La fortuna editoriale de «La Freccia
Azzurra» è enorme. Numerosissime le edizioni, le stampe, ristampe; varie le
iniziative con questa felice etichetta tutta rodariana. Tra le prime due
edizioni esistono numerose e sostanziali differenze. La prima è del 1954 con il
titolo «Il viaggio della freccia azzurra» per le edizioni fiorentine «Centro
Diffusione Stampa», con illustrazioni di Numi Bosetti, mentre la copertina è di
Vinicio Berti. La seconda è del 1964 con il titolo «La Freccia Azzurra» e
illustrazioni di Maria Enrica Agostinelli.
Nel 1990 il
quotidiano «l’Unità» offre ai suoi lettori una nuova edizione del romanzo. È il
secondo libro di Rodari che il giornale regala ai suoi lettori. Nell’aprile
dell’anno precedente, in occasione del decennale della scomparsa dello
scrittore, avvenuta il 14 aprile del 1980, fu organizzata una diffusione
straordinaria di un’antologia di racconti, favole e filastrocche, «Il gatto
viaggiatore», con la prefazione di Tullio De Mauro.
Questa nuova
edizione de «La Freccia Azzurra», stampata a cura de «l’Unità» e degli «Editori
Riuniti», riservata ai lettori e agli abbonati del quotidiano, fu curata da
Carmine De Luca. La grafica porta la firma di Christine Sitte e Luciano
Vagaggini con il coordinamento tecnico di Claudio Saba. Il volume, illustrato
da Gianni Peg e Lorena Munforti, contiene oltre che la storia fantastica anche una sezione di «Filastrocche»: Le bugie, Quanti pesci ci sono nel mare?, Cena
e pranzo, Il nome, An-ghin-gò, Storia di un somaro, L’arcobaleno,
Scherzo, Capelli bianchi, Il pane,
Giovannino Perdigiorno, Canzonetta di Natale, Il gioco dei «se». De Luca firma una
breve nota, posta nelle ultime pagine del libro, dal titolo Per i lettori che qui si riporta.
***
Una volta i
ragazzi di una scuola chiesero a Gianni Rodari di autopresentarsi per lettera.
Egli fece questo ritratto di sé: «Sono nato a Omegna, sul lago d’Orta in
provincia di Novara, nel 1920 (cioè quasi nella preistoria)… Ho cominciato a
scrivere per i bambini tra il 1948 e il 1950, per caso sul quotidiano in cui
lavoravo, perché si voleva fare una pagina per le famiglie, la domenica, e a me
vennero in testa delle storielle divertenti. Ora scrivo per i bambini perché mi
sono appassionato a questo lavoro; perché mi vengono in testa sempre nuove
storie; perché spero di riuscire a far ridere qualcuno e anche di aiutarlo a capire
il mondo; perché me le chiedono.
Quando scrivo le
mie storie? Dopo averle pensate e fantasticate tanto tempo, con pazienza –
anche degli anni…»
Gli stessi
ragazzi posero altre domande a Rodari. Volevano sapere quali fossero le sue
abitudini private e che cosa facesse nel tempo libero. Ecco la risposta: «Ho
tempo libero? Poco. La sera. Come lo occupo? Leggendo: libri di letteratura, pedagogia, psicologia, filosofia e
etnografia – e di storia; ascoltando
musica: i miei musicisti preferiti sono Bach e Mozart; camminando (una volta alla settimana soltanto…) nei boschi. Anzi se
dovessi scegliere un solo mestiere, sceglierei quello di camminatore nei boschi. Chi sa se danno uno stipendio per questo…»
Non poteva dire
Rodari che lui era il più importante scrittore italiano per ragazzi, che i suoi
libri erano conosciuti un po’ in tutto il mondo e tradotti in una grande
quantità di lingue straniere (anche le lingue più strane: persiano e jacuto,
ucraino e cabardino-balcarico…). Non lo scrisse ai suoi giovanissimi interlocutori
per modestia. Ma lo sapeva bene, come lo sapevano i suoi lettori. Nel 1970,
infatti, gli fu conferito il Premio Andersen, che è considerato il Nobel della
letteratura per ragazzi. Alla cerimonia per la consegna del premio Gianni
Rodari tra l’altro disse: «Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle
nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le
ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade
nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo…»
La Freccia Azzurra è una fiaba, una storia
fantastica, che Rodari scrisse nei primi anni cinquanta. La vetrina della
Befana (una Befana strana, una vecchia signora molto distinta e nobile, quasi
baronessa) è un vero e proprio pianeta di fantasia: i suoi abitanti sono i più
diversi e divertenti giocattoli. La Freccia Azzurra, un trenino elettrico, è il
giocattolo più bello. Accanto vivono le Tre Marionette prive di cuore,
l’Ingegnere Capo del Meccano, gli intrepidi ferrovieri del treno, il Capitan
Mezzabarba, la Bambola Nera, il cane Spicciola.
Francesco, dieci
anni, quarta elementare, venditore di caramelle e gomme da masticare in un
piccolo cinematografo, vorrebbe tanto possedere quel bellissimo treno ma non ha
i soldi per comprarlo. La notte del 6 gennaio i giocattoli si animano e fuggono
dalla bottega della Befana. Seguono decine di avventure diverse. La conclusione
della storia vede Francesco felice con il cane Spicciola che da giocattolo si
trasforma in cane vero e diventa amico fedele del bambino.
Le storie
intrecciate che formano il libro sono il frutto del programma che Rodari
esponeva ai bambini suoi interlocutori: l’intenzione di «far ridere qualcuno e
anche di aiutarlo a capire il mondo». La
Freccia Azzurra disegna e rappresenta un mondo in cui l’ipotesi della
giustizia e della solidarietà si realizza; un mondo nel quale uguaglianza
significa veramente essere tutti uguali.
***
«La Freccia
Azzurra» fu non solo il titolo di un libro ma il nome dato a una fantastica
collana di libri per ragazzi. E proprio Claudio Saba avrà modo di ripercorrere
quella significativa esperienza con De Luca in una sua testimonianza apparsa
sul numero 6 del 2000 de «il Pepeverde», rivista di lettere e letterature per
ragazzi, che qui piace riproporre:
***
La freccia
azzurra, il trenino protagonista di una delle più belle storie scritte da
Rodari e che ha fatto sognare tante generazioni, è il nome che Carmine ed io
abbiamo voluto dare nel 1991 a una collana di piccoli libri per ragazzi che
era, come quel trenino, un incredibile contenitore di tanti giocattoli animati,
il teatro di personaggi fantastici e delle loro avventure, lo spunto per
trovare vicino quanto appare lontano e perduto.
Ricordo con
fortissima nostalgia quell’esperienza intensa e appassionante, l’entusiasmo di
Carmine con il quale avevo già condiviso altri momenti di interesse in ambito
editoriale, il gioco creativo e divertente del fare i libri insieme, il sentire
il cimento comune di un’avventura nuova e vissuta per di più su un terreno irto
di ostacoli.
Con la vitalità
e l’incoscienza tipica dei bambini, ci trascinammo dietro tutta la casa
editrice, gli Editori Riuniti, che, peraltro, stava vivendo una stagione di
grandissima difficoltà. Una volta tanto formammo una vera squadra: editoriale,
grafico, produzione, commerciale e distribuzione furono capaci di lavorare
all’unisono per una scommessa che si rivelò vincente: riuscimmo nella non
facile impresa di realizzare libri che avevano l’originalità, la tenacia e l’amore
dell’artigiano e contemporaneamente dimensioni industriali. I primi sette
volumetti esaurirono la prima tiratura (20.000 copie) in pochi mesi, poi ne
seguirono altri 7 e poi altri 7. Numeri che fanno venire in mente le fiabe ma,
come spesso accade nelle fiabe e più spesso nella vita, le cose belle, le
realizzazioni pulite si imbattono in un nemico terribile: l’invidia. Come nella
canzone di Guccini, la freccia azzurra venne deviata lungo una linea morta da
alcuni cattivi dal volto livido. Ma la passione, l’intelligenza e la profonda
umanità di Carmine De Luca si possono ancora ritrovare in quelle copertine
disegnate dai tanti amici illustratori che coinvolsi e che voglio tornare a
ringraziare a nome di Carmine a distanza di tanti anni.
***
Dal romanzo è
stato tratto un bellissimo film d’animazione, restaurato nel 2020 in occasione
del centenario dedicato a Rodari. Il film è disponibile anche in dvd e può
essere visionato su YouTube.
La Freccia Azzurra continua a essere una delle
letture più apprezzate a scuola e fonte di ispirazione per rinnovati strumenti
didattici. La tecnologia, sempre più usata nelle aule scolastiche, si è
impossessata anche dei testi di Rodari. A Gianni la cosa non sarebbe sgradita,
l’importante, in ogni modo, non fare come quel suo personaggio che tanto si
infatuò del televisore da cascarci dentro.
Detto ciò, però,
non bisogna accontentarsi di leggere quello che si dice di Rodari o dei suoi
tanti e vari scritti. È indispensabile aprire i suoi testi e leggerli, o
rileggerli, qualunque sia l’età. Apriamo una delle tante edizioni de «La
Freccia Azzurra» e iniziamo il viaggio. È un viaggio che possiamo fare anche in
questi tempi brutti, dove un virus cattivo cattivo ci vuole impedire di
viaggiare, di stare insieme con gli altri, e ci costringe a nascondere bocca e
naso con la mascherina. Possiamo sconfiggerlo anche così il virus invisibile,
salendo sulla Freccia e partire, e andare lontano lontano:
La Befana era una vecchia signora molto distinta e
nobile: era quasi baronessa…
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