lunedì 19 giugno 2023

GIOVANNI CASERTA, I cent’anni di Rocco Scotellaro 1923 – 2023 dalla cronaca al mito, Potenza, Villani Editore, 2023, pp. 200 [letto da Dante MAFFIA]


GIOVANNI CASERTA, I cent’anni di Rocco Scotellaro 1923 – 2023 dalla cronaca al mito, Potenza, Villani Editore, 2023, pp. 200 [letto da Dante MAFFIA]

Il nome di Giovanni Caserta per me è sempre stato ed è una garanzia perché ogni suo scritto critico è sempre stato, direbbe Umberto Saba, onesto, cioè privo di intenzioni che vanno al di là dei testi, mai di parte, aperto al confronto.

Questo libro ne dà, se ce n’era bisogno, la conferma; ci offre un ritratto di Rocco Scotellaro di una limpidezza tale da rendere il poeta una presenza viva, un palpito che si condivide.

Non nascondo la mia gioia nel rileggere il primo scritto del libro, “La novità poetica di Rocco Scotellaro” che Caserta pubblicò su “Nuova Basilicata”, nel settembre del 1964. Una voce fuori dal coro, un’analisi serrata e vera della consistenza poetica di Rocco, finalmente fuori dai canoni politici, dalle coloriture dell’impegno che Carlo Levi appose come un sigillo per creare il caso, ma forse anche per veicolare proprie idee tenute dentro e mai espresse in prima persona. A volte gli avalli a personaggi famosi sono serviti anche per finalmente dire fino in fondo il proprio pensiero che diversamente non sarebbe stato accettato, anzi osteggiato e respinto, perché frutto di una realtà non credibile e quindi soltanto teoria.

Insomma, la figura di Rocco Scotellaro, in queste pagine offerte cronologicamente da Caserta, ci viene incontro nella sua statura autentica, anche a costo di togliere qualche scheggia al mito che, detto apertamente, più che giovare al poeta gli ha portato danni e ha inficiato il giudizio sulla sua opera che per lunghi anni è stata letta come supporto del suo impegno, addirittura come composizioni politiche in versi.

Caserta lo afferma senza mezzi termini e lamenta che all’epoca in cui fece stampare il primo contributo su Scotellaro con c’era stato ancora uno studioso che avesse preso in seria considerazione “E’ fatto giorno”. La cronaca sopravanzava la sostanza del dettato poetico e personalmente ricordo che ogni volta che nominavo il poeta c’era sempre qualcuno a dirmi che si trattava più di una figura politica anziché di una creatura letteraria.

Anche da parte di Michele Parrella, che incontravo spessissimo a Roma nello studio del pittore Enotrio Pugliese, ricevevo la stessa alzata di scudi. Ormai l’interpretazione alla lettura dei versi di Rocco era “guidata” dagli orientamenti “imposti” da Via del Corso o dalle Botteghe Oscure. 

Ricordo che quando nel 2006 l’Università di Belgrado mi incaricò di curare un’Antologia della poesia italiana del Novecento feci fatica per inserire Rocco Scotellaro e ci riuscii perché ebbi la possibilità di leggere ad alta voce alcuni testi del poeta di Tricarico durante un reading proprio tenutosi a Belgrado, evitando accuratamente di fare riferimenti che non fossero di carattere letterario.

Temo che Giovanni Caserta sarà bistrattato per avere messo il nome di Scotellaro accanto a quello di Leopardi, se non sarà fatta una lettura senza paraocchi e capire il pensiero del critico che non ha impiantato paragone, ma descritto l’atmosfera in cui i due poeti sono cresciuti e vissuti impastati alle ombre dei piccoli borghi.

Due citazioni in modo che si possa capire chi era veramente Scotellaro. 

In un “Inedito” del 1978, cioè all’uscita di “Margherite e rosolacci” con Mondadori, Caserta scriveva: “… Rocco Scotellaro fu soprattutto un poeta, che la poesia poneva al di sopra di tutti i suoi interessi. A testimoniarlo è la sovrabbondanza dei versi, anche quando la sua attività politica fu particolarmente intensa. Quando questa gli procurò una cocente delusione, che altri avrebbero superato con orgoglio, per lui fu il segno che doveva abbandonare e andarsene dal suo paese, in modo da percorrere la sola via degli studi” (pag. 115)

L’altra citazione per ricordare che “La sua immagine è ormai fuori del tempo, fuori del centenario, oltre il centenario, mito per ‘tutte le Lucanie del mondo”.

La fedeltà con cui Caserta ha seguito la poesia di Rocco Scotellaro è testimoniata in questo prezioso testo con assoluta lealtà critica. Credo che bisogna ricordarsene e ricordarsi del lavoro di questo studioso che nel 2019 ha pubblicato un “Disegno storico della Letteratura Lucana” che puntualizza molte situazioni ambigue o distorte con il coraggio che soltanto i critici onesti (ritorna Saba) sanno adoperare.

Proprio nelle pagine della sua “Letteratura” Caserta riporta, a sostegno della sua tesi, un giudizio che Eugenio Montale scrisse sul “Corriere della Sera”: “Scotellaro ha potuto lasciarci un centinaio di liriche che rimarranno tra le più significative del nostro tempo”.

Montale non era generoso. La sua fu appena una constatazione.

Dante Maffia


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