Leggere ad Alta Voce
di Giovanni Pistoia
A volte il senso di un testo si trova, ancor prima che nelle pagine, nella sua dedica. È quello che accade al volume Leggere ad Alta Voce di Rita Valentino Merletti, un libro pubblicato per la prima volta nel 1996, terza edizione nel 2000, ristampato nel 2006 da Mondadori (www.ragazzi.mondadori.com). La dedica è questa:
A Francesco
e a chi si è posto in ascolto
prima che la parola
diventasse racconto.
Il testo, infatti, è un prezioso manuale per genitori e educatori sul perché è utile leggere ad alta voce e, quindi, come spesso può accadere, leggere a chi ancora non è in grado di sfogliare un opuscolo, un giornale, una fiaba, un racconto, una storia. E le storie, come affermava Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, "sono doni d’amore".
L’autrice, specializzata negli Stati Uniti nel settore della Letteratura per l’Infanzia, propone, nelle pagine del libro, una dimensione della lettura più intima, da svolgere nelle mura domestiche o, comunque, in ambienti ristretti. Ciò permette un rapporto ravvicinato tra chi legge e chi ascolta. In ogni modo, la studiosa riepiloga in un decalogo i "Perché" del Leggere ad Alta Voce, una sintesi del suo ragionamento, che si preferisce riportare integralmente:
Perché è necessario creare fin dalla primissima infanzia un rapporto affettivo con il libro.
Perché la lettura ad alta voce promuove un atteggiamento positivo nei confronti della lettura.
Perché è il modo più efficace per suscitare la passione per la lettura. Nei primi anni di vita il desiderio di emulazione è molto forte. Tanto più lo è quando è diretto a un’attività che visibilmente appassiona e diverte l’adulto che la propone.
Perché crea l’abitudine all’ascolto, dilata i tempi di attenzione, induce alla creazione di immagini mentali.
Perché accresce il desiderio di imparare a leggere fornendo una motivazione più convincente al difficile processo di apprendimento della lettura.
Perché permette di avvicinare testi che risulterebbero troppo difficili per una lettura individuale.
Perché amplia in modo significativo gli interessi di lettura facendo conoscere generi letterari diversi.
Perché mette in evidenza, di un testo, la sonorità, il ritmo, gli effetti fonosimbolici.
Perché crea un territorio comune di idee, di immagini, di emozioni.
Perché è un’esperienza che procura un intenso piacere all’adulto e al bambino.
Insomma, un manifesto, semplice e chiaro, per adulti attenti, per quelli distratti e per quanti pensano di non aver del tempo.
Infatti, da come risulta da un’indagine condotta dall’Università di Verona e dalla Glaxo nel contesto del progetto “Leggere per crescere”, oltre il 50 per cento delle famiglie con bambini in età prescolare non dedica neppure un minuto al giorno a intrattenere i figli con racconti o, comunque, con letture.
Eppure basta, a volte, proprio una manciata di minuti per dare un senso e una ragione a un rapporto tra adulti e bambini da ricordare per tutta una vita.
(22 ottobre 2007)
Nessun commento:
Posta un commento