domenica 10 aprile 2011

"La donna che parlava ai libri" di Dante Maffia



Dante Maffia non finisce di stupirci. Ogni suo libro è l’apertura di una nuova frontiera narrativa, che completa e apre capitoli nuovi. Insofferente alle mode e agli stili, dotato di risorse creative interminabili, segno di una ricchezza culturale, è anche indisciplinato: ogni suo libro, infatti, è una scommessa.
Indifferente alle mode narrative, tanto care alle case editrici, che preferiscono lasciare ad altri nuove strade, e che oggi privilegiano pochi filoni, come la memorialistica di presunti vip, il grottesco televisivo o il thriller a sfondo socio-ambienalistico, Dante preferisce ogni volta sperimentare campi nuovi, a volte complessi. Era stato, questo, il caso di “Il poeta e lo spazzino” pubblicato da Mursia nel 2008, è ancor più con questo “La donna che parlava ai libri” che, pur essendo un libro di racconti, improntati sull’amore sconfinato per il libro, richiede al lettore un gusto già consolidato alla lettura colta e una capacità di adattamento funambolica.

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