Come è noto, Gianni Rodari morì nell’aprile
del 1980. Morte improvvisa che lasciò orfani molti lettori e costrinse, in un
certo modo, critici e studiosi vari a interessarsi con più accuratezza della
sua opera. Era inevitabile: bisognava fare i conti con la sua vasta produzione.
Rodari aveva scritto tanto su giornali e riviste, pezzi per lo più poco noti affidati alla stampa quotidiana che,
come si sa, proprio perché quotidiana ha breve vita. E così da parte di alcuni
studiosi si avviò una serie di pubblicazioni postume, soprattutto di testi tolti
dalla polvere di riviste e quotidiani, oppure proposti a distanza di anni dalla
loro prima pubblicazione, con scrupolose note critiche. Tra i maggiori esperti,
che avvertirono l’esigenza di far conoscere di più Rodari e di sottoporre tutta
la sua opera a una valutazione analitica, perché lo scrittore avesse il giusto
rilievo nella letteratura, e non solo di quella dell’infanzia e
dell’adolescenza, si segnalarono subito Marcello Argille e Carmine De Luca.
Furono coloro che più di altri negli anni Ottanta e Novanta curarono libri di
Rodari che contribuirono, in maniera decisiva, alla conoscenza approfondita
della sua opera.
Già nel 1981,
per conto degli editori Riuniti, uscì il volume «Piccoli vagabondi», con
commenti e note critiche di Lucio Lombardo Radice e Marcello Argilli. Negli
anni successivi il testo avrà altre edizioni. Sempre nello stesso anno, e
sempre per conto degli Editori Riuniti, si pubblicò «Esercizi della fantasia»,
a cura di Filippo Nibbi con preazione di Tullio De Mauro. Sarà ristampato
ancora nel 2006 e nel 2016 da Einaudi, con prefazione di Mario Di Rienzo. Sempre
nel 1981, Marcello Argilli, avvalendosi delle illustrazioni di Emanuele
Luzzati, e per conto degli Editori Riuniti, curò la pubblicazione di
«Filastrocche lunghe e corte»; altre edizioni negli anni successivi. A cura di
Argilli, illustrazioni di Luzzati, uscì «Atalanta», sempre Editori Riuniti; altre
edizioni negli anni successivi. Nel 1982 è Carmine De Luca che curò il volume
«Il cane di Magonza», con prefazione di De Mauro. Il testo avrà altra edizione
nel 2017 per conto di Einaudi con prefazione di Di Rienzo. Negli anni a seguire
appariranno altri volumi postumi.
Nel 1987, per gli
Editori Riuniti, Carmine De Luca curò il volume «Chi sono io? I primi giochi di
fantasia». Il volumetto sarà illustrato da Rosalba Catamo. Rivedrà la luce nel
2015 per conto di Einaudi. È una raccolta di scritti non tutti noti:
filastrocche, racconti brevi, poesie. Hanno grandi capacità di sintesi e idonei
per dare spazio alla fantasia. Un invito alla invenzione, alla creatività, a
giocare con le parole. Non a caso il lavoro ha trovato grande accoglienza tra
gli insegnanti, che lo hanno utilizzato, e lo fanno ancora, come sussidio
didattico. Le varie storie sono invitanti per fare insieme, maestri e scolari,
percorsi operativi affascinanti. Gli allievi possono esercitarsi a proseguire e
sviluppare ulteriormente le storie, i racconti, le avventure, sull’esempio di
quanto scritto da Rodari, scritti che si presentano, quindi, aperti a ogni
finale. I testi con i quali De Luca costruisce questo libro erano apparsi decenni
prima. De Luca sapeva fin troppo bene come recuperare perle, che lo scrittore
di Omegna aveva sparso nel corso degli anni un po’ ovunque. Aspettavano solo di
essere pescate e adeguatamente e intelligentemente illustrate.
Quali sono gli scritti
che Carmine De Luca ha ritenuto opportuno inserire in questo volume per comporre
un libro di piacevole lettura e, nello stesso tempo, per dare alla scuola uno
strumento utile per far giocare i bambini, i quali, incuriositi, possono essere
i protagonisti di nuovi e più sorprendenti
primi giochi di fantasia?
I testi Una casa tanto piccola, Storia dello zio Barba, La pianta delle pantofole, Il naso della festa, Il campanello per i ladri, Passatempi nella giungla, La casa del sig. Venceslao, Un battello capriccioso, La pianta Paolino, L’omino dei sogni: tutti apparsi nel lontano 1949 nella edizione
milanese de «l’Unità». La casa di sor
Zucchina, Un millepiedi dal calzolaio,
Storia del pesce-martello, appaiono
negli anni Cinquanta; La malattia di Tino
e Pinocchio il furbo, negli anni
Settanta, Ciao Miao e Parole nuove, nel 1981; Filastrocca dell’A B C è contenuta nel
libro curato nel 1984 da Marcello Argilli «Il libro dei perché», pubblicato
dagli Editori Riuniti.
L’omino dei sogni è uno dei raccontini presenti
nel volumetto «Chi sono Io?». Ecco il testo di Rodari:
***
Mentre io dormo,
c’è un omino piccolo piccolo che viene sul mio cuscino e mi dice: «Ma guarda!
Stai volando attaccato ad un ombrello».
Io gli credo
subito e passo in mezzo alle nuvole tiepide e bagnate, vedo in basso ai miei
piedi i laghi e i fiumi, salto da una collina a un’altra. Poi l’omino mi dice:
«Mettiti in salvo, ecco i briganti». Ed io davvero vedo i briganti: sono due,
con la maschera sugli occhi, mi vogliono sparare con il trombone. Io vorrei
fuggire, sono tanto spaventato, ma non riesco a muovere un dito. L’omino si
diverte a farmi credere quello che vuole: «Guarda che ti cresce una rosa sulla
mano», mi dice, e io vedo davvero una rosa che mi spunta fra l’indice e il
medio.
Ogni volta che
vado a letto mi dico: «Questa volta non gli voglio credere». Poi, appena chiudo
gli occhi, l’omino mi dice: «Guarda una balena». E io subito, credulone, vedo
una balena che nuota nel bicchiere d’acqua che ho sul comodino. Succede anche a
voi?
***
Ora che i
bambini hanno letto il racconto -o è stato loro letto- possono continuare, e
rispondere alla domanda di Rodari: «Succede anche a voi?». Scrive il curatore:
«Vuoi provare anche tu a raccontare i tuoi sogni? Non importa se sono veri o
finti». E in tante scuole elementari i ragazzi hanno risposto con entusiasmo.
Di questa storia vi è anche una versione in filastrocca:
***
L’omino dei
sogni
che buffo
tipetto!
Mentre tu dormi
senza sospetto
ti si mette
accanto al letto
e ti sussurra
una parola:
«Vola!»
E tu non domandi
nemmeno
«con che?»
Uno due tre:
sei
nell’arcobaleno,
aggrappato ad un
ombrello,
e scivoli bel
bello
dal verde al
rosso al giallo,
e a cavallo
del blu
scendi giù, giù,
giù…
Ecco il mare:
finirai con
l’affogare!
Ma l’omino è lì
apposta,
all’orecchio ti
si accosta,
e ti sussurra:
«Presto!
Ecco i banditi!
Scappa lesto lesto!»
O cielo, i
banditi,
di nero vestiti,
con la maschera
sul viso
e un satanico
sorriso
tra quei
baffoni…
Ti puntano i
tromboni
e pum!
fanno pum! pum!
pum!
Tu scappi, sei
ferito
al naso oppure
al dito,
e già ti manca
il cuore,
sei preso, che
orrore!
Macché!
Non succederà
nulla perché
l’omino dei
sogni
ti salva con una
parola.
Ecco, ti trovi a
scuola
e non sai la
lezione.
Una nuova
emozione!
Eppure l’hai
studiata
alla perfezione!
Possibile che
già l’abbia scordata?
È colpa
dell’ometto
bizzarro e
malignetto
che mentre dormi
si arrampica
sul tuo letto
e si diverte a
farti sognare,
volare,
scappare, disperare…
fin che la mamma
viene
a scrollarti per
bene,
a svegliarti,
ch’è tardi…
E tu si svegli,
guardi
dappertutto,
però
l’omino dei
sogni non lo vedi:
forse di giorno
sta sotto il comò!
***
Anche la
filastrocca, per Rodari, era un divertimento attraverso la quale apprendere e
imparare giocando. Insomma, una cosa seria. Questa filastrocca, che ha come
titolo L’omino dei sogni, è stata
varie volte pubblicata; ora è riportata anche nel volume: Gianni Rodari,
«Opere», Mondadori 2020, nella collana I Meridiani.
Ritorniamo
ancora al nostro volumetto. Il libro si apre con un brano inedito nel 1987, Chi sono io? Il curatore ci informa che fu disegnato e
scritto da Gianni Rodari già nel 1973. Carmine De Luca lo utilizzerà anche come
titolo per il libro, come in un certo senso aveva suggerito un po’
profeticamente Rodari qualche anno prima. Su questa storia e sul suo
significato, Rodari aveva, infatti, già commentato nel suo importante «Grammatica
della fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie», come è ampiamente
noto, frutto della sua esperienza con insegnanti e scolari, bibliotecari e
operatori culturali, nonché dei suoi molteplici studi e letture. Il libro uscì
per la prima volta nel 1973 per conto dell’editore Einaudi. Nel capitoletto
intitolato La matematica delle storie,
Rodari si sofferma sulla novella del Brutto
anatroccolo di Andersen, cioè del cigno capitato per errore in un branco di
anatre. E qui, aggiunge: «Un’altra storia da raccontare al bambino, in
quest’ordine di idee, è quella che io intitolerei «Il gioco del chi sono io».
Un bambino domanda alla madre: - Chi sono io? – Sei mio figlio, - risponde la
madre. Alla stessa domanda, persone diverse daranno risposte diverse: «tu sei
mio nipote», dirà il nonno; «mio fratello», dirà il fratello; «un pedone», «un
ciclista», dirà il vigile; «il mio amico», dirà l’amico… L’esplorazione degli
insiemi di cui fa parte è per il bambino un’avventura eccitante. Egli scopre di
essere figlio, nipote, fratello, amico, pedone, ciclista, lettore, scolaro,
calciatore: scopre, cioè, i suoi molteplici legami col mondo. L’operazione
fondamentale che egli compie è di ordine logico. L’emozione ne costituisce un
rafforzamento». Alla fine, come il lettore potrà verificare accostandosi a
quelle pagine, il bambino Totò scoprirà di essere importante perché è tante
cose insieme. Scoprirà di essere anche dormiglione
ma non cade nel tranello: «Voglio alzarmi subito per diventare tante cose
ancora».
Carmine non
dormì sonni tranquilli sapendo che doveva scoprire, da buon segugio, varie
altre delizie di Rodari da divulgare
e commentare. Purtroppo anche la sua vita fu breve, morì a cinquantaquattro
anni. Lo tradì il cuore.
giovannipistoia@libero.it
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