano, per meglio leggerlo e sfuggire alla tentazione di una omologazione del pensiero unico, pericolo costante nella società di oggi.

Nel libro emerge con chiarezza, senza che sia detto con paroloni, il ruolo della scuola e degli insegnanti. Significative alcune pagine dedicate ai presidi (mi pare di non aver mai letto la parola dirigente). Così Petrosino rende omaggio, attraverso la figura della prof Valentina, a tutto il corpo docente, alla sua funzione delicata e, per certi versi, pericolosa. Un omaggio, infine, al valore della parola, della lingua. In un dialogo con il marito, Valentina esprime la paura di essere troppo coinvolta dalle vite dei suoi alunni. «Non ci credo. Probabilmente non chiedevi altro, ti conosco. Non sei fatta per insegnare soltanto la grammatica» le dice Tazio, e lei: «Per decifrare la grammatica del cuore devi conoscere anche quella della lingua che parli. Le doppie e i congiuntivi non sono meno importanti per esprimere le emozioni che si provano.»

La lettura scorre con delicatezza e sobrietà; linguaggio immediato, efficace, essenziale; i disegni di Sara Not, altra illustre conoscenza cresciuta con Valentina e i libri di Petrosino e ben nota, quindi, ai lettori di Angelo, impreziosiscono il volume. Un testo, tra l’altro, che è anche un utile strumento per le scuole: sono molti i temi trattati, che possono essere approfonditi in seri progetti educativi e didattici, cosa che, a quanto mi risulta, sta già avvenendo con successo. È, in sintesi, questo ennesimo lavoro dello scrittore, dell’amore costante e duraturo verso la scuola di Angelo Petrosino, della sua attenzione al mondo dell’infanzia che studia, osserva, e racconta da una vita. A quella infanzia alla quale Petrosino, come maestro, pedagogo, pedagogista e scrittore, ha dedicato ogni sforzo per fornirle un po’ di anticorpi necessari, perché non si lasci travolgere da cattivi esempi elargiti a piene mani da una società sempre più violenta. Petrosino ha tentato e tenta di educare i giovanissimi alla comprensione, all’ascolto, all’empatia, a fornire loro gli strumenti culturali perché possano autonomamente interpretare il mondo, a non accontentarsi delle solite risposte e di non aver paura di porre domande. Un autore che desidera ricordare a tutti, senza distinzione di età, che siamo fatti anche di sentimenti, di emozioni, di Cuore, e non dobbiamo vergognarci di coltivarli, perché sono l’essenza d’essere umano. Una vergogna che bisogna sentirci addosso, invece, quando le colpe degli adulti sacrificano i bambini togliendo loro il diritto di essere tali: «Il debito dei grandi non si ripaga abusando dei bambini».

Il libro è indicato per i ragazzi dagli otto anni in su; non ha alcuna controindicazione per le altre età.