SALVATORE GEMELLI,
Gerace Paradiso d’Europa – Guida per un
approccio storico artistico ambientale, Roma, Gangemi Editore, 2021, pp.
239
Prefazione di Paolo
Maria Gemelli – Postfazione di Francesco Maria Spanò
[Letto da Dante MAFFIA]
Ho sempre amato i libri
che si occupano di singole città, di singoli paesi perché danno la possibilità
di poter camminare agevolmente per le strade, visitare i monumenti, addirittura
respirare in libertà, godere sapori e profumi che spesso escono da una
finestra, da una porta mentre una donna sta preparando il sugo per i maccheroni
fatti in casa.
Questa breve premessa
per fare intendere ai lettori che una guida dedicata a un piccolo paese è un
gioiello che non trascura nulla né dei luoghi, né di tutto ciò che è la vita,
che è stata la vita e l’ambiente.
Ovviamente per scrivere
un testo così bisogna aver vissuto il paese intensamente e coralmente appropriandosi
d’ogni particolare, d’ogni minuzia, d’ogni filo d’erba.
Cosa che ha fatto
Salvatore Gemelli, geriatra che giorno dopo giorno ha accumulato notizie,
documenti, leggende, miti, il quotidiano fluire di mille avvenimenti che sempre
arricchiscono una comunità dandole la sua identità, il suo passo umano e
sociale.
Il figlio di Salvatore
Gemelli, e Francesco Maria Spanò, hanno riproposto la ristampa di questo
gioiello che rende a Gerace la sua bellezza e la sua grandezza non per
astrazione, ma nella verità dei sensi più riposti, scrivendo rispettivamente la
“Prefazione” e la “Postfazione”; pagine, devo dire, che hanno saputo condensare
gli intenti e gli approdi dello storico e ne hanno evidenziato il lavoro
certosino.
Soltanto un assaggio di
quel che ha scritto Paolo Maria Gemelli: “Della versatilità di Salvatore
Gemelli…merita ricordare sia pure brevemente la competenza e la profondità con
cui affrontava i più svariati argomenti culturali, sociali e anche di storia
dell’arte” per comprendere che siamo dinanzi a un personaggio d’altri tempi, al
cospetto di un medico che nei momenti di pausa dal suo lavoro, come un antico
umanista, si dedicava a indagare ciò che la storia e la natura gli aveva posto
attorno. Per non parlare dello scritto
di Spanò e del ricordo di Enzo D’Agostino.
Voglio dire che per
fortuna da decenni ormai dedicarsi a scrivere pagine vere e sublimi (come in
questo caso) sulla propria terra, non è un atto di campanilismo, come per lungo
tempo è stato fatto credere. La microstoria ormai sappiamo valutarla nella sua
essenza non solo di documento, ma anche si apporto necessario per illuminare il
cammino della Storia, con la maiuscola, in modo che le affermazioni non
risultino più solo e soltanto generalizzazioni più o meno possibili.
Leggere questo libro è
come immettersi in una sorta di viaggio che non trascura nulla e dà la possibilità
di guardare, di vedere, di soffermarsi e rendersi conto che non è soltanto il
Louvre a insegnare e far amare l’arte, soprattutto quando si tratta di arte del
passato, come nel caso di Gerace addirittura medioevale.
Paradiso D’Europa non è
una sorta di spocchia che viene sbandierata, ma una constatazione che nasce
dalla concretezza. Visitare Gerace non è la solita scampagnata che per potersi
risolvere bene deve concludersi con una bella mangiata e una bella bevuta.
Gerace ha un cuore immenso, le sue pietre hanno l’anima, la sua Cattedrale ha
qualcosa che lascia addosso una promessa. E’ accaduto anche a me, che pure un
po’ i musei di tutto il mondo li ho visitati. Evidente che l’approccio, come giustamente
lo chiama Salvatore Gemelli, non si risolve nella casualità, ma si rispecchia e
si muove nella realtà di una misura umana e artistica che s’impone e afferma il
suo canto.
Dunque questo libro
direi che è necessario, e Gangemi ha fatto bene a riproporlo. E’ un viatico
essenziale e ricco, e se Gerace è stata chiamata “Paradiso D’Europa” non si
pensi che sia stato soltanto una ventata di narcisismo. Ricorda Marina Conti,
nel quarto di copertina che “il titolo prende spunto dalla definizione di
Francesco Malarbì, sacerdote e latinista geracese del Settecento, Europeista ante litteram come lo
definisce Francesco Maria Spanò nella postfazione …”.
Insomma, è bene
ribadire che non si tratta della solita monografia storica sul proprio
paesello, ma di un’opera curata in ogni sezione ovviamente senza trascurare,
prendo dall’indice, l’Interesse storico, quello monumentale, urbanistico,
ambientale, le escursioni, la visione d’insieme del paese e del paesaggio, le
porte urbiche, le Chiese, e via dicendo.
Importante sottolineare
che il linguaggio adoperato da Salvatore Gemelli è sempre preciso, oculato e
scientificamente rispettoso e tuttavia il libro si legge e si segue come un
romanzo, uno di quei romanzi in cui la storia, l’arte, l’architettura e il
paesaggio sanno far vivere appieno la grazia e la fermezza di un popolo che
sono rimaste appiccicate nell’aria e fluttuano ogni volta che qualcuno arriva a
Gerace con l’animo sgombro.
Un dispiacere. Giulio
Palange, in “Guida alla Calabria Misteriosa”, edito da Rubbettino, dedica a
Gerace appena diciassette mezze righe.
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