domenica 12 settembre 2010

LA BAMBINA CHE SALVAVA I LIBRI


La bambina che salvava i libri di Markus Zusak

Giovanni Pistoia


“Qualche volta, solo per rabbonire un po’ Mamma, portava lo strumento anche in cucina e suonava durante la colazione.

Il pane con la marmellata di Papà rimaneva nel piatto, mangiato a metà, con le impronte dei morsi, mentre la musica guardava in viso Liesel. So che sembrerà strano, ma è così che lei lo sentiva. La mano destra di Papà correva sui tasti, la sinistra premeva i bottoni (a Liesel piaceva soprattutto vederlo premere il pulsante argenteo e lucente del do maggiore). Le viscere nere e un po’ scrostate, ma ancora lustre, della fisarmonica andavano avanti e indietro mentre le braccia dell’uomo azionavano il mantice polveroso, risucchiando l’aria e spremendola fuori. Quelle mattine in cucina Papà faceva vivere la fisarmonica. Se ci pensi bene ha senso dire così.

Come si fa, infatti, a capire se una cosa è viva?

Si controlla se respira.”

Il brano è tratto dal volume di Markus ZusakLa bambina che salvava i libri”. Il libro ha collezionato vari aggettivi: elegante, profondo, commovente, poetico, originale, vitale, tragico e potente, magnifico … Tutti, a mio avviso, meritati.

A raccontare la storia è la Morte “in persona”, si fa per dire! È la storia di Liesel, una bambina che vive nella Germanista nazista e che ama leggere, e per poterlo fare, ruba i libri. Il primo che si porta via ha un titolo che, insieme alla voce narrante, è tutto un programma: “Manuale del necroforo”. No, non è un giallo, né un racconto dell’horror. È, invece, una storia triste e dolce allo stesso tempo, cruda e romantica, profonda e, in un certo senso, anche sottilmente ironica. Anche la Morte appare in una veste diversa: certamente migliore, più umana di non pochi viventi. Una Morte che si considera perseguitata dalla crudeltà senza fine degli esseri umani, che ha un cuore dove, spesso, manca ai vivi. Tanto simpatica e acuta da affermare che gli uomini, per come a volte muoiono, la fanno “morire”.

L’avventura di Liesel ha inizio nel 1939: sta per aver inizio l’alba spaventosa della irrazionalità umana. Liesel scopre la durezza della vita, e anche il potere delle parole, l’amore per la lettura. Ama il libro prima ancora di conoscere la parola, prima ancora di saper leggere. Grazie all’aiuto del padre adottivo impara a leggere, poi cerca di salvare qualche libro dai roghi dei nazisti. Tutto ciò in un contesto pesante, fatto di povertà e minacce, paura che diventa terrore quando si imbatte con un amico ebreo. Il grande senso di amicizia fa in modo che nella misera casa dei genitori adottivi di Liesel viene accolto e nascosto un giovane ebreo. Un incontro che introduce la ragazzina nel mondo puro della solidarietà vera. Ma è anche l’occasione per confrontarsi con l’abbruttimento e la barbarie. Il filo conduttore del racconto è il potere e il fascino della parola, della capacità dei libri di arricchire la persona, di raccontare il senso della vita e della morte, di contribuire a vivere e a sopravvivere. Un romanzo che si legge con grande facilità, grazie a una scrittura scorrevole, uno stile semplice. Ma un romanzo ricco di eventi e carico di umanità pur in un contesto di greve disumanità. Un testo struggente e tenero fino alla commozione. Ho pianto.

Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2006 in Australia, poi in America e, quindi, in tanti Paesi europei. In Italia da Frassinelli nel 2007.


Markus Zusak

La bambina che salvava i libri

Frassinelli 2009

Questo il sito dell’autore:

www.markuszusak.com

Nella foto la copertina del libro

Nessun commento: