Giovanni Pistoia
“Andavo a scuola. Mia madre adottiva mi iscriveva, però non la vedevo. Si occupava di me don Gaetano il portiere. Mi portava una pietanza calda la sera. Al mattino prima della scuola gli riportavo il piatto pulito e lui mi scaldava una tazza di latte. Nello stanzino abitavo da solo. Don Gaetano parlava quasi niente, era cresciuto orfano pure lui, però in orfanotrofio, non come me che stavo libero nel palazzo e uscivo per la città.
Mi piaceva la scuola. Il maestro parlava ai bambini. Venivo dallo stanzino dove nessuno parlava a me, e lì c’era uno da stare a sentire. Imparavo tutto quello che diceva. Era una cosa bellissima un uomo che spiegava ai bambini i numeri, gli anni della storia, i posti della geografia. C’era una carta colorata del mondo, uno che non era mai uscito dalla città poteva conoscere l’Africa che era verde, il Polo Sud bianco, l’Australia gialla e gli oceani azzurri. I continenti e le isole erano di genere femminile, i mari e i monti maschili.”
“Il giorno prima della felicità” di Erri De Luca è la storia di un orfano, senza radici, senza un nome, senza un’identità. I compagni di gioco lo chiamano “’a scigna”, la scimmia, per via della sua abilità ad arrampicarsi per raccattare palloni; a buttarsi tra i piedi di chi sta per segnare un gol e lui, portiere ultima difesa, a sventarlo; a intrufolarsi nei nascondigli, nelle viscere della città di Napoli.
Ragazzino, s’innamora di una sua coetanea che, col tempo, perde di vista. Cresce con l’ansia di ritrovarla. Aspetta, teneramente, di vivere il suo momento di felicità. La ritroverà? Sarà un momento di felicità?
Lui, figlio senza storia, senza comunità e senza un paese, grazie a don Gaetano, portiere di un vecchio stabile, saggio del quartiere, osservatore disincantato della sua gente, recupera se stesso. I racconti della vita di don Gaetano riempiono le sue giornate, la storia di Napoli, che viene fatta sorseggiare al ragazzo, diviene la sua storia. Non più solo orfano, figlio di un palazzo, ma persona di un popolo, cittadino di una città. E scopre di esserne un figlio orgoglioso. “Ero di Napoli, per compassione, collera e pure vergogna di chi arriva tardi a nascere.” Vicoli, strade, costumi diventano suoi. Così come i colori, il linguaggio, le leggi ataviche del rione e dell’onore, sposandone, in sostanza, la filosofia di vita, intrisa di fatalismo. Fino ad affidarsi al mare per l’Argentina per lavare delitti, razionalmente consumati, perché così il destino vuole.
Nel momento in cui ritrova il suo amore infantile, recupera un’identità che sembra non avere, acquisisce la consapevolezza di appartenere a un popolo, che, in determinate circostanze, sa ritrovare dignità, coraggio, voce e coralità… ebbene proprio quando può gustare la bellezza del giorno della felicità...
L’autore, in queste pagine, con stile semplice, asciutto, descrive non pochi volti di Napoli: il fascino e il mistero dei rioni, i forti sentimenti della gente, ma anche le passioni, le gelosie, l’onore offeso, che va lavato con il sangue! Napoli, dice il protagonista, è una città monarchica e, nello stesso tempo, anarchica. “La città contiene tutte le epoche. Il palazzo e gli abitanti sono il Medioevo che si è infilato i pantaloni del presente. In città votano ancora per il re, non il Savoia, votano per Ruggero il Normanno.”
Nel romanzo è raccontata la voglia di riscatto della gente di Napoli, che diventa popolo, per dire, finalmente, no all’occupazione dei tedeschi. E come, con l’arrivo delle navi americane, si sviluppa il contrabbando in una città affamata.
Non mancano gustosi dialoghi tra personaggi caratteristici, che inducono il lettore a un salutare sorriso. (E anche a molte riflessioni su tante situazioni di oggi!)
Erri De Luca
Il giorno prima della felicità
Feltrinelli 2009
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