Raccontare
storie ai bambini, cioè aiutarli a crescere,
aiutarli
a imparare a vivere. Vivere, crescere.
Non:
sopravvivere; non: trascinarsi; non: adeguarsi all’esserci
consentendo
comunque. Vivere e crescere – e cambiare, quindi.
Magari
guardando e prendendo in mano il Qui,
per
progettare un Altrove che non si trovi altrove ma sia qui,
che
sia il Qui trasformato.
Giuseppe
Pontremoli
«Alla domanda se esista una poesia per
bambini si potrebbe anche rispondere subito di no, che non può esistere una
poesia per bambini più che non esista una poesia per avvocati, o per maestri di
scuola, o per vigili notturni. La poesia esiste autonomamente, a prescindere da
chi si trova ad essere il destinatario del suo messaggio; o non esiste. Ci sono
poesie che possono essere capite, sentite, diciamo pure vissute dai bambini, indipendentemente
dal fatto che siano state create per loro oppure no. E ce ne sono altre, troppo
lontane dal loro campo di esperienza, troppo dissonanti con le loro strutture
mentali o con il loro mondo sentimentale, troppo discordi con il loro
vocabolario perché essi possano in qualche modo goderne. Ma non esiste quella
cosa che possa essere poesia per i bambini e non-poesia per gli adulti.» Rodari
si poneva questi interrogativi già nel 1972 in un suo saggio dal titolo I bambini e la poesia[1].
L’importanza del tema fu colta da Carmine De Luca, uno dei suoi più acuti
studiosi, e proposto nel libro postumo di Rodari, «Il cane di Magonza». Per De
Luca, lo studio di Rodari, «si configura come integrazione al saggio La letteratura infantile oggi»[2].
Su questo affascinante argomento l’impegno, negli ultimi anni, di Annalisa
Comes con uno studio poderoso, sia per le informazioni fornite e sia per la
qualità dei suoi commenti. Titolo del lavoro: «La poesia italiana per
l’infanzia in Italia dal 1945 a oggi: riflessioni critiche, testi,
illustrazioni. Proposta di antologia»[3].
La storia della poesia per l’infanzia
è inserita nell’ambito della produzione e degli orientamenti della letteratura
dell’infanzia dagli inizi del secolo al secondo dopoguerra. Suoi punti di
riferimento essenziali sono gli studi di Pino Boero e Carmine De Luca, di Anna
Ascenzi, Antonio Faeti, Angelo Nobile e altri. È impossibile tratteggiare, in
poco spazio, le numerose questioni sviluppate dalla studiosa, l’analitico
excursus su questioni che non attengono solo al mondo della letteratura
dell’infanzia ma della letteratura in senso ampio. Il rinvio alla lettura del
lavoro di Annalisa Comes è, dunque, d’obbligo. Penso sia uno di quei testi che
non possono essere sconosciuti a chi si occupa, per i motivi più vari, degli
argomentati trattati.
Lo studio è
diviso in tre parti con un’ampia Introduzione
nella quale si dà conto della letteratura per l’infanzia in Italia dal periodo
giolittiano al secondo dopoguerra. Ci si sofferma, con dovizia di dati e acute
note, sulla poesia per l’infanzia di ieri e di oggi, e ponendosi soprattutto
l’interrogativo se la poesia per i bambini possa essere considerata un genere
«a sé»: e qui è inevitabile il richiamo a Walter Benjamin, a Gianni Rodari, a Giovanni
Raboni. Nella prima parte è esaminato il rapporto infanzia e poesia dal 1945 in Italia e in Europa. Nella seconda sono
presi in considerazione numerosi autori che, a diverso titolo, hanno avuto modo
di occuparsi d’infanzia e letteratura: Elsa Morante, Dino Buzzati, Emanuele
Luzzati, Gianni Rodari, Alfonso Gatto, Giovanni Arpino, Tommaso Landolfi,
Giovanni Raboni, Giovanni Giudici, Roberto Piumini, Pietro Formentini, Bruno
Tognolini, Donatella Bisutti, Chiara Carminati, Sergio Tofano (Sto), Bruno
Munari, Pinin Carpi, Toti Scialoja, Pierluigi Cappello, Roberto Mussapi, Bianca
Tarozzi, Elio Pecora, Davide Rondoni, Anna Maria Farabbi, Annalisa Macchia,
Giuseppe Pontremoli. La terza parte è dedicata alle antologie di poesia per
l’infanzia e ragazzi. Ma non è tutto, proprio alla luce dei temi trattati e
soprattutto dello spazio critico riservato alle antologie, l’autrice propone
una sua idea di antologia. Il testo si completa con un apparato bibliografico
di tutto rispetto, un formidabile ausilio per altre ricerche e studi. Un
impegno notevole quello messo in atto dalla Comes e alla quale bisogna essere
davvero grati. In uno studio così ampio, e con l’indicazione di tanti nomi e
opere, è fin troppo facile poter evidenziare qualche manchevolezza: lo studio
interessante non citato, l’autore meritevole di essere menzionato e invece
assente, o altri rilievi. Lavori come questi non possono essere considerati
esaustivi. Senza queste ricerche però non avremmo la possibilità di procedere
oltre, di perfezionare il perfezionabile, rimuovere eventuali lacune. Una
lettura attenta della fatica di Annalisa Comes, intanto, dà l’opportunità al
lettore di avere un quadro abbastanza ampio e convincente dell’importante
materia.
Avvalendoci
della guida preziosa di Annalisa Comes, cerchiamo di verificare più nel
dettaglio la struttura e la consistenza della ricerca. A quali domande il
lavoro cerca di dare delle risposte? Eccone alcune: è ipotizzabile parlare di specificità della poesia per l’infanzia
rispetto a quella destinata agli adulti? Quali sono i testi che caratterizzano
eventualmente la poesia indicata specificatamente
per l’infanzia? Una tale distinzione, si chiede tra l’altro la studiosa,
comporta un approccio critico e metodologico diverso da quello utilizzato per
la poesia per gli adulti? Ma poi, i testi per bambini sono definibili come poesia? Ma bambini non è un termine generico? E le domande potrebbero essere ancora
tante. A molte di loro il lavoro tenta di dare delle risposte. E per definire
il «campo di interesse e per chiarire se la poesia dell’infanzia costituisce un
vero e proprio genere letterario, con un suo statuto e regole proprie a cui
attenersi», nel libro si indagano e si analizzano i «testi poetici» per bambini
in quanto tali, «il loro significato, il loro valore nell’ambito della
letteratura per l’infanzia, e il rapporto nell’ambito della letteratura/poesia tout court.» Lo studio offre una
panoramica approfondita e un’analisi delle tipologie dei testi poetici
suddivisi in due fasce d’età: 0-5 anni (filastrocche, ninnenanne, storie in
rima e raccolte in versi per i più piccoli) e per la fascia d’età dai 6 agli 11
anni (antologie e raccolte d’autore). Il periodo esaminato, come si è già
detto, parte dal 1945, ossia dalla fine della seconda guerra mondiale, ai
nostri giorni. Un aspetto significativo e originale è la riflessione sulla
poesia per l’infanzia nell’ambito degli studi di genere: esiste una specificità
della scrittura poetica per bambini e bambine al femminile? Quali le autrici?
Quale la loro lingua? Ci sono tematiche e figure riconducibili al gender? Questa sezione prende altresì in
esame la poesia dei bambini scritta dai bambini: un esercizio, quest’ultimo,
sempre più diffuso, a partire dagli anni settanta, e promosso nelle aule scolastiche
e che dà luogo a interessanti antologie.
Ma chi scrive
per i bambini? Quali sono le caratteristiche di questi autori? La seconda parte
della ricerca è dedicata, quindi, agli autori e all’importanza che ricoprono
nel campo della storia della letteratura. Un viaggio molto interessante, che
apre spazi per nuove ricerche. Questa parte termina con uno sguardo ai maestri-poeti/scrittori:
da Mario Lodi a Maria Luisa Bigiaretti, da Anna Sarfatti a Silvia Roncaglio, da
Vivian Lamarque a Guido Quarzo e Stefano Bordiglioni. Un’attenzione particolare
è riservata a Giuseppe Pontremoli, scrittore e studioso notevole scomparso nel
2004. Una scelta, quest’ultima, da condividere e apprezzare[4]. Perché
riservare delle pagine esclusivamente ai maestri-poeti/scrittori? «Perché
alcuni maestri d’eccezione» - scrive l’autrice - «hanno avuto il merito di
innovare, non solo la didattica all’interno della scuola (a volte in modo
coraggiosamente utopistico) e l’approccio nei confronti dei bambini, ma anche
la scrittura per l’infanzia e, per quello che ci interessa in particolare, la
poesia.» Comes ricorda che già nel 1995, Pino Boero e Carmine De Luca[5]
avevano posto l’attenzione sull’importanza di questi insegnanti quali
«testimoni delle esperienze “autentiche” dei bambini all’interno delle
strutture scolastiche.» Spesso questi scrittori e poeti traggono ispirazione,
per i loro testi, proprio dal rapporto costante con il mondo infantile.
La terza parte,
come già accennato, è riservata alle antologie poetiche per bambini. Qui il
lavoro è articolato. Non essendoci degli studi critici specifici
sull’argomento, l’autrice si è avvalsa di alcuni saggi in materia dedicati alle
antologie poetiche italiane, mettendo in evidenze le possibili analogie e le
inevitabili differenze. Un’antologia destinata ai bambini, per esempio, non può
fare a meno delle illustrazioni e, comunque, di un idoneo apparato
iconografico. Le stesse note non possono ricalcare quelle per le antologie
classiche, ma devono avere una loro specificità: essere ridotte al minimo, non
soffocare il testo. Un ruolo importante nella lettura di antologie poetiche per
bambini è da affidare soprattutto all’insegnante.
E proprio
partendo dagli studi effettuati e dalle esperienze maturate, l’autrice affida
agli educatori, studiosi, lettori, nella quarta parte del prezioso lavoro, una
sua Proposta di Antologia di poesia
italiana per l’infanzia. La composizione dell’Antologia non segue criteri
diacronici o tematici; è, comunque, si ribadisce, il frutto delle letture
effettuate dall’autrice e dei suoi studi sulla letteratura per l’infanzia e
sulla poesia per i bambini nel corso degli anni, dell’esame delle antologie
esistenti e della conoscenza del mondo-bambino. Dà un titolo all’Antologia: Un ponte di poesie. Versi per scoprire il
mondo. Titolo suggestivo: la poesia come ponte, veicolo di conoscenza; i
versi per scoprire e unire. Quali gli autori antologizzati? Gianni Rodari,
Janna Carioli, Bruno Tognolini, Erminia Dell’Oro, Stefano Bordiglioni, Chiara
Carminati, Nicola Cinquetti, Marialuisa Bigiaretti, Giovanna Zoboli, Nico
Orengo, Letizia Cella, Maria Loretta Giraldo, Sabrina Giarratana, Roberto
Piumini, Giusi Quarenghi, Gabriele Clima, Vivian Lamarque, Silvia Roncaglia,
Antonella Ossorio, Guia Risari, Nicola Gardini, Pino Pace, Pierluigi Cappello,
Angela Nanetti, Giovanni Raboni, Gina Bellot, Giuseppe Lisciani, Antonio Porta,
Davide Rondoni, Pinin Carpi, Giuseppe Pontremoli, Roberto Mussapi, Arianna
Papini, Sara Favarò, Elsa Morante, Elio Pecora, Antonia Pozzi, Aldo Ferraris,
Toti Scialoja, Guido Quarzo, Donatella Bisutti, Matteo Marchesini, Maria Sole
Macchia, Giovanni Giudici, Sabina Colloredo, Alfonso Gatto, Teresa Parri, Bruno
Munari, Pietro Formentini, Franco Antonicelli, Nicola Gardini, Dino Buzzati,
Anna Sarfatti, Giulia Niccolai, Bianca Tarozzi, Paola Parazzoli, Rossana
Ombres, Marcello Argilli, Alessandro Gigli, Emanuele Luzzati, Elisa Mazzoli,
Roberto Denti, Laura Simeoni, Rossana Guarnieri, Alberto Masala.
giovannipistoia@libero.it
[1] I bambini e la poesia apparve per la prima volta sul «Giornale dei
genitori», n. 6-7, giugno/luglio 1972. Il saggio fu ripreso da Carmine De Luca
che lo pubblicò nel volume da lui curato: Gianni Rodari, «Il cane di Magonza»,
Editori Riuniti, Roma 1982. L’editore Einaudi, nel 2017, ha riproposto la
raccolta, così come pensata da De Luca, con la prefazione di Mario Di Rienzo.
[2] Si veda la nota di De Luca a
commento del saggio di Rodari nel volume citato.
[3] Annalisa Comes, «La poesia
italiana per l’infanzia in Italia dal 1945 a oggi: riflessioni critiche, testi,
illustrazioni. Proposta di antologia», Université de Lorraine; Università degli
studi (Vérone, Italie), 2019. Il testo è possibile visionarlo in: https://hal.univ-lorraine.fr/tel-02400554/document
[4] Si veda anche Omaggio a Giuseppe Pontremoli scritto da
Alberto Melis (altro illustre maestro scrittore) apparso su ècole di giugno 2005 e riportato in: http://www.giuseppepontremoli.it/giuseppe.alberto.ecole.htm
[5] Pino Boero,
Carmine De Luca, Maestri scrittori,
in «La letteratura per l’infanzia», Laterza, Roma-Bari, 1995.