sabato 12 dicembre 2020

E la Freccia è sempre Azzurra di Giovanni Pistoia

  


La fortuna editoriale de «La Freccia Azzurra» è enorme. Numerosissime le edizioni, le stampe, ristampe; varie le iniziative con questa felice etichetta tutta rodariana. Tra le prime due edizioni esistono numerose e sostanziali differenze. La prima è del 1954 con il titolo «Il viaggio della freccia azzurra» per le edizioni fiorentine «Centro Diffusione Stampa», con illustrazioni di Numi Bosetti, mentre la copertina è di Vinicio Berti. La seconda è del 1964 con il titolo «La Freccia Azzurra» e illustrazioni di Maria Enrica Agostinelli.

 

Nel 1990 il quotidiano «l’Unità» offre ai suoi lettori una nuova edizione del romanzo. È il secondo libro di Rodari che il giornale regala ai suoi lettori. Nell’aprile dell’anno precedente, in occasione del decennale della scomparsa dello scrittore, avvenuta il 14 aprile del 1980, fu organizzata una diffusione straordinaria di un’antologia di racconti, favole e filastrocche, «Il gatto viaggiatore», con la prefazione di Tullio De Mauro.

 

Questa nuova edizione de «La Freccia Azzurra», stampata a cura de «l’Unità» e degli «Editori Riuniti», riservata ai lettori e agli abbonati del quotidiano, fu curata da Carmine De Luca. La grafica porta la firma di Christine Sitte e Luciano Vagaggini con il coordinamento tecnico di Claudio Saba. Il volume, illustrato da Gianni Peg e Lorena Munforti, contiene oltre che la storia fantastica anche una sezione di «Filastrocche»: Le bugie, Quanti pesci ci sono nel mare?, Cena e pranzo, Il nome, An-ghin-gò, Storia di un somaro, L’arcobaleno, Scherzo, Capelli bianchi, Il pane, Giovannino Perdigiorno, Canzonetta di Natale, Il gioco dei «se». De Luca firma una breve nota, posta nelle ultime pagine del libro, dal titolo Per i lettori che qui si riporta.

 

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Una volta i ragazzi di una scuola chiesero a Gianni Rodari di autopresentarsi per lettera. Egli fece questo ritratto di sé: «Sono nato a Omegna, sul lago d’Orta in provincia di Novara, nel 1920 (cioè quasi nella preistoria)… Ho cominciato a scrivere per i bambini tra il 1948 e il 1950, per caso sul quotidiano in cui lavoravo, perché si voleva fare una pagina per le famiglie, la domenica, e a me vennero in testa delle storielle divertenti. Ora scrivo per i bambini perché mi sono appassionato a questo lavoro; perché mi vengono in testa sempre nuove storie; perché spero di riuscire a far ridere qualcuno e anche di aiutarlo a capire il mondo; perché me le chiedono.

Quando scrivo le mie storie? Dopo averle pensate e fantasticate tanto tempo, con pazienza – anche degli anni…»

Gli stessi ragazzi posero altre domande a Rodari. Volevano sapere quali fossero le sue abitudini private e che cosa facesse nel tempo libero. Ecco la risposta: «Ho tempo libero? Poco. La sera. Come lo occupo? Leggendo: libri di letteratura, pedagogia, psicologia, filosofia e etnografia – e di storia; ascoltando musica: i miei musicisti preferiti sono Bach e Mozart; camminando (una volta alla settimana soltanto…) nei boschi. Anzi se dovessi scegliere un solo mestiere, sceglierei quello di camminatore nei boschi. Chi sa se danno uno stipendio per questo…»

Non poteva dire Rodari che lui era il più importante scrittore italiano per ragazzi, che i suoi libri erano conosciuti un po’ in tutto il mondo e tradotti in una grande quantità di lingue straniere (anche le lingue più strane: persiano e jacuto, ucraino e cabardino-balcarico…). Non lo scrisse ai suoi giovanissimi interlocutori per modestia. Ma lo sapeva bene, come lo sapevano i suoi lettori. Nel 1970, infatti, gli fu conferito il Premio Andersen, che è considerato il Nobel della letteratura per ragazzi. Alla cerimonia per la consegna del premio Gianni Rodari tra l’altro disse: «Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo…»

 

La Freccia Azzurra è una fiaba, una storia fantastica, che Rodari scrisse nei primi anni cinquanta. La vetrina della Befana (una Befana strana, una vecchia signora molto distinta e nobile, quasi baronessa) è un vero e proprio pianeta di fantasia: i suoi abitanti sono i più diversi e divertenti giocattoli. La Freccia Azzurra, un trenino elettrico, è il giocattolo più bello. Accanto vivono le Tre Marionette prive di cuore, l’Ingegnere Capo del Meccano, gli intrepidi ferrovieri del treno, il Capitan Mezzabarba, la Bambola Nera, il cane Spicciola.

Francesco, dieci anni, quarta elementare, venditore di caramelle e gomme da masticare in un piccolo cinematografo, vorrebbe tanto possedere quel bellissimo treno ma non ha i soldi per comprarlo. La notte del 6 gennaio i giocattoli si animano e fuggono dalla bottega della Befana. Seguono decine di avventure diverse. La conclusione della storia vede Francesco felice con il cane Spicciola che da giocattolo si trasforma in cane vero e diventa amico fedele del bambino.

Le storie intrecciate che formano il libro sono il frutto del programma che Rodari esponeva ai bambini suoi interlocutori: l’intenzione di «far ridere qualcuno e anche di aiutarlo a capire il mondo». La Freccia Azzurra disegna e rappresenta un mondo in cui l’ipotesi della giustizia e della solidarietà si realizza; un mondo nel quale uguaglianza significa veramente essere tutti uguali.

 

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«La Freccia Azzurra» fu non solo il titolo di un libro ma il nome dato a una fantastica collana di libri per ragazzi. E proprio Claudio Saba avrà modo di ripercorrere quella significativa esperienza con De Luca in una sua testimonianza apparsa sul numero 6 del 2000 de «il Pepeverde», rivista di lettere e letterature per ragazzi, che qui piace riproporre:

 

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La freccia azzurra, il trenino protagonista di una delle più belle storie scritte da Rodari e che ha fatto sognare tante generazioni, è il nome che Carmine ed io abbiamo voluto dare nel 1991 a una collana di piccoli libri per ragazzi che era, come quel trenino, un incredibile contenitore di tanti giocattoli animati, il teatro di personaggi fantastici e delle loro avventure, lo spunto per trovare vicino quanto appare lontano e perduto.

Ricordo con fortissima nostalgia quell’esperienza intensa e appassionante, l’entusiasmo di Carmine con il quale avevo già condiviso altri momenti di interesse in ambito editoriale, il gioco creativo e divertente del fare i libri insieme, il sentire il cimento comune di un’avventura nuova e vissuta per di più su un terreno irto di ostacoli.

Con la vitalità e l’incoscienza tipica dei bambini, ci trascinammo dietro tutta la casa editrice, gli Editori Riuniti, che, peraltro, stava vivendo una stagione di grandissima difficoltà. Una volta tanto formammo una vera squadra: editoriale, grafico, produzione, commerciale e distribuzione furono capaci di lavorare all’unisono per una scommessa che si rivelò vincente: riuscimmo nella non facile impresa di realizzare libri che avevano l’originalità, la tenacia e l’amore dell’artigiano e contemporaneamente dimensioni industriali. I primi sette volumetti esaurirono la prima tiratura (20.000 copie) in pochi mesi, poi ne seguirono altri 7 e poi altri 7. Numeri che fanno venire in mente le fiabe ma, come spesso accade nelle fiabe e più spesso nella vita, le cose belle, le realizzazioni pulite si imbattono in un nemico terribile: l’invidia. Come nella canzone di Guccini, la freccia azzurra venne deviata lungo una linea morta da alcuni cattivi dal volto livido. Ma la passione, l’intelligenza e la profonda umanità di Carmine De Luca si possono ancora ritrovare in quelle copertine disegnate dai tanti amici illustratori che coinvolsi e che voglio tornare a ringraziare a nome di Carmine a distanza di tanti anni.

 

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Dal romanzo è stato tratto un bellissimo film d’animazione, restaurato nel 2020 in occasione del centenario dedicato a Rodari. Il film è disponibile anche in dvd e può essere visionato su YouTube.

La Freccia Azzurra continua a essere una delle letture più apprezzate a scuola e fonte di ispirazione per rinnovati strumenti didattici. La tecnologia, sempre più usata nelle aule scolastiche, si è impossessata anche dei testi di Rodari. A Gianni la cosa non sarebbe sgradita, l’importante, in ogni modo, non fare come quel suo personaggio che tanto si infatuò del televisore da cascarci dentro.

 

Detto ciò, però, non bisogna accontentarsi di leggere quello che si dice di Rodari o dei suoi tanti e vari scritti. È indispensabile aprire i suoi testi e leggerli, o rileggerli, qualunque sia l’età. Apriamo una delle tante edizioni de «La Freccia Azzurra» e iniziamo il viaggio. È un viaggio che possiamo fare anche in questi tempi brutti, dove un virus cattivo cattivo ci vuole impedire di viaggiare, di stare insieme con gli altri, e ci costringe a nascondere bocca e naso con la mascherina. Possiamo sconfiggerlo anche così il virus invisibile, salendo sulla Freccia e partire, e andare lontano lontano:

 

La Befana era una vecchia signora molto distinta e nobile: era quasi baronessa…

 

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