La bancarella
di Giovanni Pistoia
Le aspettative per quel Centro turistico, parlo di Marina di Sibari, nel comune di Cassano, erano tante. Oggi il Villaggio è in difficoltà. Non vi è stato il salto di qualità sperato; la vita vi scorre piuttosto monotona. Pur tuttavia, nelle giornate estive, le strade e le piazze (una, in verità, perché l’altra sembra ricordare i bombardamenti della prima guerra mondiale!) si riempiono di gente. I commercianti non abbondano in sorrisi. Avranno le loro ragioni. L’impressione è che davanti al cliente sembrano annoiarsi. È come se fossero lì, perché così deve essere, ne farebbero volentieri a meno. Ma, forse, non è così.
Nel via vai delle macchine, delle bici e dei pedoni, nascosta da un albero, su un brandello di terra, una bancarella di libri. La gente passa, non la degna di uno sguardo, pochi si fermano, pochissimi comperano. Così sembra.
Al titolare di quel banco, darei, se potessi, un grande premio. Non so che premio. Qualcosa, però, che desse un segno, un valore, un simbolo, a quella presenza coraggiosa.
Vi sono esposti pochi libri nuovi: “Il cacciatore di aquiloni” del 2004, e “Mille splendidi soli” del 2007 (www.edizpiemme.it) di Khaled Hosseini. Vecchie edizioni su argomenti vari, un angolo riservato a cartonati, diversi libri per l’infanzia.
Un bambino, attratto dai colori e dalle illustrazioni, vuole portarsi tutto via. A fatica i genitori, giovani e ben vestiti, lo sconsigliano. “Ma questo c’è l’hai… ma poi non lo leggi… adesso abbiamo fretta… ”, e amenità del genere. Il piccolo risponde a tono. “Questo non c’è l’ho… questo nemmeno…”. Il ragazzino non vuole rassegnarsi ad andare via a mani vuote. La sua è, però, una battaglia persa. Si rassegna, imbronciato, strattonato dalla mamma, mentre il papà cerca stelle in un cielo senza stelle. (Li rivedo mezz’oretta dopo, insieme con amici, intenti a gustare una pizza).
Un episodio del genere mi era capitato di vederlo in un grande magazzino, a Rende. Due genitori, che spingevano tre carrelli di ogni ben di dio, dissuadevano il loro ragazzino dall’acquisto di un volumetto di Geronimo Stilton. Anche in quella occasione il bambino perse la battaglia. Bisognerebbe organizzare dei corsi, tenuti da bambini, tesi a imparare agli adulti come non reprimere il piacere della lettura.
Pur distratto dall’episodio, trovo autori-simbolo della letteratura infantile. Porto via quattro libri, tra questi “Il giornalino di Gian Burrasca” - un’ edizione del 1990 della Giunti (www.giunti.it), centoventunesima ristampa, prima edizione 1919, con copertina l’esatta riproduzione di quella del “Giornalino” di Giannino Stoppani, con illustrazioni a nero e a colori - e “Tante storie per giocare” di Gianni Rodari, illustrato da Maria Sole Macchia, in un’ edizione del 2003 degli Editori Riuniti (www.editoririuniti.it). Si tratta di storie il cui finale può essere scritto dal lettore. Il costo? Meno di una pizza, compresa la bevanda, l’odioso balzello del “coperto” e la gentilezza del libraio. Che dire?
Buona pizza… e buona lettura!
(22 ottobre 2007)
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