Il mare di Madurer
di Giovanni Pistoia
Ama il mare, Madurer, ragazzo di undici anni. Ama il mare azzurro, il mare verde. Il mare largo, il mare lungo. Il mare infinito che si smarrisce nell’orizzonte e s’incontra con il cielo. Il mare dei delfini e dei pesci spada e dei balzi delle balene. Il mare dalle tante barche e navi, puntini luminosi in lontananza, grandi quando s’avvicinano alla riva. Il mare che si increspa e affascina. Il mare spumoso, che s’arrotola sulla spiaggia. Il mare grande, grandissimo, immenso. Il mare vicino, che tocchi, che bagna. Il mare, lontananza. Lo sguardo di chi sta fermo, immobile, dentro la sabbia fresca, si confonde con i suoni, i colori, la profondità del mare. Si smarrisce nei sogni e nell’incanto.
Ama il mare, Madurer, ragazzo di undici anni. Ama il mare azzurro, il mare verde. Il mare largo, il mare lungo. Il mare infinito che si smarrisce nell’orizzonte e s’incontra con il cielo. Il mare dei delfini e dei pesci spada e dei balzi delle balene. Il mare dalle tante barche e navi, puntini luminosi in lontananza, grandi quando s’avvicinano alla riva. Il mare che si increspa e affascina. Il mare spumoso, che s’arrotola sulla spiaggia. Il mare grande, grandissimo, immenso. Il mare vicino, che tocchi, che bagna. Il mare, lontananza. Lo sguardo di chi sta fermo, immobile, dentro la sabbia fresca, si confonde con i suoni, i colori, la profondità del mare. Si smarrisce nei sogni e nell’incanto.
Ama le vette aguzze, innevate, dei monti. Gli ampi laghi luminosi. Ama le valli e le dolci colline coperte di frutteti, Madurer. Ama i campi di grano verde e di grano maturo. Ama i campi vastissimi di spighe, che danzano al vento. Ama il vento che sfiora il viso, le mani, agita i capelli. Ama correre, sgambettare tra boschi di querceti e il verde lussureggiante delle pianure. Ama il prato, Madurer. Il prato con l’erba fitta fitta e bassa bassa, con tanti fiori piccolissimi e con le corolle appena dischiuse.
Ama il sole, Madurer. Ama sentirlo sulla pelle bianca, sulle guance fredde. Sentirne il calore dentro le vene, le braccia, il corpo. Ama l’aria, Madurer. L’aria fresca della montagna, quella tiepida della collina, quella frizzante del mare. Madurer ama la vita.
Madurer è un ragazzo turco che da cinque anni ha una malattia che nessuno riesce a curare, e che lo priva di quella libertà che tanto sogna. Gli è nocivo il sole, la polvere che trasporta l’aria. Madurer non può vivere all’aria aperta, non può essere baciato dal sole. È costretto a trascorrere i suoi giorni nelle stanze del grande palazzo paterno, un ricco signore turco, dove respira “un’aria filtrata da strati di garza umida” e dove non arriva la luce diretta del sole, ma solo quella mandata da lucernari. Nelle sue stanze non possono essere sistemate piante, fiori “perché terra e pollini o la sostanza stessa dei vegetali gli sono nocivi.”
Il papà di Madurer ha una pena profonda per questo figlio, che si aggira sempre più pallido e triste dentro quelle stanze dalle pareti bianche e fredde. Chiama, così, un pittore, Sakumat, perché possa rallegrare con i suoi colori quei muri. I pennelli del bravo pittore, il rapporto profondo che nasce tra Madurer, Sakumat e il papà del ragazzo, Ganuan, riempieno quegli ambienti di avventure, tanta umanità, sincera amicizia. Tanto amore. La magia della scrittura sobria e vellutata dello scrittore fanno sì che i disegni e i colori di Sakumat portino il mondo e la fantasia in una stanza.
“Lo stralisco” di Roberto Piumini, (1993), più volte ristampato, si può leggere nell’edizione 2006 dell’Einaudi Ragazzi (www.edizioniel.com), illustrato da Cecco Mariniello. È indicato per ragazzi da nove anni in su. Si può definire una fiaba: non è vietato agli adulti e, in particolare, ai genitori.
(22 ottobre 2007)
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