APPELLO DI UNA MUSICISTA DI BOLOGNA AI SUOI CONCITTADINI
Penso di esprimere opinione comune, in qualità di cantante e promotrice culturale, ma soprattutto in qualità di cittadina bolognese che ama profondamente e da sempre la propria città e chi la abita; voglio parlare dell’ostilità che da qualche anno a questa parte alcuni miei concittadini esprimono nei confronti dei locali delle osterie e della musica dal vivo…
La nostra città è da sempre stata culla delle più varie espressioni artistiche: non solo il teatro Comunale o il Teatro Duse hanno accolto compagnie e musicisti di fama internazionale (Mozart, Wagner solo per citarne alcuni, ma tutti lo sappiamo), ma anche la musica popolare, quella che accomuna perché la si canta in coro intorno ad un tavolo (che sia esso di osteria o quello di un amico attorno a cui ci si è riuniti per una cena e quattro chiacchiere) ha visto personaggi eccellenti nascere e gravitare intorno a Bologna: Dino Sarti, Quinto Ferrari, Engel Gualdi, Gianni Morandi, Lucio Dalla, Guccini, ma anche la sperimentazione degli Skiantos, Luca Carboni, Samuele Bersani, Silvia Mezzanotte, Iskra… poi la poesia di Pasolini ma anche di Roberto Roversi, il cabaret con l’allora Circolo Pavese (anche lui ora in balia di restrizioni e limitazioni)…da dove credete che nasca l’arte miei cari ed amati concittadini? Non certo su un palco o sui libri, ma dalla strada dalla Vita, quella con la V maiuscola che tutti TUTTI noi e viviamo e condividiamo… di giorno e di notte… mi ricordo da ragazzina i viali sempre pieni di auto e le strade di gente, non avevo paura a girar da sola perché Bologna era viva e sicura… adesso anche una custodia di una chitarra portata in spalla da chi la suona scatena crisi isteriche. Perché? Il jazz o il pop suonato fino alle 23,30 non credo possano infastidire (non di più del televisore del vicino di casa tenuto a tutto volume magari fino alle 2 di notte); perché nei locali (soprattutto quelli del centro, poco più di bilocali con sedie e tavolini, ma anche quelli di periferia, dove i controlli sono numerosi e talmente severi che a volte ti chiedi perché -quando il tuo vicino di casa invece col proprio televisore si può permettere ben di peggio-) posto per la musica “rumorosa” non c’è (per quella ci sono i centri, i palazzotti comunque coinbentati per la necessità).
Padri, madri, nonne e nonni quali voi siete pensate che uno strumento una nota liberano ed educano, fanno riflettere mettono alla prova la tenacia e le capacità di chi la musica la vuol far bene, aggregano, spesso e volentieri proprio perché la musica è un linguaggio universale e trasversale … far musica, farla bene è una prova di forza e tenacia con se stessi… far musica, farla bene è il più bel metodo per comunicare le proprie emozioni, la propria storia, condividerla e farla rivivere in chi ci ascolta… non credo che i nonni/e di oggi abbiano dimenticato il loro essere ragazzi/e, il tirar tardi con amici/e e morose/i…magari lo schiamazzare che ogni tanto scappava ad ora tarda (ma la gioventù è energia)… i biasanòt che hanno sempre reso viva e unica la nostra bellissima città… castrare l’arte è castrare il linguaggio di un popolo, la sua capacità di esprimersi di crescere… e non mi venite a dire che la musica una volta era diversa… lo so: la conosco, la canto e la amo la “vostra”musica (che è anche la mia perché dei miei genitori e nonni)… ma l’arte evolve trova nuovi linguaggi, si intreccia coi vecchi per rinascere sempre …
La bellezza dell’uomo non è la perfezione ma il non smettere mai di sognare; allora lasciateci suonare, venite ad ascoltarci, ad incoraggiarci, a battere le mani, a bere un bicchiere in compagnia (che non fa male a nessuna età)… venite ad incontrarci e a farvi conoscere… sarà un piacere sedersi intorno al tavolo e cantare insieme. Solo così potremo mostrarvi la differenza tra chi suona e chi fa cagnara, tra chi beve per compagnia e chi si ubriaca per molestare. Ce l’avete insegnato voi lo spirito critico, l’ironica e scanzonata pragmaticità di dello star bene al mondo qualunque cosa accada. Continuate ad insegnarci sostenendo i nostri sogni, la nostra voglia di fare e condividere e crescere tutti insieme. Perché Bologna è e deve ritornare ad essere soprattutto questo.
Bologna, 12 febbraio 2013
Silvia Parma
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