La notte di Elie Wiesel
Giovanni Pistoia
“Notte. Nessuno pregava perché la notte passasse presto. Le stelle non erano che le scintille del grande fuoco che ci divorava. Quando questo fuoco si sarebbe estinto, un giorno, non ci sarebbe stato più nulla in cielo, ma solo delle stelle spente, degli occhi morti.
Non c’era altro da fare che mettersi a letto, nei letti degli assenti. Riposarsi, riprendere le forze.”
È un passo del testo autobiografico di Elie Wiesel, che descrive la cruda e nuda esperienza in alcuni campi di concentramento (Auschwitz e Buchenwald).
Elise, giovanissimo ebreo, appena quindici anni, è deportato insieme alla famiglia, dopo aver conosciuta la vita in un ghetto: una tragedia che colpirà milioni di persone negli anni dell’irrazionalità dilagante, l’emblema della distruzione della ragione.