Il merlo di città
di Giovanni Pistoia
Un merlo di città
fermò l’attività
a fine settimana.
Uscito dalla tana
ripieno di baldanza,
partì per la vacanza
e, in modo un po’ protervo,
raggiunse Porto Cervo.
Si mise a fischiettare
su un ramo presso il mare,
si tolse la cravatta,
trovò la merla adatta
e, seguendo la prassi,
con lei fece due passi.
Ma dopo una mezz’ora,
la beccuta signora
fece un’osservazione
circa la colazione.
Il merlo, a questo punto,
pensò, tutto compunto,
di offrirle uno spuntino
di vermi di tombino
portati in modo arcano
dal centro di Milano.
“Cos’è questa schifezza?
- gli chiese con freddezza
la merla schifiltosa –
Non hai qualche altra cosa?”
“No! – fece il merlo afflitto –
Ho solo questo vitto.”
“Io son usa a mangiare
disse la merla – al mare.
Questo cibo non va:
è roba di città.
Tu mangi porcheria.
Io me ne vado via!”
E con volo librato
sparì presto in un prato.
Poi, con gran diletto,
si preparò un pranzetto
a base di cicale
condite con il sale
trovato la mattina
nell’attigua salina,
pensando: È proprio un merlo:
non voglio più vederlo.”
È una delle belle filastrocche di Giorgio Matteotti pubblicate nel 2002 con il titolo Animali sapienti dalle edizioni Nuages (www.nuages.net) splendidamente illustrate da quel grande signore dell’illustrazione che è stato - e che continua ancora ad esserci attraverso i suoi colori - Emanuele Luzzati. Filastrocche che hanno come protagonisti animali vari (il merlo, la papera, la gatta, la civetta, il rospo… ). Filastrocche fantasiose, ironiche: un vero godimento per i bambini, soprattutto se a leggerle sono adulti, che hanno voglia di sorridere un po’. Cosa che, del resto, non fa mai male.
Un merlo di città
fermò l’attività
a fine settimana.
Uscito dalla tana
ripieno di baldanza,
partì per la vacanza
e, in modo un po’ protervo,
raggiunse Porto Cervo.
Si mise a fischiettare
su un ramo presso il mare,
si tolse la cravatta,
trovò la merla adatta
e, seguendo la prassi,
con lei fece due passi.
Ma dopo una mezz’ora,
la beccuta signora
fece un’osservazione
circa la colazione.
Il merlo, a questo punto,
pensò, tutto compunto,
di offrirle uno spuntino
di vermi di tombino
portati in modo arcano
dal centro di Milano.
“Cos’è questa schifezza?
- gli chiese con freddezza
la merla schifiltosa –
Non hai qualche altra cosa?”
“No! – fece il merlo afflitto –
Ho solo questo vitto.”
“Io son usa a mangiare
disse la merla – al mare.
Questo cibo non va:
è roba di città.
Tu mangi porcheria.
Io me ne vado via!”
E con volo librato
sparì presto in un prato.
Poi, con gran diletto,
si preparò un pranzetto
a base di cicale
condite con il sale
trovato la mattina
nell’attigua salina,
pensando: È proprio un merlo:
non voglio più vederlo.”
È una delle belle filastrocche di Giorgio Matteotti pubblicate nel 2002 con il titolo Animali sapienti dalle edizioni Nuages (www.nuages.net) splendidamente illustrate da quel grande signore dell’illustrazione che è stato - e che continua ancora ad esserci attraverso i suoi colori - Emanuele Luzzati. Filastrocche che hanno come protagonisti animali vari (il merlo, la papera, la gatta, la civetta, il rospo… ). Filastrocche fantasiose, ironiche: un vero godimento per i bambini, soprattutto se a leggerle sono adulti, che hanno voglia di sorridere un po’. Cosa che, del resto, non fa mai male.
(22 ottobre 2007)
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