La magia di Lele
di Giovanni Pistoia
“Quando mi sarò deciso/d’andarci, in paradiso/ci andrò con l’ascensore/di Castelletto, nelle ore/notturne, rubando un poco/di tempo al mio riposo.” Così Giorgio Caproni immaginava l’uscita di scena di Emanuele (Lele) Luzzati, il grande maestro della scenografia e dell’illustrazione. (Utilissima, a tale proposito, l’ intervista, su sessanta anni di scene e costumi, rilasciata a Rita Cirio, e raccolta nel volume, “Dipingere il teatro”, Laterza, 2000).
“Quando mi sarò deciso/d’andarci, in paradiso/ci andrò con l’ascensore/di Castelletto, nelle ore/notturne, rubando un poco/di tempo al mio riposo.” Così Giorgio Caproni immaginava l’uscita di scena di Emanuele (Lele) Luzzati, il grande maestro della scenografia e dell’illustrazione. (Utilissima, a tale proposito, l’ intervista, su sessanta anni di scene e costumi, rilasciata a Rita Cirio, e raccolta nel volume, “Dipingere il teatro”, Laterza, 2000).
“Nonostante vi sia nato, disse a Carmine De Luca, (…) Genova riesce sempre a stupirmi proprio come nella canzone di Paolo Conte. Ogni giorno scopro qualcosa di nuovo, che non avevo mai osservato. Anche nelle strade che frequento quasi quotidianamente. Quando torno a casa ed esco dall’ascensore di Castelletto riesco ancora a stupirmi del panorama, sempre diverso, che mi si offre alla vista.” In uno dei suoi saggi, Carmine scrisse che Lele non potrebbe essere immaginato in nessuna altra città. “Non a caso in un quadro di Flavio Costantini, suo caro amico, il volto ammiccante di Lele campeggia su un ampio panorama di Genova, visto dal mare, da Levante a Ponente. A Genova ha anche solide e irreversibili radici di impegno creativo. La scuola di scenografia e, soprattutto, il Teatro della Tosse, fondato e condotto insieme con Tonino Conte.”
La casa di Lele, in via Caffaro, aveva colpito Carmine, diventato, suo caro amico: “Quella casa non può essere che la sua, sospesa com’è tra un alto e un basso. È a metà. A metà di che cosa non so dire. Il visitatore può avervi accesso dall’alto, dopo aver percorso difficili scalinate e corridoi. Oppure, dal basso, dopo aver scalato salite e attraversato passaggi esterni e interni. L’arte, si sa, non è ad immediata e agevole portata. Per goderne i frutti occorre pagare un qualche pedaggio. Io l’ho pagato di buon animo aggirandomi un po’ smarrito per anditi e ballatoi, prima di riuscire a raggiungere la porta e bussare. In quella casa ho intravisto il grande tavolo sul quale nascono i suoi personaggi, gli oggetti creati per le sue scenografie… E vestono terribili Golem o divertenti Pulcinella...”
Quando a Corigliano si tenne un convegno su Carmine De Luca, Lele inviò un disegno: un Pulcinella con tanti palloncini colorati, con la scritta “C’era 2 volte…c’era Carmine…e c’è ancora sempre con noi”.
“Io sono così avaro di parole”, disse di sé, ma non lo fu quella mattina del 16 Novembre del 2004, quando lo telefonai per chiedergli che, con Maria Luisa Salvadori, si era pensato a un suo disegno quale “Logo” per la Fondazione intitolata a Carmine. Parlò pacatamente. Fu di una gentilezza sublime. Lo ricordo dolcissimo. Ringraziò, commosso, al pensiero di legare il suo nome alla Fondazione dell’amico. Mi parlò di alcuni suoi incontri con Carmine. Non so se sia salito in paradiso con l’ascensore di Castelletto la sera del 26 gennaio. Comunque sia, Carmine era sicuramente ad aspettarlo, per la sua ennesima chiacchierata: “Tu ritieni che la creatività abbia bisogno di esperienze e di mestiere?” C’era Lele, c’è ancora sempre con noi.
(22 ottobre 2007)
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