domenica 16 aprile 2023

IL BACH DI LUIGI ATTADEMO di Dante Maffia

Ho ascoltato, con una gioia che non provavo da molto tempo, il CD di Luigi Attademo, “J. S. Bach – Guitar Music” per tre volte di seguito. Una esecuzione magistrale che entra nell’anima e fa vibrare, che interpreta il grande musicista tedesco non solo con estrema professionalità, ma con una passione che esalta le corde della chitarra e vivifica le note, le rende palpito vivo, immersione nell’imponderabile.

Attademo non esegue soltanto, non interpreta soltanto, ma immette nel suo lavoro un ideale di armonia che rispetta alla perfezione la fonte  ma nello stesso tempo ricrea le atmosfere, accende di qualcosa di inedito l’armonia e dà la certezza di essere davanti a una sacralità musicale che ha qualcosa di misteriosamente affascinante.

Sto raccontando le mie sensazioni, ovviamente, perché ho vissuto l’incontro con gli undici brani come una passeggiata fatta nel silenzio d’un bosco che mi ha permesso di intridermi di emozioni forti, mai però disturbate da strascichi estranei alla melodia.

Bach ha compiuto un volo straordinario nel mondo di Attademo, è riuscito a diventare compagno di strada, e, sinceramente, non era facile addomesticarlo (si può dire?) a compiere un gesto così conviviale. Bach, da quel poco che lo conosco, ha sussulti impensati, eccessi e variazioni sincopate e andirivieni complessi e quindi non si presta facilmente a diventare messaggero di felicità. Anzi… Ma Attademo gli ha dato anche un po’ del suo fiato e così la magia si è compiuta e il ”Preludio”, “Toccata and Fugue”, “Ciaccona”, la due “Arie”, il “Largo”, le due “Gavotte”, i due “Siciliano” e “Chorale-Prelude ‘Jesu bleibet meine Freude” hanno trovato una libertà inedita, senza distorcere nulla dell’originale, senza nuove codificazioni o variazioni arbitrarie.

Certo, ci vuole un bel coraggio a pensare di porgere Bach con la chitarra. D’accordo, una chitarra speciale, ma sappiamo che non è mai soltanto lo strumento che riesce a captare la divinità delle note, ci vuole la “conoscenza” (non casualmente la metto tra virgolette), e ci vuole un’adesione che è innamoramento vivo, che è abbandono e appropriazione dello spartito. Altrimenti, come a volte si assiste, la musica è una visitazione manieristica e priva di quello scatto celestiale capace di diventare visione.

Luigi Attademo ha dimostrato di avere capacità rare, di saper penetrare nella sostanza dell’armonia di Bach e coglierne la verità con la massima attenzione, in modo che tutto si sia risolto in una simbiosi che è qualcosa di ineccepibile, direi di clamorosamente irreprensibile.

Che dire? Che Bach non si è smentito nella pienezza esecutiva di Attademo e ciò significa che anche Attademo ha qualità altissime, direi preziosissime, ineguagliabili.



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