domenica 30 marzo 2008

eventi/Fiera del Libro per Ragazzi a Bologna

Fiera del libro per ragazzi a Bologna

Fiera del libro per ragazzi:
Bologna children's book fair
dal 31 marzo al 3 aprile 2008



La Fiera del Libro per Ragazzi è l’appuntamento più importante a livello internazionale dedicato all’editoria libraria e multimediale per ragazzi.

Libri e prodotti multimediali per ragazzi; supporti didattici per la scuola primaria e secondaria; prodotti cine-televisivi; packaging; servizi editoriali; copyright; mostra di illustratori.

Per informazioni sulla manifestazione:
Bologna Fiere
Via della Fiera, 20
40128 Bologna
tel. +39-051-282242/282361
fax +39-051-6374011

sabato 29 marzo 2008

eventi/Laboratorio per creare spille

Laboratorio per creare spille
Museo Luzzati
www.museoluzzati.it


Domenica 30 marzo dalle ore 15 alle 17 laboratorio molto speciale al Museo Luzzati: in occasione della mostra
UN DIAMANTE E’ PER SEMPRE, UNO STRASS E’ PER TUTTE
i bambini potranno cimentarsi nel design di spilline.

Prendendo spunto da disegni e particolari di Emanuele Luzzati e assistiti dagli esperti del Museo i bambini lavoreranno a costruire quelle spilline tonde chiamate badges o pins con il frutto della loro fantasia e manualità.

A fine lavori i bambini potranno ornarsi con le spille meglio riuscite e fare merenda.

Buon divertimento!

(29 marzo 2008)

venerdì 28 marzo 2008

eventi/Open day al Museo Luzzati

Open day per la settimana della cultura al Museo Luzzati

In occasione della Settimana della Cultura, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali dal 25 al 31 marzo il Museo Luzzati propone nel pomeriggio di sabato 29 marzo un OPEN DAY: ingresso libero dalle 14 alle 18 e, alle ore 15 e alle 16.30, due visite guidate gratuite alla struttura di Porta Siberia e alle mostre EMANUELE LUZZATI. LA MIA FIABA E’ UN BOSCO e LUZZATI E RODARI I SEGNI DELLA FANTASIA.

In sala Proiezioni grandi e piccini potranno vedere i cartoni animati realizzati da Gianini e Luzzati per la televisione svizzera e per i circuiti cinematografici italiani: Ali Babà, L'uccello di fuoco, Pulcinella e il pesce magico, La donna serpente, La ragazza cigno ed altri titoli della vasta filmografia del Maestro.

http://www.museoluzzati.it/

(28 marzo 2008)

martedì 25 marzo 2008

agenda/Mostra di pittura di Mimmo Sancineto a Firenze

Mostra di Mimmo Sancineto a Firenze

Inaugurazione della Mostra

MEDITERRANEO
nei colori della pittura di
Mimmo Sancineto

Sabato 5 aprile 2008 ore 17.00

Archivio di Stato di Firenze (piazza Beccaria)
Via Giovine Italia 6

Per il programma:
http://larosanelbicchiere.blogspot.com/

(25 marzo 2008)

sabato 22 marzo 2008

passeggiando tra i libri/Diario di scuola

Diario di scuola
Giovanni Pistoia

“Insomma, ecco che anch’io mi metto a credere nel futuro, che ritrovo fiducia nella scuola pubblica. Dopo tutto è quella che ha formato mio padre, la scuola dell’obbligo, e a novant’anni di distanza questo ragazzino assomiglia molto a quello che doveva essere mio padre, il piccolo corso di Aurillac, verso l’anno 1913, quando suo fratello maggiore si mise a lavorare per offrire al fratello minore i mezzi e il tempo di varcare le porte del politecnico.
E poi ho sempre incoraggiato i miei amici e i miei allievi più brillanti a diventare insegnanti. Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?”
Non solo: l’autore arriva a suggerire di scrivere “il ritratto dell’insegnante indimenticabile che quasi tutti abbiamo incontrato a un certo punto del nostro percorso scolastico…”; un’antologia così fatta offrirebbe lumi sulle “doti necessarie alla pratica di questo strano mestiere”.
Quale è, in fondo, la virtù principale per essere un buon insegnante? “L’amore”, risponde l’autore.

Daniel Pennac, nel suo “Diario di scuola”, si confessa: ci racconta che fu uno studente “somaro”, uno fra tanti. Lui, il somaro Daniel, il ragazzino che non capisce niente, angoscia della mamma, si salva. Non solo non abbandona la scuola, ne diviene docente apprezzato, stimato. Ma diviene, soprattutto, uno scrittore affermato. La somaraggine non è uno status definitivo: è possibile venirne fuori. Bisogna trovare, però, il contesto giusto. Pennac lo trova in un convitto, dove studia dalla seconda media al penultimo anno della maturità, nell’incontro di quattro professori, che lo scuotono dal torpore. Grazie a loro, all’amore disinteressato verso il ragazzo che a scuola accumula zeri, Daniel esce definitivamente dal recinto dei somari. La scuola è fatta soprattutto dall’insegnante, dice Pennac, più che di perfetti sistemi pedagogici.

Una ricetta semplice. Una visione semplicistica. Non è così: il docente e lo scrittore non presentano soluzioni. Pennac sa bene quando sia complessa l’istituzione scolastica e, soprattutto, quando sia difficile e variegato il mondo adolescenziale, in particolare, quello delle periferie urbane. Lo scrittore racconta la sua esperienza di studente senza futuro, del ruolo salvifico che hanno avuto su di lui alcuni educatori, della sua vita di docente. Da tutto ciò trae alcune considerazioni, anche pedagogiche, psicologiche, didattiche. Mai una ricetta.

Un libro che si legge come un romanzo, che aiuta a riflettere, che affonda il bisturi nelle piaghe della scuola. Che guarda, con particolare attenzione, a quegli studenti che a scuola non vanno bene, che non hanno voglia di studiare, che dicono di non capire niente.

(Spero, però, che qualche studente scansafatiche non pensi che per essere un bravo professore e affermato scrittore lo status di somaraggine sia indispensabile! Daniel Pennac, all’età di 24 anni, era laureato e docente. Nutrito di tantissime letture.)

Nella foto la copertina del volume (elaborazione dell’Ufficio grafico Feltrinelli)

Daniel Pennac
Diario di scuola
Feltrinelli, febbraio 2008
http://www.feltrinelli.it/

(22 marzo 2008)

martedì 18 marzo 2008

passeggiando tra i libri/La grammatica di Dio

La grammatica di Dio
Giovanni Pistoia

Non sono convinto che unendo molte solitudini si ottiene un giorno di allegria. Le intenzioni di Stefano Benni probabilmente erano queste nello scrivere “La grammatica di Dio”. Appena apri il libro, infatti, come promessa, è riportato un detto di Callistrato: “Tra gli dèi che gli uomini inventarono, il più generoso è quello che unendo molte solitudini ne fa un giorno di allegria”. Il progetto doveva essere, forse, questo: una raccolta di racconti uniti dalla solitudine dei protagonisti per ricavarne storie di allegria. E in questo senso l’antologia è parzialmente riuscita: il filo conduttore è la solitudine. Tutto è narrato con quella consueta prosa chiara e stupenda, che caratterizza Benni, e il lettore, anche se non avvezzo a sfogliare libri, rimane rapito dalla scrittura sobria, forbita, semplice, accattivante. Anche se il contesto nel quale si muovono i personaggi è ora desolante, ora bizzarro, l’autore racconta con umorismo, ironia, con il lieve sorriso di chi, forte della propria esperienza di osservatore del mondo, ne ricava elementi di saggezza. La riflessione prende il sopravvento sull’allegria.

Cerca, Benni, nel mondo dell’antropologia, gli elementi essenziali per scoprire la grammatica di Dio: un Dio sorprendentemente divino, laico, umano. Significativo, a tale proposito, è il racconto, poetico e di grande sensibilità, di frate Zitto. Un frate affascinato dal gioco della natura tanto da decidere di non parlare più. “Una luce misteriosa, azzurrina, accompagnava verso la notte la processione dei pioppi. E il convento era scuro e tetro, ma il riflesso di un rogo di stoppie lo rendeva incantato, come se in quella luce rossastra fosse visibile il nostro ardore: noi uomini separati, ma non spenti”. Non serve cercare Dio, afferrare i perché dei suoi silenzi. Non si può parlare di Dio in quanto il suo linguaggio ci è del tutto ignoto. “Non si dovrebbe parlare di Dio. Non conosciamo la sua lingua. L’Universo si manifesta e scompare senza parole, siamo noi a inventare una voce al suo terribile silenzio… Possiamo soltanto ascoltare. Come l’incanto di una musica lontana, nel cuore della notte.”

E così il frate, chiuso nel suo monastero, s’impone di tacere. Tace in ogni occasione, anche quando subisce l’indifferenza e il disprezzo dei confratelli. Tace anche quando viene allontanato dai suoi amici e amati libri. Il silenzio gli sembra l’unica via per sentire Dio. E nella varietà delle erbe, “negli odori della terra bagnata o smossa, nella vita sotterranea di topi e insetti, vedevo parole e grammatiche nascoste…”. I volti degli uomini gli sono indifferenti, “nessuno di essi aveva per me il fascino di una pianta, o della neve, o della luce… Nessuno di loro poteva spiegarmi la grammatica di Dio”. Fino a quando non incontra una ragazza muta, muta e bellissima, che lo riconcilia con l’essenza complessiva dell’Universo restituendogli la forza possente delle parole. Perché, in fondo, “le parole siamo noi”.

Stefano Benni
La grammatica di Dio
Storie di solitudine e allegria
Feltrinelli 2007
http://www.feltrinelli.it/

Per chi lo desidera, ecco il sito di Stefano Benni: http://www.stefanobenni.it/

Nella foto la copertina del libro (illustrazione di Giuseppe Palumbo)

(18 marzo 2008)

domenica 16 marzo 2008

foto/Le colonne del cielo



Le colonne del cielo. Foto di Giovanni Pistoia
cliccare per ingrandire

16 marzo 2008

venerdì 14 marzo 2008

la lettura/La Letteratura ci salverà

La Letteratura ci salverà

Prosa vs prozac
Nuove terapie. Un romanzo può curare

di Barbara Placido

Un bel servizio di Barbara Placido è apparso sul settimanale D La Repubblica delle Donne del 16 febbraio 2008. Il titolo: PROSA VS PROZAC. A completamento dell’articolo il parere di due esperti italiani sul potere della letteratura: Umberta Helfener, psicoterapeuta della coppia e Ottavio Mariani, psicanalista junghiano. Il senso del servizio è presto detto: Un romanzo può curare. Lo teorizzano i filosofi e cominciano a crederci anche i medici.

Ecco come inizia l’intervento di Barbara Placido:

Salviamo la letteratura, sarà lei a salvarci la vita. Parola di Tzvetan Todorov, filosofo bulgaro-francese, appena uscito in libreria con La letteratura in pericolo (Garzanti). Perché i romanzi ci permettono di reinventare il nostro mondo interiore. Di farci orientare nella vita. E, a volte, persino di curarci.
Lo testimonia il boom dei gruppi di lettura che imperversano nei Paesi anglosassoni. Ma adesso ci credono persino i medici. Vicino Liverpool ogni settimana decine di gruppi di persone si incontrano per leggere assieme. Scelgono da Jane Eyre allo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta e, a turno, uno di loro legge ad alta voce, dall'inizio alla fine. Quello che li accomuna non è solo l'amore per la parola scritta. Anzi, come racconta Kate McDonnell, una delle fondatrici e organizzatrici dell'iniziativa Get into Reading (Mettiamoci a leggere), "molti tra i partecipanti non avevano mai letto prima una poesia; guardavano questi testi come fossero problemi algebrici - estranei, del tutto incomprensibili".

Chi desidera leggere il servizio completo può cliccare il sito:

http://dweb.repubblica.it/dweb/2008/02/16/attualita/attualita/143cur585143.html

(14 marzo 2008)

giovedì 13 marzo 2008

la lettura/Più spazio alla letteratura per ragazzi

PIÙ SPAZIO ALLA LETTERATURA PER RAGAZZI
SULLA STAMPA ITALIANA.
UNA PETIZIONE DIRETTA AI DIRETTORI DEI GIORNALI.
INVITO AD ADERIRE
Giovanni Pistoia

Da un’idea di Janna Carioli (scrittrice, educatrice, autrice della Melevisione) ha preso il via una significativa petizione rivolta ai direttori dei giornali italiani. L’idea va concretizzandosi grazie alla partecipazione di numerose personalità, di semplici cittadini e all’impegno degli organizzatori del sito
www.editoriaragazzi.com, dove è possibile leggere l’intera petizione e aderire, se lo si ritiene opportuno, firmandola standosene seduto comodamente a casa.

Caro direttorecosì inizia la petizione – siamo scrittori, illustratori e professionisti che si occupano di letteratura per ragazzi e vorremmo darle 3 buone ragioni per inserire costantemente, nell’inserto “Libri” del suo giornale, una sezione dedicata ai libri per l’infanzia e l’adolescenza.
Attualmente, in Italia la letteratura e l’editoria per ragazzi appaiono sui media in maniera sporadica, soprattutto in due occasioni “ufficiali”: il Natale e la Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna. È un vuoto che andrebbe colmato ed ecco le 3 buone ragioni…

La petizione passa, poi, sia pure brevemente, a segnalare alcuni dati statistici relativi al mercato del libro in Italia, al pubblico dei lettori e ai contenuti dei testi per ragazzi.


Non pensa – conclude la petizione – che sia utile agli adulti che leggono la pagina libri del suo giornale, trovare informazioni e approfondimenti per orientarsi meglio fra generi letterari, autori e proposte rivolte anche ai bambini?
La richiesta è firmata dagli scrittori, illustratori e appassionati che trova indicati in elenco.

E l’elenco, che diventa sempre più lungo con il trascorrere dei giorni, si può vedere cliccando sul sito:
http://www.petitiononline.com/mod_perl/signed.cgi?ragazzi&1

Per avere informazioni e aderire:
http://www.petitiononline.com/ragazzi/petition.html

La petizione ha già raccolto numerose firme e non appena raggiungerà un numero soddisfacente di adesioni sarà inoltrata ai direttori delle testate nazionali. In ogni modo l’iniziativa ha posto il problema e il tam-tam nella rete è già a buon punto. Ma è ancora troppo poco.

(13 marzo 2008)

mercoledì 12 marzo 2008

attualità/Emanuele Luzzati un giullare alla corte dei bambini


Emanuele Luzzati un giullare alla corte dei bambini
Giovanni Pistoia
giovannipistoia@libero.it

È uscito in questi giorni il secondo volumetto della collana “I quaderni della fondazione”, edito dalla Fondazione Carmine De Luca – Onlus (
http://www.fondazionedeluca.it/). Il libro raccoglie alcuni testi di Carmine De Luca su Emanuele Luzzati; articoli e saggi apparsi su giornali, riviste e libri di alcuni anni fa e, ora, difficilmente reperibili sul mercato.
Il “quaderno” è arricchito da una serie di disegni di Cosimo Budetta ispirati al celebre Pulcinella di Emanuele Luzzati.
Carmine De Luca (Corigliano, 1943; Pavia, 1997) fu sempre attratto dall’estro di Luzzati e con il Maestro genovese ebbe rapporti di amicizia oltre che comuni interessi culturali. Nel libro è riportata anche una breve testimonianza di Luzzati sui rapporti con Carmine; testimonianza scritta in occasione della scomparsa di De Luca.

Il volumetto, che non ha fini commerciali, può essere richiesto da chi è interessato agli studi sullo scenografo genovese e sullo studioso calabrese.

Nella foto è riprodotta la copertina del volume. Cliccare l’immagine per ingrandirla.

(12 marzo 2008)

eventi/Per costruire un uovo di Pasqua

Per costruire un uovo di Pasqua
Museo Luzzati
http://www.museoluzzati.it/

Sabato 15 marzo al Museo Luzzati laboratorio pasquale dedicato ai bambini a partire dai 5 anni: con carta, colla e pastelli i bambini impareranno a confezionare e decorare un uovo di pasqua e un biglietto d’auguri da regalare a genitori o nonni, che, una volta tanto, saranno destinatari di un uovo pasquale.

Prenotazioni al n. tel. 0102530328

eventi/Chi ha rubato il mare?

Chi ha rubato il mare?
Museo Luzzati
http://www.museoluzzati.it/

Domenica 16 marzo dalle ore 15 alle ore 17 al Museo Luzzati l’autrice Milena Lanzetta leggerà ai bambini il suo libro CHI HA RUBATO IL MARE? (Ed. La Lontra, 2006). A fine lettura i bambini realizzeranno un segnalibro con carta, colla e pastelli.

Chi ha rubato il mare?’, con le illustrazioni di Giuliana Poggi, è una fiaba e della fiaba contiene tutti gli elementi fondanti: c’è l’elemento magico del mare che s’infila in una valigia, c’è l’eroe Pietro che parte, ragazzo, per il suo viaggio iniziatico e tornerà grande e maturo, c’è il problema che fa scaturire la storia che è l’abbandono forzato del paese di mare da parte di Pietro, c’è un regno fatto di case, vicoli, osterie, gente che è tutto il mondo di Pietro. Non ci sono le tre prove canoniche che l’eroe deve affrontare e superare per sentirsi vittorioso, ma questo noi non lo possiamo sapere perché Pietro non ce l’ha ancora raccontato o forse vuole tenerlo per sé!E poi, in ultimo, c’è la carta vincente del finale: un finale che non c’è fino in fondo, tanto che non si è potuto scrivere la parola fine; è un finale tutto da inventare, da riempire con disegni, pensieri, sogni…
Così, si ricomincia da capo… e il libro non finisce mai!!!
INGRESSO LIBERO max 25 partecipanti

prenotazioni tel 010 2530328 o
laboratori@museoluzzati.it

(12 marzo 2008)

eventi/Luzzati e Rodari i segni della fantasia

Luzzati e Rodari i segni della fantasia
Museo Luzzati
http://www.museoluzzati.it/

Nelle sale Cannoniere è visitabile la mostra

LUZZATI E RODARI I SEGNI DELLA FANTASIA

Per la prima volta il Museo con sede nel Porto Antico di Genova ospita il frutto della collaborazione dei due grandi artisti: bozzetti e disegni originali, manifesti, video di spettacoli teatrali ed altro materiale inedito prodotto a partire dagli anni ’60.
Nella sala Centrale è stata prorogata fino ad aprile la mostra

EMANUELE LUZZATI. LA MIA FIABA E’ UN BOSCO

Restano allestite le mostre COSTUMI O PERSONAGGI DI STOFFA, costumi d’opera provenienti dalla Fondazione Cerratelli di Pisa e RITORNO A CASA, tavole di Guido Fiorato per il volume "Ritorno a Casa. Il sogno dell’Abbazia di Farfa" di Tommaso di Carpegna Falconieri, ed Carthusia.
Orario dal martedì alla domenica 10 - 18, lunedì riposo.

Per informazioni: Museo Luzzati, Area Porto Antico 6
16128 Genova
Tel 0102530328
info@museoluzzati.it

(12 marzo 2008)

domenica 9 marzo 2008

Racconti brevi/Ho dimenticato la mia ombra

Ho dimenticato la mia ombra
Giovanni Pistoia

La mia vita è un pendolo. Sono un uomo diviso in due. Ondeggio. È terribile vivere in queste condizioni. Sono rientrato da tre giorni dalla città dove lavoro, ho voglia di ripartire subito. Qui non trovo più i miei vecchi amici d’infanzia, conosco poca gente. Neanche i luoghi da me frequentati sono più gli stessi. Li trovo malinconici, privi di vita. Anche il castello ha perso il suo fascino: lo preferivo misterioso, inaccessibile per noi ragazzi che giocavamo ai suoi piedi. Il mio non è un paese piccolo, certo non è Milano, eppure sembra disabitato: vi sono auto, non persone. L’orologio, qui, segna un tempo diverso. A volte mi pare che sia fermo, altre volte che torni indietro, altre volte ancora mi pare che si muova, sia pure lentamente. Ho deciso: anticiperò la partenza. Ho tanti impegni su, qui mi annoio.

Giuseppe, un amico dai tempi della scuola elementare, mi trascina, quasi con forza, sulle colline del paese. Il cielo è terso, l’aria è frizzante. Milano, da qui, è davvero lontana, tanto lontana. Faccio fatica a piegarmi per bere da una fonte che è ancora lì, nonostante gli anni. Era il luogo dei nostri incontri giovanili. Lasciavamo per terra cartelle, giacche, e veloci a giocare al pallone nel comodo spazio. Una piccola pianura ben protetta. Si sceglieva quel posto per la presenza di quella sorgente: l’acqua vi scorreva sempre, fresca, limpida. Una spruzzata sul viso sudato e via… a menare calci da campione. Ancora una volta quell’acqua compie il miracolo. Riprendo a camminare con più energia, Giuseppe fa fatica a tenermi dietro. Attraversiamo un piccolo avvallamento di terreno, poi iniziamo una salita che non è cosa da poco per chi non è più nell’età verde. Ma lo sforzo è compensato, una volta giunti sulla sommità di una collina, da un paesaggio magnifico.

Lo spettacolo che mi appare, che ci appare, è bellissimo. Lo sguardo si perde tra valli, terrapieni e alture, alberi secolari e fuscelli appena nati. Un cielo di un azzurro chiaro chiaro fa da sfondo a rami e fogliame. I colori sono tantissimi. Pur non essendo in primavera, in questi luoghi, ogni stagione ha colori per chi sappia vedere e essenze vitali per polmoni malandati. Da qui, caro Giuseppe, Milano è lontana. Ancora una passeggiata attraverso un sentiero e, poi, ancora su un colle. Mi appoggio ad un albero gigante, con un tronco vuoto, quasi una piccola stanza. Davanti, in lontananza, le acque dello Jonio e, poi, ancora, una lunga catena montuosa. Riconosco quel posto. Da lì vedevo il mare che, lambendo la costa, disegnava un cuore, o qualcosa di simile. Giuseppe sorride. Penso che mi stia prendendo in giro e, invece, conferma tutto. Si, è vero, si vedeva proprio il profilo di un cuore gigantesco. Ora non è più così perché lì è stato costruito un porto, che ha notevolmente modificato la morfologia del posto.
Giuseppe, non lo senti questo silenzio? Le case sono lontane, le strade e il rombo dei motori pure. Come è assente Milano da qui! Come mi è difficile pensare alla metropolitana, che pure è il mio pane quotidiano, mentre il mio sguardo si perde tra piante, vallate, discese, colline.
Tu mi hai portato qui, caro Giuseppe, perché sai che questi posti mi riconciliano alla vita, eppure… eppure questo silenzio mi inquieta. Mi pone domande. E io resto muto. Vorrei nascondermi dentro un folto cespuglio: chi sa se riuscirei a non sentire, né le rotaie del metrò né questi silenzi che amo e che odio. Da ragazzo, ho abitato in un casolare vicino alla fiumara. Il rumore dell’acqua, quando scivolava via con forza durante l’inverno, era per me un pugno nello stomaco. Volevo andare il più lontano possibile, non ascoltarlo mai più. Sono andato via, lontano. E la voce di quel fiume mi manca. Sapessi come mi manca! E quando ritorno, cerco quella fiumara… inutilmente. Solo ciottoli, sassi sul quel letto. Anche l’acqua non scorre più.

Sai, Giuseppe, che mi succede? Quando sono in treno, anzi in autobus considerato che anche le ferrovie hanno fatto qualche passo indietro, e mi avvicino alla città dove lavoro e vivo ormai da tantissimi anni, mi sento rivivere. È come se uscissi da un tunnel: gioisco nel rivedere la luce. Però, però sai che mi succede? Dopo qualche giorno, dopo aver ripreso la mia vita abituale, mi riappare il paese: le strade, la montagna, il mare, il cielo, le cose belle, e anche le tante brutture. Comincio a guardare il calendario e cerco di organizzarmi per l’estate, oppure per un lungo ponte di vacanza; tento di guadagnarmi uno spazio per ritornare. Intanto, cerco di non perdere i contatti con quei pochi amici e parenti del paese. Mi tengo informato navigando su internet, visitando i siti, che mi riportano notizie e foto del mio territorio. Sai, Giuseppe, qui, da Milano, il mio paese e la mia regione non sono lontani, sono inesistenti. Nel migliore dei casi, puntini opachi lontani dalla storia. Credimi, in queste condizioni non si vive bene. I miei figli, invece, del loro paese, dove alcuni sono nati, non ne vogliono sapere. Se vengono giù è solo per farmi contento.

Eccomi qui, sotto questa tettoia, mentre una pioggia sottile danza con la brezza. Dopo neanche dieci giorni dal mio arrivo in paese, sono, ancora una volta, con te, mio caro, vecchio, buon Giuseppe, ad attendere l’autobus che mi riporterà nel nord.
La prima volta che sono partito, te lo ricordi? c’eri anche tu alla stazione ferroviaria. Ero molto triste quella sera, lasciavo mia moglie e due bambini piccoli. Ma, a distanza di tanti anni, sono contento di essere partito. Cosa avrei fatto qui? Ma, soprattutto, quale futuro avrei dato ai miei figli?
Parlai molto quella sera… Si, parlai molto. Lo ricordo bene. Cercavo di farmi forza, di convincere me stesso che stavo facendo una cosa giusta. Cercavo di infondere negli altri quella serenità che non avevo. Ebbene, forse questo particolare non lo ricordi, dopo qualche giorno mi spedisti una tua poesia, e mi scrivesti che, in un certo senso, fui io a ispirarti, mentre guardavo mia moglie… ecco, la porto sempre con me… è uno dei miei legami con il paese… ti vorrei ringraziare per questo.
Ecco l’autobus, scostiamoci un po’ dalla banchina. Il grosso mezzo si ferma lentamente. L’autista frettolosamente apre il bagagliaio e ci invita a fare presto: il vento, ora, è più forte e la pioggia sferza i volti. Siamo in tanti a partire. Succede sempre così dopo un periodo di ferie. Sistemo la mia valigia aiutato dal solito Giuseppe. Un abbraccio. Una stretta di mano. Un sorriso. Mi sistemo accanto ad un finestrino dell’autobus, mentre ho come vicino uno studente, che ritorna nella sua sede universitaria. “A presto!”, dice ad alta voce Giuseppe, mentre l’autobus lascia la sua corsia pigramente per immettersi sulla strada e confondersi nel traffico.

Caro Giuseppe, sono giunto a Milano, ho ripreso la mia valigia. E sai che ho scoperto? Non ho trovato la mia ombra. L’ho dimenticata nel mio paese. Mi capita sempre così: quando metto piede nel mio paese, mi accorgo di averla lasciata in città; quando sono in città, di averla dimenticata nel mio paese. Giuseppe, come è faticoso vivere senza la propria ombra!

Foto: “Il bosco” di Luca Policastri

Nota: questo racconto è pubblicato sul numero uno (gennaio/marzo 2008) del periodico Mondiversi (http://www.mondiversi.it/)
(9 marzo 2008)

martedì 4 marzo 2008

passeggiando tra i libri/L'ombra del vento

L’ombra del vento
Giovanni Pistoia
giovannipistoia@libero.it

Le pagine di questo libro, “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn, sono, innanzitutto, un inno al libro, alla lettura, alla letteratura. Un omaggio a luoghi e personaggi considerati con grande rispetto: librerie e librai, depositi di libri e antiquari, biblioteche piccole e grandi, autori e editori, lettori. Addirittura per un cimitero dove vengono conservati e custoditi, amorevolmente, libri che più nessuno ricorda; libri pronti, però, a rinascere se tornano nelle mani di nuovi lettori.

“Sono cresciuto tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano pagine consunte, con un profumo tutto particolare.”

“Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.”

“Per me la lettura era sempre stata un obbligo, una specie di obolo da versare a maestri e tutori senza sapere bene il perché. Ignoravo il piacere che può dare la parola scritta, il piacere di penetrare nei segreti dell’anima, di abbandonarsi all’immaginazione, alla bellezza e al mistero dell’invenzione letteraria. Tutte queste scoperte le devo a quel romanzo.”

“Viviamo in un mondo di ombre, Daniel, e la fantasia è un bene raro. Quel libro mi ha insegnato che la lettura può farmi vivere con maggiore intensità, che può restituirmi la vista. Ecco perché un romanzo considerato insignificante dai più ha cambiato la mia vita.”

“Davvero non hai letto nessuno di questi libri?” gli domandò.
“I libri sono noiosi.”
“I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro” rispose Julian.

“Bea sostiene che leggere è un’arte in via di estinzione e che i libri sono specchi in cui troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la lettura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare. Tutti i mesi riceviamo qualche offerta di gente che vorrebbe comprare i locali della libreria per farne un negozio di televisori, di corsetteria o di scarpe. Ma noi non ce ne andremo da qui finché vivremo.”

Ma, attenti, non è un saggio petulante. È un romanzo lungo oltre quattrocento pagine, con storie che s’intrecciano con altre storie, con personaggi diversi, alcuni ben caratterizzati, altri un po’ meno. Contiene elementi perché possa essere considerato un romanzo storico; è anche, però, un romanzo dai forti sentimenti romantici. Potrebbe anche essere giudicato un giallo, un romanzo poliziesco. Le vicende narrate, i personaggi che vivono con forti passioni drammi e emozioni, i volti differenti di Barcellona, teatro delle avventure, gli intrecci e i colpi di scena, ne fanno un romanzo non facilmente etichettabile.
Il successo di questo libro è difficilmente comprensibile: la critica e i commenti dei lettori sono di diversissime opinioni. Chi lo considera un classico, chi lo stronca senza pietà. In effetti ha pagine bellissime e affascinanti, coinvolgenti, altre, invece, prive di freschezza, che appesantiscono la lettura, e non di poco. Non è giusto raccontarne, sia pure in sintesi, gli eventi: è ragionevole, invece, invitare i lettori ad accostarsi al volume in piena autonomia di giudizio.
Per quel che mi riguarda quello che più di ogni altro aspetto mi ha attratto è il rapporto tra il libro e la vita, e che dentro ogni libro, bello o brutto che possa essere, vi è tanta umanità: l’umanità di chi lo ha scritto, di chi ne veicola la circolazione, di chi lo legge. In ogni libro, insomma, un pezzo di vita, di tante vite. Ecco perché un libro non è mai uno scrigno vuoto.

Foto: Nell’immagine la copertina del libro

Carlos Ruiz Zafòn,
L’ombra del vento,
prima edizione Oscar bestsellers Mondadori, giugno 2006
Titolo originale dell’opera: La sombra de viento
http://www.mondadori.it/

Si ritiene opportuno segnalare anche il sito:

http://leggiamo.altervista.org/narrativa_lombradelvento.htm

(4 marzo 2008)

sabato 1 marzo 2008

la lettura/La letteratura per ragazzi e la stampa italiana


La letteratura per ragazzi e la stampa italiana

Una petizione rivolta ai Direttori di testate nazionali

Caro direttore,
siamo scrittori, illustratori e professionisti che si occupano di letteratura per ragazzi e vorremmo darle 3 buone ragioni per inserire costantemente, nell’inserto “Libri” del suo giornale, una sezione dedicata ai libri per l’infanzia e l’adolescenza. Attualmente, in Italia la letteratura e l’editoria per ragazzi appaiono sui media in maniera sporadica, soprattutto in due occasioni “ufficiali”: il Natale e la Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna. È un vuoto che andrebbe colmato ed ecco le 3 buone ragioni: (…)

Così inizia la petizione rivolta ai giornali italiani che si può leggere per intero e, volendo, firmare per l’adesione visitando il sito:
http://www.editoriaragazzi.com/

Ritengo sia un’ottima iniziativa nata da un’idea della scrittrice Janna Carioli
http://www.jannacarioli.it/

La petizione ha già raccolto numerose firme e non appena si raggiungerà un numero soddisfacente sarà inoltrata agli interessati. Comunque già l’iniziativa di per sé sta ponendo il problema e anima discussioni.

Da questo blog l’invito a impegnarsi su questa tematica. (La mia firma è al numero 594).

(1 marzo 2008)

eventi/Festival internazionale di teatro

Festival internazionale di teatro e cultura per l’infanzia a Bologna

Il Festival internazionale di teatro e cultura che si tiene a Bologna in questi giorni è dedicato, in particolare, ai bambini che, pur non sapendo leggere e scrivere, sanno fare teatro e viverne e trasmette emozioni.

Sarà una settimana di incontri, confronti, curiosità e relazioni quella di “Visioni di futuro, visioni di teatro…” – festival internazionale di teatro e cultura per la prima infanzia, che dal 2 al 9 marzo tornerà al Testoni Ragazzi di Bologna per la sua quarta edizione. Al centro, come sempre, i bambini più piccoli, quelli da 0 a 6 anni, fulcro di una ricerca e motori di uno scambio di emozioni che avvengono attraverso l’arte. Bambini che non sanno ancora leggere e scrivere, ma che sono in grado di vivere l’arte e il teatro attraverso la semplicità del percepire.

Chi desidera maggiori informazioni può continuare a leggere il testo sul sito:

http://www.teatro.org/rubriche/news/dettaglio.asp?id_news=12324

Per ulteriori informazioni:

http://www.scuolaer.it/page.asp?IDCategoria=134&IDSezione=493&ID=215698

http://www.testoniragazzi.it/index.php?cPath=2

Nell’immagine il bel Logo dell’evento.

(1 marzo 2008)