Il buon senso dei bambini
Concita De Gregorio*
La lettera degli alunni di quarta elementare che scrivono al ministro per dire la prego, ci lasci ancora un anno la maestra anche se è vecchia e deve andare in pensione dice moltissimo di quello di cui i bambini hanno bisogno e, in fondo, anche noi: il buon senso e i bisogni primari prima della burocrazia, per esempio. Se quella maestra è l’unica persona che hanno avuto come “persona di riferimento” nella loro crescita (le insegnanti di matematica, le altre, sono cambiate continuamente) lasciate almeno lei, cosa vi costa. Già i genitori non ci sono mai, già i nonni vivono lontani, già essere piccolo è un lavoro estremo: lasciateci qualcuno che resti e finisca quel che ha cominciato. Anche da adulti se ne sente molto il bisogno: qualcuno che resista, che si occupi di noi, che resti. La pratica di scrivere al ministro, inoltre, dice molto del tempo in cui viviamo: un tempo di eccezioni alle regole quasi sempre percepite come ingiuste in cui per chiedere un lavoro, decidere se avere un figlio, rivendicare il diritto ad una casa bisogna scrivere direttamente al presidente. Non resterà, la maestra. Il nuovo ministro ha risposto ai piccoli che non si può: è la legge. Magari può rimanere a scuola ma non in classe. È giusto, certo, però che peccato non ascoltare i bambini: non sentire quello che dicono nascosto dietro le parole.
*Concita De Gregorio “Il buon senso dei bambini” nella rubrica “Mercoledì”, la Repubblica 28 maggio 2008.
(28 maggio 2008)
Concita De Gregorio*
La lettera degli alunni di quarta elementare che scrivono al ministro per dire la prego, ci lasci ancora un anno la maestra anche se è vecchia e deve andare in pensione dice moltissimo di quello di cui i bambini hanno bisogno e, in fondo, anche noi: il buon senso e i bisogni primari prima della burocrazia, per esempio. Se quella maestra è l’unica persona che hanno avuto come “persona di riferimento” nella loro crescita (le insegnanti di matematica, le altre, sono cambiate continuamente) lasciate almeno lei, cosa vi costa. Già i genitori non ci sono mai, già i nonni vivono lontani, già essere piccolo è un lavoro estremo: lasciateci qualcuno che resti e finisca quel che ha cominciato. Anche da adulti se ne sente molto il bisogno: qualcuno che resista, che si occupi di noi, che resti. La pratica di scrivere al ministro, inoltre, dice molto del tempo in cui viviamo: un tempo di eccezioni alle regole quasi sempre percepite come ingiuste in cui per chiedere un lavoro, decidere se avere un figlio, rivendicare il diritto ad una casa bisogna scrivere direttamente al presidente. Non resterà, la maestra. Il nuovo ministro ha risposto ai piccoli che non si può: è la legge. Magari può rimanere a scuola ma non in classe. È giusto, certo, però che peccato non ascoltare i bambini: non sentire quello che dicono nascosto dietro le parole.
*Concita De Gregorio “Il buon senso dei bambini” nella rubrica “Mercoledì”, la Repubblica 28 maggio 2008.
(28 maggio 2008)
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