Una barca nel bosco
di Giovanni Pistoia
“Adesso per esempio mi si è attaccata in testa una certa poesia di Orazio e non se ne va più via. È quella che comincia: Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe… Mi sono messo a tradurla come pare a me, perché la traduzione che mi dà il libro non mi piace niente. Ma non è facile. Ad esempio, quel nefas. Il libro dice: “tu non ricercare, è illecito saperlo, quale sorte gli dei abbiano dato a me, quale a te, Leuconoe”. Ma non mi convince per niente quell’”illecito”. (…) Forse mi sta venendo. Sì, forse metterei: “Non cercare di sapere, o Leuconoe. Sapere è ingiusto”. Però quel nefas…Va bene tradurlo “ingiusto”? Non sarebbe meglio “impossibile?”
“Adesso per esempio mi si è attaccata in testa una certa poesia di Orazio e non se ne va più via. È quella che comincia: Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi finem di dederint, Leuconoe… Mi sono messo a tradurla come pare a me, perché la traduzione che mi dà il libro non mi piace niente. Ma non è facile. Ad esempio, quel nefas. Il libro dice: “tu non ricercare, è illecito saperlo, quale sorte gli dei abbiano dato a me, quale a te, Leuconoe”. Ma non mi convince per niente quell’”illecito”. (…) Forse mi sta venendo. Sì, forse metterei: “Non cercare di sapere, o Leuconoe. Sapere è ingiusto”. Però quel nefas…Va bene tradurlo “ingiusto”? Non sarebbe meglio “impossibile?”
Gaspare ha studiato in una scuola media di una piccola isola. Figlio di pescatore, che sa parlare con il mare, è curioso. Un talento. È avido di sapere, di conoscere. Grazie a una brava docente, s’innamora dei classici latini fino a cimentarsi nella traduzione di testi complessi. Non ama la traduzione fine a se stessa, desidera riflettere e carpire i segreti di quei testi. Ama anche la poesia francese, e traduce Verlaine.
Gaspare è bravo, e deve continuare gli studi. I genitori si sottopongono a sacrifici enormi. Gaspare va a Torino. Vuole diventare un latinista. Lo studio, in definitiva, è la sua passione. L’impatto con il liceo, tanto desiderato, è una delusione. Si studia poco e male. Alle verifiche di latino piovono, però, i dieci. Gli insegnanti lo demotivano, i compagni lo ignorano. La sua preparazione è ingombrante, così come la voglia di crescere culturalmente. Comincia a vergognarsi di quei voti alti in latino, come nelle altre materie. Vuole essere uno studente normale. Così non è, purtroppo. Non fa parte di nessun “branco”, non veste come gli altri, che vestono tutti uguali, con scarpe, felpe con il cappuccio, cintura verdemarcio, cellulare ultimo modello.
Lentamente, però, comincia a omologarsi, a essere accettato. Si sente un pesce fuor d’acqua, o, meglio, come una barca nel bosco, ma l’opera di destrutturazione della sua personalità è a buon punto. Ciò è possibile quando, sia pure goffamente, inizia a comportarsi come gli altri e, soprattutto, “a fare il cretino”. Fa festa, insieme ai compagni, il giorno che il suo dieci scende a nove, un tripudio, quando arriva il sette.
Gaspare è approdato al liceo soprattutto per formarsi. Avviene il contrario. La scuola diventa un incubo, e… zac! Chi vuole saper il resto lo può cercare nel volume di Paola Mastrocola, “Una barca nel bosco”, edito, nel 2004, da Guanda (il libro è ristampato in edizione economica, nel 2006, da “Superpocket” – www.superpocket.it).
È un romanzo spiritoso, simpaticissimo, divertente, spassoso. Leggero nella scrittura, brioso nel racconto coinvolgente… non è proprio così. È un libro traditore: con il sorriso sulla bocca…ti spezza il cuore. Ti trafigge. È una storia triste. Se la scuola non riesce a stimolare la curiosità è inutile o, come nel caso di Gaspare, dannosa, al quale il liceo ha spezzato le ali. Dolorosamente, dolosamente.
(22 ottobre 2007)
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